Concorso pianistico internazionale “F. Busoni”


Emiliano Bucci

12 Apr 2000 - Commenti classica

In Italia e nel mondo, oramai, siamo pieni di concorsi; siamo letteralmente sommersi dai concorsi; continuiamo a detestarli, a disprezzarli, a parlar male dei soliti raccomandati eppure continuiamo a farli e servono purtroppo. Chi vuole vincerli, deve anzitutto conoscere le solite regole del concorso, qualunque esso sia; ma occorre sapere tutto su esso, tutti gli “annessi e connessi”, la cornice che lo circonda che è la più difficile da comprendere e da accettare, che non sempre è negativa ma a volte semplicemente una cornice strana e necessaria: spiegherò questo concetto con molta cautela ed attenzione lungo il mio articolo. Chi, come me, vuole vincere un concorso pianistico internazionale e prestigioso come il “F. Busoni” che si svolge annualmente a fine agosto nella città di Bolzano, deve sapere tutto su di esso, appunto, come su qualsiasi altra competizione: andiamo per gradi. Questa “International piano competition” si svolge nel conservatorio musicale di Bolzano, città molto tranquilla, circondata da stupende montagne (siamo sulle dolomiti !) sulle quali si può salire e fare delle meravigliose passeggiate tra i boschi e gli altopiani a 2000 metri di altezza. Il conservatorio a sua volta gode di un certo prestigio dato che lì hanno insegnato illustri maestri come per esempio Arturo Benedetti Michelangeli, al quale è stata dedicata la sala in cui si svolge il concorso, anche perchè è stato tra i fondatori del Busoni, assieme a Gino Tagliapietra, Claudio Arrau, Wilhelm Backhaus, Robert Casadesus, Alfred Cortot, Dinu Lipatti, Edwin Fisher, Egon Petri, Arthur Rubinstein, Carlo Zecchi Cesare Nordio, ex illustre direttore di codesto conservatorio. Perchè a Bolzano e non a Venezia o in Germania? Perchè Bolzano è una doppia città , tedesca ed italiana, come Busoni: rappresenta l'esatta simbiosi tra l'elemento latino caldo e il temperamento forte e poderoso tedesco: Busoni è così. La prima commissione era formata da veri geni del pianoforte, nel 1949: Benedetti Michelangeli, Tagliapietra, Fevrier, Magaloff, Nordio, Votto, Kornauth. Il primo candidato non andò molto bene, dato che dopo il primo sbaglio e calato il gelo attorno, è praticamente fuggito via. Quest'anno siamo arrivati alla cinquantunesima edizione ed “habemus papam”!! Cioè abbiamo un vincitore; si, perchè avendo luogo ogni anno, non si può pretendere che siano sempre tutti bravi ed all'altezza; così a volte si torna a casa a mani vuote, come me, per esempio, che ho seguito per 3 anni il concorso che ha sfornato solo secondi premi ed ho dovuto attendere solo il quarto anno non si sa mai come andrà a finire! Il vincitore di quest'anno si chiama Alexander Kobrin. Viene dalla Russia; è nato a Mosca il 23-3-1980 ed attenzione è uno dei bravissimi di Mike Bongiorno (buon per entrambi i concorsi, a dimostrazione che si può raccomandare un quarto, quinto posto ma non un primo! Non credo sia coincidenza, oppure la cornice il nostro Alex l'ha imparata veramente bene!). Adesso è un po' più grande ma porta sempre dietro la simpatia che è fondamentale per conquistare un certo pubblico. Io seguii quella edizione sulle reti Fininvest e l'ho ascoltato a Milano nella sala Verdi dl conservatorio. Sempre molto originale, a discapito a volte della correttezza del testo che però interessa davvero solo ai pochi filologi – musicisti in circolazione; purtroppo ed è da tenere bene a mente per tutti gli aspiranti musicisti, la gente va conquistata come si conquista un partner e a volte bisogna suonare un fortissimo al posto di un pianissimo quando le vibrazioni di una sala da concerto (non sonore ma della gente) lo richiedono: questo era uno dei segreti del successo di Arthur Rubinstein, considerato dai profani il più grande pianista del secolo.

Alexander Kobrin ha tutto questo, cioè ” ci crede “. Crede alla sua passione per il piano e la musica, ma anche per il mondo e le persone, e le persone l'amore lo sentono e lo amano perciò a loro volta. Devo dire che la semifinale di Kobrin è stata un po' fiacca: ha suonato le variazioni Brahms – Paganini non benissimo comunque nella finale solistica, ed è qui che la media dei voti è arrivata alle stelle, ha suonato da Dio (in generale ovviamente). Le Brahms – Paganini di Olaf Laneri che arrivò secondo nella scorsa edizione (quindi un primo premio non assegnato) erano praticamente perfette! Allora, perchè adesso Kobrin vince Laneri 20.000.000 a 12.000.000 (esclusi gli extra)? Parlando con i vari membri della scorsa edizione e con il presidente anche di quest'anno, Roman Vlad, (ex direttore della SIAE), la risposta è la stessa: mancanza di personalità ; Laneri ricorda troppo Benedetti Michelangeli, lo vuole imitare a tutti i costi, mentre Kobrin sarebbe un vero e proprio genietto del pianoforte, in grado di dare sensazioni diverse: ai posteri l'ardua sentenza. Quella semifinale però è costata cara a Kobrin che non ha vinto il primo all'unanimità , ma a maggioranza (mit stimmenmehrheit). Chi vince il primo premio all'unanimità (einstimming) vince anche il premio Benedetti Michelangeli, cioè altri 5.000.000 in lire. Il secondo classificato si chiama Alberto Nosè e proviene, come al solito, dalla scuola di Franco Scala di Imola, ed ha eseguito come concerto finale il “primo” di Chopin: molto più tranquillo di Kobrin, che ha portato lo stesso concerto ma che ha avuto anche un bel vuoto di memoria; terzo classificato, Min Soo Sohn, dalla tecnica molto solida, coreano, che ha eseguito il famoso terzo di Rachmaninov (il Rach 3 del film Shine) con una precisione da orologiaio svizzero; nei momenti cruciali e passionali del concerto purtroppo, era più attento a mantenere un certo rilassamento del braccio, per non appesantire le dita ed il polso, che a suscitare emozioni intense; per fortuna a questo hanno pensato le note stesse del concerto scritto dal Dio Rachmaninov.

