Abbiamo intervistato i Qirsh dopo l’uscita del loro nuovo album “Aspera Tempora”


a cura di Felice Capasso

9 Feb 2021 - Commenti live!

La formazione ligure torna con un coraggioso concept sulla paura. Lizard Records pubblica il loro terzo disco, all’insegna di un prog-rock originale e visionario “Aspera Tempora”: il nuovo album dei Qirsh! Li abbiamo intervistati.

“Don’t fear hard times, the best comes from them”. Nessun timore per la paura, grazie alla quale si rinasce affrontando le difficoltà con le migliori risorse di noi stessi. La frase che compare sul retro di “Aspera Tempora” descrive il messaggio dell’album ed è la chiave di lettura di questo concept. Si tratta del terzo album dei Qirsh, un concept prog-rock che affronta il tema delle paure dell’uomo: i timori adolescenziali delle false voci, il vuoto, la solitudine, il dolore, il giudizio divino.

I savonesi Qirsh sono una delle più interessanti band della più recente nidiata progressive in Italia, “Aspera Tempora”, rispetto ai precedenti album “Una città per noi” (1997) e “Sola andata” (2013), sterza ulteriormente verso una dimensione meno commerciale e più progressive, sia dal punto di vista contenutistico, sia nelle sonorità e nell’ampiezza dei brani. Il suono unisce elementi più classici (organo, archi, piano) a componenti rock ed elettroniche, con effetti vocali e atmosfere in continua evoluzione.

Come sottolinea Lizard Records, “se suonare rock progressivo significa cercare nuove strade oltre gli stereotipi storicizzati e codificati, allora i Qirsh rappresentano un avamposto originale. “Aspera Tempora” esalta il loro picco creativo in una sorta di manifesto kraut-psichedelico, italiano nella sua espressività basilare, non privo di epiche atmosfere prog, dai risvolti psicologico-emozionali”.

“Aspera Tempora” è racchiuso in un elegante formato digipack, con libretto interno contenente foto e testi: l’ascoltatore è accompagnato nel percorso sonoro e concettuale da immagini, didascalie a commento e spiegazioni dei vari titoli. La scelta dei mosaici a vetro che caratterizzano l’artwork evoca l’atmosfera cupa del disco, i volti nascosti tra i motivi geometrici richiamano e sottolineano le tonalità oscure e ancestrali.

I QIRSH sono: Andrea Torello: basso, voce; Daniele Olia: chitarre, tastiere, liuto, voce; Leonardo Digilio: tastiere, piano, sinth; Marco Fazio: batteria; Michele Torello: chitarre; Pasquale Aricò: voce, tastiere; Giulio Mondo: batteria, percussioni.

Tracklist

  1. Rumors 17’50’’
  2. Aer gravis 6’45’’
  3. Quel momento 6’15’’
  4. Hurt 2’55’’
  5. Anansi 3’00’’
  6. Oremus 12’20’’

Musica, testo e arrangiamenti:

  • Rumors, Aer gravis, Quel momento, Oremus: Daniele Olia
  • Anansi: Andrea Torello, Pasquale Aricò, Michele Torello
  • Hurt: Daniele Olia, Marco Fazio, Qirsh
  • Registrazione, mix, masterizzazione, progetto grafico: Qirsh

WEB

“ASPERA TEMPORA” parte 1 – Significato dei brani secondo i QIRSH

Rumors: la paura delle false voci, le dicerie, i pettegolezzi. Possono fare male e segnare l’esistenza. Dagli scherzi adolescenziali, fino alle accuse più pesanti, dall’antichità all’epoca moderna hanno colpito personaggi famosi, artisti, persone comuni, e c’è chi non ha resistito. I rumors hanno fatto vivere, per breve o per lungo tempo, nella paura di quello che gli altri dicevano di noi, talvolta in una costante sensazione di inadeguatezza, tra il desiderio di sparire, e quello di vendicarsi… ma alla fine il tempo mette tutto a tacere. Aer Gravis: la paura del vuoto, dei grandi spazi, delle altezze, la vertigine quando si arriva all’ultimo scalino. Il primo volo, il primo tuffo in un baratro d’aria; le gambe si fermavano, la testa risuonava, un forte peso sul petto. ‘Aer Gravis’, aria pesante. Ma poi, una frazione di secondo dopo il salto, tutto diventava bellissimo. Quel momento: Alcuni anni fa, un giorno quasi per scherzo lei mi chiese: “perché non scrivi una canzone per me?” Il mio pensiero andò subito all’ultima volta in cui avevo effettivamente scritto una canzone per una ragazza, ma si trattava di un’occasione, anni prima, in cui la relazione era appena finita, e avevo sentito il bisogno di mettere in musica tutte le sensazioni. Allora mi venne la paura che anche la nostra storia prima o poi potesse finire, e le risposi subito (o forse l’ho bisbigliato, o forse solo pensato) “spero che non avrò mai un motivo per scrivere una canzone per te… spero che quel momento non venga mai”.

