“Casa Ricordi. Una storia italiana” di Francesco Lodola
di Alberto Pellegrino
29 Ago 2022 - Libri
Francesco Lodola con il saggio Casa Ricordi. Una storia italiana (Albatros, Roma, 2022), ha ricostruito la vita e l’attività di Giovanni, Tito I, Giulio e Tito II, con l’aggiunta di una ricca documentazione e di un’ampia bibliografia.
L’opera lirica è considerata la sintesi di tutte le arti, perché comprende una partitura musicale e un libretto teatrale, il canto e la recitazione (il “recitar cantando”), il balletto, le arti figurative (scenografia e costumi), una regia e una direzione d’orchestra, l’apporto di una serie di tecnici specializzati (direttori delle luci, elettricisti, macchinisti). Questo particolare genere artistico denominato “melodramma” rappresenta la storia italiana nel mondo grazie alla presenza di straordinari compositori che dal 1600 al 1900 hanno fatto del teatro in musica una specifica identità nazionale soprattutto nell’Ottocento, quando Rossini, Bellini, Donizetti e Verdi hanno esaltato il nostro Risorgimento e portano sulla scena i valori del popolo italiano.
In questo mondo culturale ha esercitato un ruolo fondamentale una famiglia di editori musicali, le cui vicende artistiche e industriali hanno attraversato per oltre un secolo la storia italiana. La Casa editrice Ricordi, il cui marchio rappresenta ancora oggi la musica italiana nel mondo, rappresenta un “unicum” artistico e imprenditoriale che è stato rievocato dallo storico della musica Francesco Lodola con il saggio Casa Ricordi. Una storia italiana (Albatros, Roma, 2022), nel quale ha ricostruito la vita e l’attività di Giovanni, Tito I, Giulio e Tito II, con l’aggiunta di una ricca documentazione e di un’ampia bibliografia.
Questi componenti della famiglia Ricordi hanno compiuto una vera e propria rivoluzione in campo culturale e industriale per aver individuato e valorizzato decine di compositori, per aver creato una tutela legale della proprietà intellettuale, per aver condotto battaglie fondamentali riguardo al riconoscimento del diritto d’autore e alla precisa formulazione del concetto di copyright.
Nell’Ottocento l’opera lirica è diventata una forma di spettacolo presente sia nei grandi e medi centri urbani, sia nelle periferie del nostro paese, perché è diventata una forma d’intrattenimento di massa capace di conquistare un pubblico sempre più ampio, proponendo arie musicali popolari e storie incentrate su passioni violente e intricate vicende storico-amorose. In pieno Ottocento l’opera lirica subisce un processo d’industrializzazione con la nascita di nuove figure professionali e la ricerca di un profitto basato su logiche di concorrenza a volte spietate e prive di scrupoli e questo fenomeno determina il passaggio dal mecenatismo dell’aristocrazia a un nuovo sistema teatrale di tipo industriale.
Al centro di queste dinamiche organizzative c’è la città di Milano, dove si trova il Teatro alla Scala divenuto celebre come tempio dell’arte lirica e luogo capace di decretare il successo di un compositore e dare l’avvio a una brillante carriera. In città vi sono oltre dodici teatri importanti come il Lirico, il Carcano, il Dal Verme e il Teatro della Canobbiana. Nella prima metà dell’Ottocento si ha un notevole sviluppo dell’editoria musicale in diverse città italiana, ma soprattutto a Milano dove le case editrici musicali passano da due a sei. Al centro di questa metropoli cosmopolita, dove operano scrittori, librettisti, pittori e scultori di valore, si colloca la dinastia dei Ricordi che, tra 1808 e 1919, rappresentano l’editoria musicale in Italia e in Europa.
Il fondatore Giovanni Ricordi e Tito I
Giovanni Ricordi (1785-1853), oltre a essere un violista professionista, svolge agli inizi anche l‘attività di copista degli spartiti per le varie orchestre. Nel 1803 comincia a fare accordi con i teatri milanesi per rilevare il loro materiale musicale e nello stesso tempo diffondere il materiale in suo possesso. Dopo un viaggio a Lipsia, decide d’introdurre in Italia le tecniche dell’incisione e della stampa musicale per poter riprodurre meccanicamente gli spartiti. Nel 1808 egli fonda la Casa Ricordi e nello stesso anno pubblica Il giornale di musica vocale italiana, il primo dei periodici Ricordi.
