All’Opera di Parigi-Bastille successo per la “Adriana Lecouvreur”
di Alma Torretta
22 Gen 2024 - Commenti classica
La coppia Anna Netrebko – Yusif Eyvazov in “Adriana Lecouvreur” all’Opera Bastille di Parigi. Commuovente il baritono Ambrogio Maestri come Michonnet, sul podio il maestro Jader Bignamini.
(Foto © Sébastien Mathé – OnP)
Parigi – Successo all’Opera di Parigi-Bastille per la ripresa della “Adriana Lecouvreur” di Francesco Cilea nell’allestimento creato dal regista inglese David McVicar nel 2010 per la Royal Opera House di Londra. Se le scene sono ancora gradevoli, ma non più che una curata cornice in cui si svolge il dramma verista, l’attesa era tutta per l’interpretazione degli artisti chiamati ad interpretare i ruoli principali, due cast entrambi di alto livello, il primo capeggiato dalla star Anna Netrebko, il secondo da Anna Pirozzi, stella sempre più luminosa nel firmamento della lirica internazionale, noi abbiamo sentito il primo.
Della Netrebko si sa che è ormai maestra insuperabile dei pianissimo in cui trionfa sempre, anche alla Bastille i suoi celebri fiati le hanno fruttato lunghi applausi, e nei pianissimo, oltretutto, la sua voce è naturalmente più chiara, compensando l’effetto meno piacevole di quando è un po’ troppo scura e profonda in altri passaggi. La sua presenza scenica è poi sempre notevole, il personaggio della celebre attrice della Comédie Française, che muore per un mazzolino di violette avvelenato dalla rivale in amore, c’è tutto, la Netrebko è elegante nei movimenti, seducente, carismatica, ottima attrice, entra in scena è conquista il pubblico cantando “Io son l’umile ancella”, ma è ancora meglio il suo “Poveri fiori” nell’atto finale.
Meno adatto al ruolo il tenore Yusif Eyvazov nei panni di Maurizio, penalizzato per il timbro che si sa essere bruttino ma compensato di solito da grande tecnica e generosità vocale, ma qui il personaggio del conte di Sassonia, ruolo che fu per primo di Enrico Caruso, vorrebbe una voce più morbida ed aggraziata, con più sfumature, non è solo un rude soldato, e pure la buona performance, con note ben proiettate e impeti sicuri, non è in questo caso sufficiente. Peccato anche perché, come la Netrebko, anche Eyvazov, ha un ottimo declamato, con buona pronuncia italiana. Applausi, comunque, nei passaggi più difficili anche per lui nelle arie più celebri, a cominciare dalla romanza “La dolcissima effigie”.
Molto bravo poi il baritono Ambrogio Maestri nei panni di Michonnet, il maturo direttore di scena segretamente innamorato della giovane Adriana, che arriva davvero a commuovere cantando i suoi patimenti d’amore, davvero struggente la sua aria “Ecco il monologo” anche se cantata guardando fisso il pubblico e non Adriana sulla scena come dovrebbe essere. Anche nel finale Maestri sembra quasi estraneo alla tragedia che si sta svolgendo sotto i suoi occhi, resta inspiegabilmente distante da Adriana.
L’allestimento di Charles Edwards, che firma anche i costumi insieme a Brigitte Reiffenstuel, è dominato da una scena sulla scena, un piccolo palcoscenico completo di quinte e che ruota per definire i diversi ambienti, ma con diverse illogicità irritanti, peggiorato nell’effetto da diverse scelte registiche di movimenti e piazzamenti, come quello appena descritto di Michonnet, non funzionali alla storia.
Ma i costumi sono assai belli, anche se risultano bizzarramente estranei al contesto quelli dei ballerini ne “Il giudizio di Paride” del terzo atto, danzatori come al solito assai bravi.
Buona prova anche del mezzosoprano russo Ekaterina Semenchuk nel ruolo della principessa di Bouillon, anche se non scoccano le scintille, come dovrebbero, nel suo duetto al buio con Adriana. Assai piacevole invece, in quel momento, sentire in sala l’odore delle vere candele che vengono spente da Adriana, anche l’olfatto così coinvolto oltre la vista e l’udito.
Si fa ammirare poi il bel timbro del basso Sava Vemić come Principe di Bouillon e il tenore Leonardo Cortellazzi è un buon Abate di Chazeuil.
Alla guida dell’orchestra, pure molto applaudito, il maestro Jader Bignamini che dirige con ritmo sostenuto, ma è allo stesso tempo molto attento alle esigenze dei cantanti e rallenta notevolmente per valorizzare i filati e i pianissimo.
Il secondo cast, che si presenta interessante quanto il primo, oltre che la Pirozzi come Adriana, prevede invece Giorgi Berrugi nel ruolo di Maurizio e la giovane mezzo francese Clémentine Margaine che già a Parigi ha avuto molto successo nella parte della Principessa di Bouillon lo scorso dicembre al Théâtre des Champs-Élysées.
Coro ben diretto da Alessandro Di Stefano, sempre d’effetto la riverenza finale della troupe della Comédie Française a dramma compiuto. Da registrare infine solo qualche protesta all’ingresso del teatro verso i cantanti supposti amici di Putin e la presenza di molti russi tra il pubblico che hanno applaudito con calore i loro connazionali.