Come rimpiangere “Tutti insieme appassionatamente”
di Elena Bartolucci
6 Apr 2016 - Commenti teatro
Civitanova Marche – Mercoledì 30 marzo 2016 al Teatro Rossini si è conclusa la stagione di prosa con il musical Tutti insieme appassionatamente. Il regista Massimo Romeo Piparo ha voluto omaggiare uno dei più grandi classici del cinema musicale celebrando l’anniversario dei suoi 50 anni: una pellicola che vinse ben 5 premi Oscar (miglior film, regia, colonna sonora, montaggio e sonoro) e divenne un cult grazie soprattutto alla magistrale interpretazione di Julie Andrews.
La storia, ambientata nell’Austria degli anni ’30, mentre il partito nazista stava acquisendo grande potere, narra le vicende di Maria (Vittoria Belvedere), un’orfana che, nonostante i dubbi delle suore del convento dove è praticamente cresciuta, tenta di avvicinarsi al cammino del noviziato. Viene infatti messa alla prova e spedita come governante nella casa del comandante von Trapp (Luca Ward), vedovo austero con sette figli.
Nonostante l’iniziale ostilità nei suoi confronti da parte dei ragazzini, Maria, grazie alla sua dolcezza e alla sua semplicità, ma in particolare al suo enorme amore per il canto, riesce a conquistare tutti, persino il burbero padrone di casa, che manderà a monte il fidanzamento con la Baronessa Schraeder e convolerà a nozze con la donna che veramente ama.
Le aspettative erano alte e l’acclamata coppia Ward e Belvedere, che è stata di grande richiamo per il pubblico, ha decisamente mostrato poco talento nel canto.
Se quasi tutti i personaggi di contorno, dalle suore del convento (superlativa la voce di Tia Architto nel ruolo della Madre Badessa) agli stessi bambini che impersonano i figli di Von Trapp, hanno dimostrato di avere delle capacità canore di tutto rispetto, non lo è stato certo per la protagonista femminile, Vittoria Belvedere. La sua difficoltà nel raggiungere le note alte davano poca credibilità al suo modo di cantare piuttosto piatto e a tratti quasi afono.
Anche Luca Ward, dal timbro inconfondibile (uno dei più famosi doppiatori italiani), non si può comunque definire un cantante dalle doti eccellenti.
Non sono infatti bastate le celebri note delle canzoni Do-re-mi, Edelweiss o Le cose che piacciono a me, per rendere speciale un adattamento poco convincente e dal risultato generale discutibile.
Una produzione esecutiva di Francesca Piparo firmata Peeparrow-Il Sistina su licenza esclusiva della Fondazione Rodger&Hammerstein di New York attraverso la R&H Theatrical Europe.
La musica di Richard Rodgers e i testi originali di Oscar Hammerstein II su libretto di Howard linsday e Russel Crouse; la regia, la traduzione e l’adattamento di Massimo Romeo Piparo; l’adattamento liriche di Francesca Nicotra e la direzione musicale di Emanuele Friello; gli ottimi costumi di Cecilia Betona e le coreografie di Roberto Croce.
Nota dolente le scene di Teresa Caruso che, cambiando in continuazione, anche nel corso di una singola canzone, sembravano voler sopperire alle carenze dallo spettacolo.