Clemencic Consort a Napoli per “Augusteo Musica”
18 Nov 2007 - News classica
Lunedì 19 novembre alle ore 21 al Teatro Augusteo di Napoli, per il quarto appuntamento della rassegna AUGUSTEO MUSICA, il celebre gruppo di musica antica CLEMENCIC CONSORT diretto da Renè Clemencic, eseguirà i Carmina Burana nella rarissima versione medievale del tredicesimo secolo.
CARMINA BURANA
Il manoscritto originale delle Carmina Burana fu portato alla Biblioteca Reale di Monaco di Baviera nel 1803 durante la secolarizzazione dei monasteri bavaresi. Il nome Carmina Burana di questo manoscritto, trovato nel monastero di Benediktbeuren (cioè Burano ), gli fu dato dal bibliotecario J.A. Schmeller. Con molta probabilità questo non era però il luogo di provenienza del manoscritto; pare che il Codice fosse scritto in Tirolo o in Carinzia (Maria Saal?). Si tratta di una vasta collezione di lirica per lo più in lingua latina, lirica internazionale del 11 -13 secolo. In altri manoscritti della stessa epoca, contenenti le stesse poesie, si possono individuare come paesi nativi delle poesie delle Carmina Burana: Francia, Inghilterra, Scozia, Svizzera, Spagna, Germania e Italia. Fra molti anonimi, si trovano poeti come il famoso Archipoeta (1140-1165), Hugo de Orlèans (1093-1170), Walter de Chatillon (1135-1182), Pierre de Blois (1135-1207), il cancelliere di Parigi Philippe de Grève (morto 1236), e l'Arcivescovo di Canterbury Stephan Langton (morto 1228).
La maggior parte delle poesie è di genere profano.
Eccetto alcune poesie in francese o tedesco, tutto è scritto in latino, la lingua internazionale del clero. Una parte delle poesie si può nominare poesia di vaganti o goliardi, definizione non sempre molto chiara. Tutti i clerici e scholari ambulanti si possono denominare vaganti, i quali, dopo anni di inqietudine, diventavano magari stazionari. I goliardi (filii Goliae) sono una sorta di boemi (bohèmiens), menando una vita disordinata e libera, una vita della pancia e della gola, del gioco e del libertinaggio. Accanto a canzoni commoventi che criticano duramente il mondo cane di allora, si trovano graziose canzoni d'amore e della primavera, canzoni di Dio e della Vergine, canzoni di pancia e gola, cioè dei piaceri della tavola. La parodia si serve volentieri di associazioni religiose, non per strapazzare la religione, ma perchè la religione e Dio erano inevitabili, onnipresenti.
Una parte delle poesie include anche le loro melodie, scritte da almeno sei diversi scribi (scrittori) in forma di neumi senza linee musicali. Anche qui era possibile, attraverso altri manoscritti dell'epoca, di trovare una chiave per la trascrizione delle melodie. Tutte le melodie delle Carmina Burana sono di grande vitalità e affascinante bellezza. Si trovano melodie popolari, semplici, ma anche cantilene complicate, intrecciate. Come forme musicali ci sono forme strofiche, con o senza refrain, grandi forme complicate nello stile della sequenza. Il gregoriano, la sequenza, il popolare, Trouvère-, Troubadour- e Minnesà ngercantilena, tutto questo si trova qui. Le parodie usano modelli conosciuti. La Messa dei giocatori (Officium lusorum) usa il canto tradizionale gregoriano dell'Ufficio (Introitus in festa omnium sanctorum, etc.) e la famosa sequenza Victimae paschali laudes . Il canto della pancia Alte clamat Epicurus termina con la prima strofa della canzona di Gerusalemme di Walther von der Vogelweide.
Il nostro programma di oggi usa circa la terza parte delle melodie delle Carmina Burana che si possono trascrivere. Le parole corrispondono esattamente (salvo sbagli di scrittura) all'originale del Codice Burano. Per quanto riguarda la realizzazione pratica delle musiche, abbiamo cercato di mantenere il carattere internazionale delle poesie, usando diverse pronuncie nazionali del latino come anche diversi metodi e stili di esecuzione musicale (ad es. l'influenza araba in certi pezzi spagnoli). Cose proibite dai teorici medievali abbiamo usato coscientemente, laddove il proibito (proibito perchè esisteva nella pratica popolare) esprime meglio di tutto il contenuto del pezzo (bordune tritone per il lamento lascivo e senza misura Sic mea fata ), parallele di intervalli di seconde per esprimere il lutto caricato nell'Officium lursorum , etc. Canti in seconde parallele sono menzionati da certi teorici del Medioevo, e esistono ancora oggi in canzoni della Serbia.
(Dr. Renè CLEMENCIC)
Info:
Teatro Augusteo Napoli tel 081.414243/406698 fax 081.400045
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