Bologna: grande Kissin
Athos Tromboni
20 Lug 2002 - Commenti classica
Evgenij Kissin, il giovane pianista russo conosciuto al grande pubblico per le interpretazioni dei celebri concerti di Beethoven, Chaikovskij, Rachmaninov e altri con orchestre quali i Berliner Philharmoniker e la Boston Shymphony e direttori come Harbert von Karajan, Claudio Abbado e Seiji Ozawa, ha fatto tappa al Comunale di Bologna per un recital da tutto esaurito. Era ospite dell'Associazione Musica Insieme e nell'ovale del Foschini di Piazza Respighi, Kissin si è dedicato ad un repertorio fra i più congeniali: è stato mentore della grande stagione compositiva russa, proponendo autori di quell'Ottocento che va dal Gruppo dei Cinque con Glinka, Balakirev e Musorgksij al misticismo filosofico di Aleksandr Skrjabin: di quest'ultimo si sono ascoltati in apertura i Cinque Preludi op. 15 e la Terza Sonata in fa diesis minore op. 23, composizioni in cui aleggiano echi dello spirito poetico e del pianismo chopiniani; quindi “L'Allodola”, lirica di Mikhail Glinka trascritta per pianoforte da Milij Balakirev, e ancora di Balakirev, Islamey, Fantasia orientale di difficoltà trascendentale e virtuosismo rutilante, nella quale può cimentarsi a tutt'oggi solo un ristretto manipolo di pianisti.
Nella seconda parte del recital, Kissin ha eseguito una pietra miliare della storia musicale russa: i Quadri di un'esposizione di Modest Musorgskij. Noi avevamo recensito Kissin nel “lontano” 1988. In seguito non avevamo avuto più occasione di sentirlo dal vivo, ma in diretta radiofonica sì. L'occasione offertaci da Musica Insieme è stata illuminante per una presa d'atto della maturazione artistica di questo ancor giovanissimo interprete. Affrontando Skrjabin, la cui pagina nei Preludi e soprattutto nella Sonata è di un intimismo persino esasperato, Kissin ha trovato colori struggenti, lirismo malinconico, virtuosismo timbrico di forte impatto emotivo. La musica romantica gli si addice, lo fa soffrire e offrire spunti dal suono di estrema bellezza. L'empito coloristico è rimasto anche per L'allodola di Glinka-Balakirev e per Islamey, ma qui il clima è tutt'altro, è votato all'estroversione, al virtuosismo un po' autocompiacente, al gioco d'abilità . Superlative entrambe le esecuzioni. Dopo l'intervallo, ecco l'esecuzione dei Quadri di Musorgskij, il ritorno alle atmosfere grevi e introverse, il transfert del virtuosismo dentro la più intrigante dialettica espressiva degli assoluti e dei contrari: un'esecuzione densa di umori, maestosa, eppure lieve, a tratti, come se la certezza dei suoni e delle risonanze vacillasse sotto la paura di un'interruzione troppo presta o troppo tarda del pedale o degli smorzatori. Religioso, addirittura mistico, il silenzio con cui il pubblico bolognese ha seguito il concerto, per esplodere poi nel più trionfale degli applausi. Kissin li ha accolti col sorriso di chi non sa come comportarsi al di fuori della tastiera: un po' impacciato, un po' tirato, un po' strano e dinoccolato, lasciando il palcoscenico a grandi falcate come se volesse fuggire.
(fonte: Gli Amici della Musica)
(Athos Tromboni)