“An evening with Manuel Agnelli” a Senigallia


di Andrea Ascani

13 Apr 2019 - Commenti live!, Musica live

An evening with Manuel Agnelli, Featuring Rodrigo d’Erasmo al Teatro la Fenice di Senigallia. Magnifico concerto per due grandi artisti.

“Se c’è una cosa che è immorale è la banalità”

Un tempo le frasi ad effetto si scrivevano nei diari di scuola, oggi più frequentemente a corredo di foto poco vestite su Instagram. Ma questa, probabilmente una delle più celebri dell’intera produzione musicale di Manuel Agnelli e degli Afterhours, ha un significato e un valore che non può essere trascurato. Lasciando da parte il concetto di moralità solo per un momento, il succo del discorso è che la diversità è un’opportunità, che quello che non conosciamo e inevitabilmente ci spaventa può essere invece un’enorme ricchezza, una possibilità di scoprire e imparare cose nuove, crescere, dal punto di vista culturale e, di conseguenza, umano.

combatti l’ignoranza leggendo, il razzismo viaggiando” diceva qualcuno, “ma questa è un’altra storia e si dovrà raccontare un’altra volta”. (semicit. + supercit.).

Ma torniamo a noi. Metti Senigallia in una fresca serata di primavera, l’aria intrisa del temporale che ha spazzato polvere altrove e che piano piano si avvicina.

Metti un pubblico di affezionati, quel pubblico che ti aspetti, quello che ci sarebbe stato al di là delle paraculate televisive del caso… “…pubblico nuovo non tanto, a parte un dieci percento di giovanissimi e milf assetate di sangue. E poi un po’ di vecchi fan che magari si erano stancati di venire ai concerti e dopo avermi visto in tv si sono detti – quello è mio -, e sono venuti a riprenderselo”.

Metti due Artisti con la A più grande che hai, di quelli che sanno di poter e saper fare, di poter e saper osare, di poter e saper raccontare.

Metti un palco pieno zeppo di strumenti, un “negozio di dischi” montato su un palco con tanto di Fender Rhodes, un appendiabiti, un divanetto, un paralume, due bicchieri di vino che sarà sembrato buonissimo a chi, come me, si è scapicollato per arrivare puntuale senza avere il tempo nemmeno di ingoiare un boccone.

Metti un giradischi vintage, autentico, con quel gracchiare e scoppiettare inconfondibile che ci ricorda quanto “vero” fosse (e sia ancora) il non digitale – Rodrigo sei gggiovane.

Se sono riuscito anche solo in parte a farti immaginare la scena e il contesto, immagina Manuel salire sul palco e ringraziare il pubblico per essere presente, inneggiando a quel coraggio di cui sopra, di voler ascoltare cose nuove, di permettere a qualcuno di condividere le proprie idee i propri pensieri a prescindere dal fatto che vengano espressi in musica, parole o sguardi.

Quello che ci aspetta da lì a quasi tre ore è un concerto magnifico, lento e denso, in cui la voce di Manuel, l’ecletticità di Rodrigo, il valore dei testi delle canzoni degli Afterhours e delle tante cover (Lou Reed, Nick Drake, Joy Division, Lana del Rey, Nirvana, Springsteen) si fondono in un amalgama quasi perfetto.

Lo spettacolo di Manuel è uno storytelling a tutti gli effetti: le canzoni, le poesie, i racconti vengono introdotti, contestualizzati, alleggeriti all’occorrenza con battute leggere, taglienti e paracule quanto basta.

Manuel presenta Manuel: non è un monologo ma quasi un contraddittorio con se stesso, in cui il 50enne di oggi presenta il ragazzo degli anni passati, cercando di descrivere in modo serenamente distaccato e analitico chi fosse ad aver scritto cosa, in quale momento, e perché… con una consapevolezza matura, intima e a tratti divertita e divertente capace di mantenere l’attenzione del pubblico alta per tutto il tempo.

Gli Afterhours sono in pausa, anche se il concertone di luglio a Bologna è già un successo annunciato. Questo nuovo progetto riporta Manuel per sua stessa ammissione in una dimensione più intima e più libera, senza schemi scalette o ritmi troppo definiti, alla larga da tempi televisivi e selfie coi mocciosi (sui giovani d’oggi ricomincio a scatarrarci su). Il tutto esternando una maturità, artistica ma non solo, che lo porta a non sbagliare una virgola musicalmente, a convogliare lo spettacolo in quella direzione paracula dove riesce a pieno a farti apprezzare il suo talento esattamente nel modo in cui vuole mostrartelo, tra una battutina e l’altra, facendo notare in modo velato la sua superiorità sullo spettatore (anzi spettatrice) medio, che parla veneto, invoca Strategie, ‘fa le critichette’ ed è però subito pronta ad inginocchiarsi nel camerino..

Per cui fanculo la banalità, fanculo la confort zone, fanculo pure la morale che daje, Manuel, ma che davero!?

Ben vengano queste serate invece, la musica, gli amici, le birre, i compleanni improvvisati, le carrambate, i racconti, gli abbracci e tutto quello che ci strappa un sorriso. GRAZIE.

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