Affascinante “Traviata” a Jesi
Alberto Pellegrino
12 Nov 2004 - Commenti classica
Di altro livello (rispetto all'Elisir d'amore firmato Mirabella, n.d.r.) La Traviata nell'allestimento firmato, al teatro Pergolesi di Jesi, da Lindsay Kemp che, senza strafare, ha mantenuto con la consueta eleganza l'impegno di “modellare il materiale visivo”, facendolo corrispondere alle “pulsioni musicali”, creando “forme visive decise e semplici, quasi una partitura parallela fatta di gesti, sguardi, spazi, e del gioco di stoffe, luci e scene”. Il primo atto è stato caratterizzato dal verde dominante sui toni scuri delle scene e dei costumi maschili con una Violetta in giallo-oro. Il clima di trasgressione (l'azione è stata trasportata alla fine dell'Ottocento) era sottolineato da alcune dame in frac, dal forte trucco dei personaggi e dal garofano verde all'occhiello degli uomini (non bisogna dimenticare che questo fiore era il preferito di Oscar Wilde a cui si rifaceva una certa somiglianza del protagonista). Il verde bosco e il marrone erano i colori della prima parte del secondo atto ambientata in una vasta sala dalle pareti di vetro ed affacciata su un bosco autunnale e spoglio, mentre il rosso violento e la proiezione di forti ombre contro le pareti segnavano drammaticamente il ballo in casa di Flora. Nell'ultimo atto si faceva ritorno al verde scuro dell'arredo e all'abito bianco di Violetta contro il nero dell'intero ambiente, tonalità cromatiche che volgono al tragico per preparare la dolorosa conclusione della vicenda. Apprezzabile la direzione del giovane maestro Marzio Conti e buona l'interpretazione fornita le due soprano Mara Lanfranchi e Paola Antonucci, dal baritono Marcello Lippi. Da parte sua il tenore Luigi Petroni, specializzato nell'opera del Settecento e del primo Ottocento (il suo curriculum non indica ruoli verdiani), ha interpretato Alfredo in chiave mozartiana e questo ha costituito tutto sommato una piacevole novità (dopo tante interpretazione liriche spinte), perchè ha dato al protagonista un aspetto e una fragilità quasi adolescenziale rispetto ad una più matura, intensa e drammatica Violetta.
(Alberto Pellegrino)