Hurt: a volte la paura del dolore è più forte del dolore stesso. Dedicato a chi ha paura di farsi male, e a chi si è fatto male veramente, irreversibilmente, al lavoro o nella vita.

Anansi: Il ragno dopo l’accoppiamento si offre in pasto alla sua compagna come cibo per i suoi figli, secondo le leggi della natura. ‘Non risparmiarti’. Anansi è l’orrore lucido del destino scritto, l’accettazione della sorte e della morte come passaggio necessario alla vita, una parentesi dell’album in cui la paura cede temporaneamente il passo alla malinconia, prima di precipitare di nuovo nello sgomento irrazionale di fronte al divino.

Oremus: Religione e superstizione. Processioni, danze, riti e rituali… ognuno coi suoi tempi e i suoi colori. La paura degli Dei che scrutano gli atti dell’uomo per punirlo. Le risposte alle varie malattie dell’anima, la risposta alla paura principale dei popoli: la paura della morte. Le religioni hanno accompagnato l’uomo fin dalle origini e per tutta la sua storia fino ad oggi, influenzandone l’evoluzione. “Gridano le anime dei dannati mentre precipitano all’inferno” (D. Piredda). Si chiude così, con la principale delle paure primordiali, la parte 1 di “Aspera Tempora”.

BIOGRAFIA

I Qirsh sono nati a Savona nel 1993. Muovono i primi passi tra feste scolastiche e concorsi per emergenti, proponendosi inizialmente come cover band: tra il 1996 e il 2001 girano i pub e i locali della Riviera Ligure, con una scaletta di più di due ore a base di Pink Floyd, Queen, U2 e tanto altro. In quegli anni, così come nei successivi, riescono a esibirsi anche in luoghi particolari come il ponte di una motonave in navigazione, in cima a una fortezza, su un camion, sul tetto di un pub, all’ingresso di una banca, in un maneggio, nelle sale del Museo Alfa Romeo. Oltre alle cover c’è spazio anche per le proprie canzoni: nel 1997 debuttano con “Una città per noi”, un lavoro ancora molto “giovanile”, tra pop e psichedelia. Tra il 2002 e il 2012 l’attività live rallenta ma non si ferma, nel 2014 con l’etichetta Lizard Records esce “Sola Andata”, un concept album sul viaggio, che riceve ottime recensioni in Italia e all’estero; la stampa specializzata apprezza il mix di progressive, space rock, rock alternativo. Nel 2020, dopo tre anni di gestazione, esce “Aspera Tempora” parte 1, di nuovo con Lizard. La formazione è praticamente invariata da più di 20 anni: al nucleo originario composto da Daniele Olia, Andrea Torello e Michele Torello si sono aggiunti quasi subito Marco Fazio e Leonardo Digilio, poi Pasquale Aricò pochi anni dopo; nel 2020 per le registrazioni di “Aspera Tempora” si unisce anche Giulio Mondo. Ed è già tempo di pensare al futuro.

