Ascanio Celestini e il suo discorso sulla contro-vertigine
di Elena Bartolucci
11 Ago 2013 - Commenti teatro
Macerata – Domenica, 14 Aprile 2013, il grande comico, attore, scrittore e regista Ascanio Celestini ha calcato con grande maestria il palcoscenico del gremito Teatro Lauro Rossi di Macerata con il suo ultimo spettacolo dal titolo Pro Patria.
La rappresentazione inizia facendo presente un semplice fatto: I morti e gli ergastolani hanno una cosa in comune, non temono i processi. I morti perchè non possono finire in galera. Gli ergastolani perchè dalla galera non escono più .
Nel suo racconto attraverso il tempo di un’Italia all’epoca del Risorgimento e dei movimenti carbonari, si giunge fino ai giorni nostri, dove il Bel Paese non sembra esser ancora riuscito a garantire l’uguaglianza nei diritti.
Tutto il monologo si svolge in uno spazio quadrato ristretto, ricoperto a terra da un prato artificiale e con sul fondale alcuni ritagli sgualciti di manifesti di un discorso sulla contro-vertigine (ovvero la malsana attrazione verso il vuoto), che un povero detenuto (quasi sempre seduto su uno sgabello rosso) sta preparando per affacciarsi alla finestra della storia nel mentre della monotonia della vita carceraria, che lo vede condannato a trascorrere la sua pena in una cella fino alla simbolica data del giorno 99 del mese 99 dell’anno 9999. Immaginando di parlare con Mazzini, darà libero sfogo ai suoi pensieri, ai suoi ricordi familiari e alla sua rabbia, ma allo stesso tempo darà voce anche ad altri personaggi come il secondino detto L’intoccabile e il Negro Matto Africano , anche lui carcerato, che non dorme mai.
In un racconto dolceamaro di quasi due ore (senza intervallo) Celestini ha dato prova della sua incredibile bravura attoriale e, con la sua tipica parlantina velocissima, ha saputo trasportare lo spettatore nel passato per poi catapultarlo nella dura realtà all’interno di carceri sovraffollate, dove per uno Stato indifferente e qualunquista ciascun individuo perde la propria identità e non può essere salvato.
Il testo è stato scritto e interpretato da Ascanio Celestini, mentre il suono è stato curato da Andrea Pesce.