Branduardi “Altro e altrove”
Francesco Massi
10 Giu 2003 - Commenti live!
La musica ha uno sguardo sempre oltre il presente, al di là della porta, e si veste sempre di trascendenza, quasi per ricordare la sua origine Sciamanica . Questa riflessione che Angelo Branduardi regala al pubblico condensa anche il significato profondo del suo lavoro in genere e soprattutto fa trasparire la valenza artistica e la particolare identità del suo ultimo CD Altro e Altrove . Titolo questo che da anche il nome al tour estivo del cantautore lombardo che ha già incassato il successo del pubblico nell'anteprima al Palazzetto dello Sport di Falconara. Vestito di nero ed a piedi scalzi appare sul palcoscenico come signore delle arti piovuto da altri tempi sospeso in un'aurea tra realtà e sogno, come da sempre ci ha abituato con la sua musica e le sue canzoni. Spazio ai successi passati nella prima parte del concerto, da La fiera dell'Est a Cogli la prima mela , con un accompagnamento musicale minimalista, quasi esclusivamente affidato alla magia del suo violino amplificato elettronicamente. Il violino ruba l'anima di chi lo suona dice lui, ma indubbiamente incanta anche quella di chi ascolta. E questo accade nella platea. La seconda parte dello spettacolo, senza soluzione di continuità , è invece dedicata ai pezzi della sua ultima creazione Altro e Altrove con l'accompagnamento della sua eccezionale band. Un lavoro dove Branduardi ha superato se stesso non solo per la costruzione musicale sempre fedele all'alto livello di raffinatezza ed originalità , ma soprattutto per l'eccezionale impegno di ricerca ed elaborazione dei testi che danno un connotato di particolarità culturale a tutte le canzoni. Questo grazie anche alla collaborazione della moglie del cantautore Luisa Zappa, che si è occupata in modo impeccabile della traduzione ed adattamento dei testi. Essi infatti fanno riferimento a parole d'amore dei popoli lontani nel tempo e nello spazio come recita il sottotitolo del concerto. Infatti le canzoni parlano d'amore così come hanno fatto autori antichi di luoghi diversi ed altrettanto lontane civiltà e culture. Dal Nepal di Laila all'antica lirica irlandese e poi il testo struggente di Catullo, quello del poeta afgano di origine Pashtun del 600, la ballata d'amore cinese o la cantata dei Kabili d'Africa per passare alla tradizione giapponese, ai versi degli indiani d'america fino alla soavità di Shakespeare. Un risultato per l'ascoltatore da centellinare con molta cura come un vino dalle qualità uniche. Questo ci fa ancor più convincere che nel settore della canzone d'autore esistono vari filoni dove sono riconducibili i diversi cantautori e poi, a parte, c'è lo stile Branduardi e basta.
(Francesco Massi)