INTERVISTA

D. Benvenuti su MusiCulturaonline. Ci potete parlare del vostro percorso artistico?

R. Ci siamo formati nell’inverno 92-93, a Savona, quando eravamo ancora ragazzini. All’inizio di ‘artistico’ nel nostro percorso c’era ben poco: eravamo piuttosto un gruppo di amici che provava a suonare con le chitarre elettriche le stesse canzoni che facevamo ai boy-scout con le chitarre acustiche! I nostri primi dieci anni sono stati i più intensi e divertenti, suonavamo cover rock di vario genere: Queen, U2, Pink Floyd, Pooh, Battisti, C.S.I., Elio…, non eravamo tecnicamente bravi ma eravamo versatili. Avevamo una scaletta che arrivava quasi a tre ore e ci permetteva di andare a suonare nei contesti più disparati: pub, locali, stabilimenti balneari, sagre, ma anche situazioni particolari come, ad esempio, sul ponte di una motonave in navigazione, in cima a una fortezza medievale, su un camion in movimento, all’ingresso di una banca, in un centro sociale, … anni dopo arrivammo a suonare anche nel museo Alfa Romeo di Arese, per il centenario della casa automobilistica). Abbiamo girato in lungo e in largo le province di Savona, Imperia, Genova, Cuneo. E poi le esibizioni alle feste scolastiche nella palestra della scuola, dove la gente si aspettava musica per ballare, mentre noi invece proponevamo The Wall o Shine on you crazy diamond in versione integrale. All’inizio le nostre parole d’ordine erano: divertirsi, e… distinguerci (dalla maggioranza dei gruppi nostri coetanei). Le esperienze più significative sono quelle legate alle nostre canzoni: già dai primi anni, alcuni di noi si dilettavano a creare brani originali e proporli al resto della band, in modo da inserirli in scaletta (ricordiamo in particolare due occasioni, due grosse manifestazioni musicali alla discoteca ai Pozzi di Loano-Savona e al Palasport di Genova, in cui proponemmo brani sperimentali psichedelici di 10 minuti … creando il gelo in platea). Nel 1997 registrammo il nostro primo album, “Una città per noi” (uscito per conto di una piccola etichetta piemontese che ci notò durante un concorso per band emergenti), prodotto in 200 copie (su cassetta!), 10 brani ancora ‘giovanili’, in stile pop-rock-psichedelico. Solo nel 2013, esce il nostro secondo album: “Sola Andata”, un ‘concept album’ sul tema dei viaggi, in uno stile rock ‘visionario/progressive’, come lo definirono alcune recensioni uscite su varie riviste italiane e internazionali (con nostra grande sorpresa. Non eravamo abituati a vedere il nostro nome su siti e fanzine americane, russe, olandesi, giapponesi…). L’album è un book di esperienze di viaggio, proprio quelle stesse esperienze che ognuno aveva fatto nella vita reale e che poi sono state trasposte in opera. Ascoltandolo si percepisce anche che nel frattempo avevamo approfondito e assimilato altri generi musicali come, ad esempio, il rock anni ’70, il progressive, la new wave, etc … ma sempre cercando di seguire un nostro stile personale. L’album uscì per conto dell’etichetta Lizard Records, la quale ci ha dato fiducia anche per il nuovo album: “Aspera Tempora – parte 1” … un altro ‘concept album’, un’ulteriore maturazione (speriamo) della nostra musica

D. Come è nata in voi la passione per la musica?

R. Tutti noi siamo nati con la passione per la musica, c’è chi ha comprato i suoi primi dischi quando aveva sei anni, chi si è fatto regalare la prima chitarra a otto, chi è nato con la fisarmonica in mano, chi ha sempre tenuto la radio nelle orecchie anche nei momenti di studio e di lavoro, chi invece ha avuto la ‘folgorazione’ per la musica solo dopo aver suonato il flauto alle medie (passando direttamente alla chitarra elettrica). Ognuno di noi ha poi continuato a coltivare la propria passione nel corso degli anni, comprando e ascoltando tonnellate di CD, andando ai concerti, andando alla scoperta di gruppi nuovi, suonando il proprio strumento o cimentandosi con quello degli altri, dato che ognuno di noi suona (male) almeno due strumenti diversi.

D. Come prende forma una vostra canzone?

R. Nel corso della nostra storia abbiamo creato canzoni in due modi diversi: all’epoca del primo album ci incontravamo settimanalmente nella nostra sala prove, qualcuno di noi si presentava con un’idea (anche un semplice giro di chitarra, o una bozza di intera canzone già in mente), poi qualche volontario si occupava di scrivere le parole (facendosi guidare dal ‘compositore’ della musica) e tutti insieme costruivamo l’arrangiamento; dopo qualche settimana il brano era pronto, e si passava a quello successivo. Per gli ultimi due album invece è cambiato il ‘processo produttivo’: non potendoci più riunire tutte le settimane (anche perché non abitiamo più tutti nella stessa città, e il tempo libero non è più quello di una volta), le canzoni nascono da ispirazioni individuali: dopo aver stabilito tutti insieme quale sarà il tema dell’album, il ‘compositore’ crea una bozza completa di canzone, con tutte le parti strumentali e talvolta anche quelle vocali (sfruttando quella rudimentale conoscenza degli altri strumenti, di cui parlavamo prima, ma anche sfruttando la tecnologia che ci permette di impostare un mixaggio al proprio computer senza recarsi necessariamente in uno studio di registrazione); a quel punto la bozza viene presentata al gruppo, e ognuno può commentare, perfezionare, ri-registrare il proprio strumento. Su come nasce l’ispirazione per una determinata canzone possiamo dire che funziona così: si comincia a pensare intensamente al tema del brano, alle nostre esperienze passate, e a quel punto si parte con un riff o con qualche suono, fino a che scocca la scintilla, cioè arriva l’ispirazione che ci trasporta e ci fa ‘visualizzare’ l’intero brano. Poi si elaborano e perfezionano le varie parti, intro, intermezzi, provando le combinazioni migliori dei suoni. Per le liriche, in alcuni casi c’è un lavoro documentale a monte (es. cercando ispirazioni nella storia o nella letteratura), mentre altre vengono scritte quasi di getto, in breve tempo; dipende dalla complessità del tema.