Ormai la borghesia sta affermando il suo status sociale e Giovanni comprende che bisogna rivolgersi a un pubblico sempre più vasto formato da professionisti del settore, da appassionati intenditori e da semplici amatori; comprende anche l’importanza della didattica e diventa l’editore ufficiale del Conservatorio di Milano. Nel 1814 comincia a pubblicare Il Giornale della Musica e nel 1842 dà vita alla Gazzetta Musicale di Milano, che in breve diventa la più importante rivista italiana di musicologia pubblicata fino al 1902. Giovanni comincia a stampare i libretti d’opera con la dicitura “Editore e proprietario della musica”; ottiene il copyright delle opere di Rossini e, dopo il successo del Nabucco, stipula un contratto con Giuseppe Verdi per la cessione di tutte le sue opere al prezzo di 12 mila svanziche ciascuna (pari a 10.400 lire italiane dell’epoca).
Tito I (1811-1888), che succede al padre nel 1853, ha un grande successo editoriale con Il Trovatore, La Traviata e Rigoletto; partecipa attivamente alle lotte risorgimentali e acquista un grande rilievo politico. Egli diffonde il marchio Ricordi negli altri stati italiani e apre succursali a Roma e a Napoli, a Parigi e a Londra.
Il geniale Giulio Ricordi
Giulio (1840-1912), partecipa giovanissimo alle battaglie del Risorgimento nelle file dell’esercito piemontese; è anche lui un buon musicista e un compositore per cui, quando nel 1888 subentra al padre, mostra subito una eccezionale competenza e genialità come editore musicale: scopre giovani talenti come Amilcare Ponchielli e Giacomo Puccini; convince Verdi a riprende a comporre e a creare due capolavori come Otello e Falstaff. Rinnova la Gazzetta musicale, facendone un settimanale moderno e successivamente dandogli il titolo di Musica e Musicisti. Introduce le copertine a colori delle opere, avvalendosi di tre artisti della cartellonistica pubblicitaria: Adolf Hohenstein, Giovanni Maria Mataloni e Leopoldo Metlicovitz. Rende l’azienda di famiglia un’impresa capace di dominate il mercato internazionale, importando dalla Germania la litografia e la cromolitografia, dalla Francia la zincografia. È un suo merito avere trasferito le officine nell’ampia sede di Viale Vittoria, dove vengono collocati 10 torchi litografici e 9 calcografici. Apre numerosi punti vendita in Europa e a New York per la conquista del mercato statunitense.
Giulio Ricordi è stato un formidabile talent scout e un imprenditore che ha cambiato il modo d’intendere l’opera lirica, avendo sviluppato la componente industriale dello spettacolo. Si batte contro il “Brigantaggio musicale” e per il riconoscimento legale del diritto d’autore per compositori e librettisti, per una distinzione del diritto d’autore dal diritto di noleggio e rappresentazione. Collabora con il governo per il varo della legge 1865, la quale rafforza il ruolo degli editori musicali, riducendo l’importanza degli impresari e il “divismo” dei cantanti. Svolge un ruolo importante per la creazione della Società italiana Autori, il primo collettivo italiano per la tutela del diritto d’autore.
Manolo e Tito II Ricordi
Dopo Giulio l’impresa passa nella mani di Manolo Ricordi che si occupa del settore tecnologico, introducendo le “Planete Quinte”, macchine capaci di stampare 4500 copie all’ora e la macchina Krause per la meccanizzazione dei processi di riproduzione; inoltre crea una sezione fotografica e adotta la moderna tecnologia del fotolito. Suo fratello Tito II traghetta la casa editrice nel Novecento. Per l’opposizione del padre Giulio non riesce ad aprire il settore della discografia, ma si occupa del cinema che è ormai diventato una forma popolare di spettacolo. Nel 1911 realizza con la Film d’Arte Italiana una versione per il grande schermo dell’Aida, che diventa il primo film d’opera della cinematografia italiana e uno dei più importanti documenti dell’opera verdiana.