Questo concorso si svolge in varie prove: preliminare, di solito con 110 – 140 iscritti provenienti da tutto il mondo, semifinali, i restanti 27, finale solistica, 12 partecipanti, prima finale con concerto classico per piano ed orchestra, 6 partecipanti, seconda finale con concerto moderno, 3 partecipanti. I concerti piano ed orchestra, ovviamente, sono prestabiliti dal regolamento, si può scegliere tra quelli in programma; anche l'orchestra deve conoscere il concerto bene, non solo il candidato, o almeno dovrebbe, dato che l'orchestra Haydn di Trento e Bolzano arriva stremata dopo i vari concerti e non ha il tempo di imparare concerti sconosciuti o poco suonati. Il tempo per provare è anche ridicolo: suonare bene un concerto di Mozart in poco tempo è umanamente impossibile. Risolto comunque il problema dei pianoforti in questo concorso: infatti fino a poco tempo fa, in gara vi erano pianoforti Kawai, Yamaha, Steinway & Sons; potete immaginare le lotte tra fornitori per far vincere i vari candidati e farsi così pubblicità ora abbiamo lì solo Steinway. Questa è una cosa indubbiamente positiva per questo concorso che vuole mantenere sempre il più possibile, evidentemente, un certo equilibrio ed imparzialità nei giudizi. Al di là dell'organizzazione comunque, è impossibile mantenere questo equilibrio dato che ci saranno allievi nascosti di uno della commissione che ha mantenuto contatti con i candidati, magari con lezioni private (a fior di quattrini!). Queste cose è difficile scovarle, non è colpa dell'organizzazione ma della coscienza dei vari insegnanti che, anche se illustri pianisti, a volte, come tutti gli umani, errano, credendo di fare del bene a volte. La prima volta che andai al Busoni vidi un tavolo grandissimo, lungo, con una serie di bandierine colorate di vari Paesi del mondo poggiate sopra. Non ero in un Parlamento ma in un concorso internazionale. La giuria è composta da 12 pianisti, musicologi, compositori e direttori d'orchestra provenienti da tutto il mondo, con un presidente che quest'anno era Roman Vlad. Poi c'erano nomi illustri tipo Antonio Ballista e Sergio Perticaroli (primo vincitore del premio Busoni) tanto per dire gli italiani più importanti, ed infine la chicca dell'anno: Alexander Madzar. Vincitore all ' ultima (la seconda) edizione del premio Umberto Micheli di Milano che ha cadenza triennale, ora era in commissione al premio Busoni, a soli 31 anni ed il bello era che tra i partecipanti vi erano i suoi ex concorrenti al Micheli: lui in commissione e loro ancora lì a provare (sono tutti bravi comunque ed auguro loro di vincerlo). Madzar 10 anni fa arrivò secondo al Busoni. Tornando a monte, sul discorso della cornice La musica, come noi la intendiamo oggi e non come la intendevano Boezio o Cassiodoro, è materia opinabile: 2 + 2 = 5 se uno vuole. Niente è certo. Trattandosi l'opinione di cosa prettamente umana e quindi dipendente da una serie di fattori incalcolabili, una buona parolina detta da Tizio, bravissimo pianista, con il quale il candidato Caio ha fatto molte lezioni private, magari in previsione statistica di presenza concorsuale, a Sempronio può avere un effetto irreversibile sull'opinione del candidato che si sta per presentare: in questo caso il tipo della commissione è favorevolmente prevenuto nei confronti del candidato. Per cui alla fine diventa tutto un gioco su scacchiera al cui vertice però sta la bravura: se questa è totalmente assente non c'è nulla da fare. Quante volte ci sentiamo dire dai nostri amici maestri “ti raccomando io”: se ti va bene dicono che hanno parlato bene di te, se ti va male allora dicono di non aver avuto la possibilità di parlare. Per cui alla fine il merito è sempre tuo comunque. Non è affatto facile trovare poi chi ti raccomanda: anche lì è bravura. Però ci sono 2 tipi di raccomandato: 1 è colui che riesce dal nulla a trovarsi una cerchia di amici musicisti, per cui tra un buon carattere e la bravura nella musica riesce a far carriera; l'altro è colui che ha parenti musicisti, a volte suo malgrado, che lo raccomandano gratuitamente ed incondizionatamente: l'ultima è sicuramente la condizione peggiore in quanto chi ne approfitta si sente perennemente insoddisfatto e chi subisce invece tale condizione non riesce a liberarsi dallo spettro raccomandazioni, sempre in lotta tra il cedere alla facilità o alla lotta con soddisfazioni. Perciò dico che il nostro Kobrin le cornici le ha studiate a fondo, assieme alle variazioni diaboliche paganiniane: anche quella è una laurea. Concluderei dicendo che nella musica nulla è certo e per questo è tutto molto interessante ed indefinito come la sagoma di un volto della penombra. Il buon Rattalino una volta chiese a Igor Kamenz, il perenne secondo del Busoni, perchè facesse il benzinaio come lavoro fisso; lui rispose: almeno quel lavoro è sicuro!

(Emiliano Bucci)


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