D. Perché il prog-rock tra tanti generi musicali?

R. In realtà non c’è stato un momento in cui abbiamo deciso a tavolino che avremmo fatto genere ‘prog-rock’, anzi abbiamo sempre avuto difficoltà a rispondere alla classica domanda “che genere fate?”. Il genere dei nostri brani riflette ovviamente la musica che abbiamo ascoltato nel corso delle nostre vite, a cui abbiamo aggiunto inconsciamente nostri elementi originali. Ma se nei primi anni ci auto-definivamo ‘pop-rock-psichedelic’ (che in effetti rifletteva il nostro repertorio, che andava dalla musica italiana al rock anni 70-80 passando soprattutto per i Pink Floyd), l’aggettivo ‘progressive’ invece ce lo siamo trovati stampati addosso. E allora prendiamo volentieri a prestito le definizioni che leggiamo nelle recensioni del nostro ultimo album: “un album inconsueto … un rock apocalittico, ‘alternativo’, fuso assieme a suoni tenebrosi e gotici” … “Psichedelia, alienazione, atmosfere cupe, stratificazioni vocali evocative, ritmiche solide” … “un rock progressivo forte, atipico, contemporaneo, originale”. Ad esempio il commento della celebre rivista Rockerilla: “progrock psichedelico … saliscendi strumentali e aperture liriche”. O quanto dice la stessa nostra etichetta Lizard: “un manifesto kraut-psichedelico, non privo di epiche atmosfere progressive … dunque prog rock neo-psichedelico dai risvolti psicologico-emozionali”. E se lo dicono loro, ci fidiamo! Ma il complimento più bello che ci fanno è quando lo definiscono ‘lo stile dei Qirsh’.

D. “Aspera Tempora”: il vostro nuovo album. Lo potete presentare ai nostri lettori? Un coraggioso concept sulla paura. Potete commentare queste parole…

R. Sicuramente nel 2020 (ormai 2021) presentarsi con un album che si apre con un brano di 18 minuti … è un atto di coraggio! Se poi aggiungiamo che facciamo ‘progressive rock’, è un’ulteriore sfida. E poi c’è il tema, che non è ‘leggero’: un concept album sulle paure dell’uomo: le paure adolescenziali delle false voci, la paura del vuoto, la paura della solitudine, del dolore, del giudizio divino. Un album di ascolto ancora meno ‘facile’ dei precedenti, ma è la nostra naturale evoluzione. Il tema sembra stato scelto apposta per descrivere il tempo difficile della pandemia, invece è casuale: l’idea di un concept album sulle paure è nata praticamente subito dopo l’album precedente, le canzoni sono state appunto scritte tra il 2016 e il 2019, il titolo è stato scelto a fine 2019, quindi in tempi non sospetti. È certamente un tema su cui chiunque può avere molte cose da dire, perché le paure toccano tutti, e inoltre si presta bene per il nostro genere. Musicalmente abbiamo voluto puntare sul mix tra suoni più “classici” o ancestrali (organo, strings, piano) e suoni rock, ricorrendo frequentemente a cambi di atmosfera, e ad effetti vocali che richiamano le tante “voci” della paura. Come dicevamo prima, anche per questo album alcune canzoni hanno richiesto un lavoro di ricerca a monte, soprattutto quelle più impegnative come Rumors e Oremus, al fine di scrivere adeguatamente i testi. “Don’t fear hard times, the best comes from them”, la frase che compare sul retro del cd (che esce in formato ‘digipack’) descrive il messaggio dell’album: i momenti di paura sono momenti difficili, e i momenti difficili ci fanno paura, ma è da quelli che tiriamo fuori il meglio di noi stessi.

D. Dove è stato registrato “Aspera Tempora”? Che tipo di registrazione è stata fatta?

R. “Aspera Tempora” è stato registrato, mixato e masterizzato interamente da noi stessi, nelle nostre sale prove e nei nostri “home-studio” casalinghi, mediante i programmi di mixing e mastering. Le canzoni sono nate come descrivevamo prima, passandoci inizialmente i file mp3 via e-mail, e poi vedendosi di persona per discutere, registrare o rifare alcune parti, ragionare sulla masterizzazione. Qualche brano (come, ad esempio, Anansi) è stato arrangiato ancora alla vecchia maniera, cioè tutti insieme in sala prove. Anche tutta la parte grafica è stata realizzata da noi, nei nostri ‘studi’ casalinghi.

D. Quali sono le differenze con i vostri album precedenti?

R. Il primo album del 1997 era nato in un’altra epoca storica: “Una Città per noi” è l’album dei Qirsh diciottenni/ventenni (si sente dallo stile più adolescenziale e dagli arrangiamenti più confusionari); è nato in sala prove, e ogni canzone trattava un argomento diverso: eravamo ancora lontani dall’idea dei ‘concept’. “Sola Andata” invece è l’album dei Qirsh trentenni o poco più, decisamente più maturo, con una sua ‘personalità’; lo riteniamo un album originale sebbene conservi qualche passaggio più orecchiabile (che non è un difetto!). “Aspera Tempora” sterza ulteriormente verso il ‘prog’, è più imprevedibile, più impegnativo, non scende a compromessi: d’altra parte qualcuno lo ha definito ‘un coraggioso concept…’. Bene o male, riflette la nostra crescita

D. Invece, quale è il filo rosso che collega le vostre produzioni?

R. L’idea dei ‘concept’: ogni album deve essere un percorso in cui l’ascoltatore viene guidato, dall’intro al finale, attraverso i diversi capitoli dello stesso tema, anche aiutandosi coi testi e le immagini del booklet. Così fu per i ‘viaggi’ di “Sola Andata” (dai viaggi fisici-geografici a quelli mentali, ai viaggi nella storia o nella cronaca), e così è per le diverse paure descritte in “Aspera Tempora parte 1” (a proposito… si chiama “parte 1” perché sul tema delle paure abbiamo ancora molte cose da dire… Anzi, da cantare). A collegare gli album poi c’è il nostro stile, pur cambiando ed evolvendo tra un album e l’altro, o anche tra le stesse canzoni dell’album, ma restando il nostro stile, indipendente dalle etichette e dagli stereotipi di genere. Con “Aspera Tempora” però faremo un passo avanti: a breve registreremo alcuni videoclip, per i 2-3 brani più rappresentativi dell’album, che lanceremo nella seconda metà dell’anno.

D. Come è collaborare con Lizard Records?

R. Rispondiamo con un aneddoto: nel 2013, dopo aver completato le 9 canzoni dell’album “Sola Andata”, eravamo alla disperata ricerca di un’etichetta disponibile a pubblicare il nostro lavoro, quindi mandammo i nostri demo a centinaia di etichette, siti, radio, … In particolare la Lizard (nella persona di Loris Furlan) ci rispose quasi subito; dopo aver ascoltato più volte tutte le nostre canzoni, ci scrisse “ma che genere fate?”. Noi eravamo stupiti che dopo aver ascoltato i brani ci rifaceva quella domanda, in realtà era il segno che il nostro non era un genere ‘tradizionale’, pertanto lui voleva sapere se noi ci inquadravamo in qualche filone particolare. Era anche la conferma che la Lizard vuole dare spazio alla musica come libera espressione creativa, senza inseguire mode o cliché di genere. Quindi l’ideale per noi Qirsh! Poi è venuto naturale collaborare anche per il nuovo album “Aspera Tempora parte1”.

D. Chi cura il songwriting nella vostra band?

R. Ci piacerebbe ripartirci equamente anche la scrittura dei brani, ma purtroppo per vari motivi c’è chi ha più tempo e chi ne ha meno (N.B. ogni brano richiede parecchio tempo per la realizzazione, dall’ideazione, al testo, all’arrangiamento, soprattutto considerando lo stile dei nostri album). E dunque, guardando la nostra intera produzione, chi ha avuto l’onere e l’onore di scrivere più brani è stato Daniele Olia (chitarra-tastiera-voce), seguito sul podio da (quasi a parimerito) Andrea Torello (basso-voce) e Michele Torello (chitarra), seguiti a breve distanza da Leonardo Digilio (tastiere) e Pasquale Aricò (voce-tastiere). Ma confidiamo che prima o poi riusciremo a coinvolgere anche i batteristi Marco Fazio (membro storico) e Giulio Mondo (ultimo arrivato nella grande famiglia Qirsh). E così abbiamo approfittato per presentare l’intera band e ringraziarvi per averci ospitato per l’intervista!

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