A. Vivaldi – L. V. Beethoven – Aldo Antonio…
11 Ago 2013 - Dischi
Titolo completo: A. Vivaldi – L. V. Beethoven – Aldo Antonio Castri – Chitarra Quitina e Sestina
Recensione di Andrea Zepponi
L'interesse suscitato da una prima registrazione mondiale non investe solo l'aspetto filologico dell'operazione, ma anche quello organologico: i trii vivaldiani RV 82 in Do magg., RV 85 in sol min. e RV 93 in Re magg. sembra siano stati scritti per liuto soprano, strumento dotato di grande dolcezza timbrica e delicatezza sonora e non per liuto tenore come solitamente si eseguono i concerti per strumento a pizzico vivaldiani. Destinati ad uso e consumo di nobili dilettanti di musica e spesso virtuosi di uno strumento come il liuto, questi concerti si configurano come musica su commissione senza perciò scadere in qualità e stile che rimangono eccellenti, non solo per l'estrema pertinenza della scrittura strumentale, di per sè virtuosistica eppure essenziale, ma anche per l'estrosa fantasia, l'energia e l'efficace concisione degli Allegri che incorniciano i momenti centrali. La chitarra è uno strumento che può sostituire molto bene il liuto e non solo per una questione di tocco dell'esecutore, ma anche per la grande capacità di innovare le sue risorse tecniche: trattandosi di uno strumento traspositore, nella storia della sua evoluzione l'uso del trasporto si fermò alla chitarra terzina; questa aveva la prerogativa di alzare i suoni di una terza minore conferendo allo strumento una maggior penetrazione sonora che tornava estremamente utile nelle esecuzioni di musica da camera. Per riprodurre quel tipo di sonorità nella registrazione del M Aldo Antonio Castri, il quale ha realizzato i concerti con chitarra quintina e sestina, la chitarra viene utilizzata al posto del liuto originario e viene dotata di corde che, con adeguata tensione, danno il suono alla quinta e alla sesta minore sopra grazie all'impiego di corde speciali di spessori diversi da quelli usuali. Per avere uno strumento che suoni note reali la tastiera non può superare la lunghezza di cm. 42, il che comporta una chitarra molto piccola. Grazie allo stratagemma del trasporto e l'utilizzo di delle corde speciali si è potuta ottenere l'ottava reale con uno strumento la cui tastiera è di cm. 61. Prendendo ad esempio il concerto di Vivaldi in Do maggiore RV 82, se trasportiamo la tonalità una terza maggiore sopra si ottiene Mi maggiore, applicando allo strumento corde sestine (corde che, con adeguata tensione, danno il suono ad una sesta minore sopra) si ottiene la tonalità di Do ad altezza reale. Tutto questo è stato reso possibile grazie alla maestria del liutaio Lorenzo Frignani e alla fabbrica tedesca di corde Hannabach, aprendo così un nuovo orizzonte nel futuro della chitarra classica. Per ogni esecuzione le corde quintine e sestine hanno calibri diversi per differenziare la timbrica e di conseguenza l'interpretazione. Nei Concerti di Vivaldi prendendo come punto di riferimento la prima corda, un Si, nella chitarra quintina , o un Do in quella sestina , a seconda della convenienza di lettura la prima corda ha un calibro di Ǿ = 0,65 mm.. Per l'esecuzione con il clavicembalo ne è stato usato uno di Ǿ = 0,72 mm. e con il pianoforte di Ǿ = 0,60 mm.
Docente di chitarra classica presso l'Istituto delle scienze musicali A. Corelli di Cesena, il M Aldo Antonio Castri tiene Master Class in Italia, in Europa e in Giappone e incide per l'etichetta italo-nipponica Temperata Vox International. Insieme al M Castri l'esecuzione dei trii vivaldiani è stata svolta dal Mousikè Phonè Ensemble (primo violino: Christian Zangheri, secondo violino: Andrea Lucchi, violoncello: Sebastiano Severi; clavicembalo: Ludovica Tassani; Chitarra quintina e sestina: Aldo Antonio Castri ; direttore: M Pietro Ceccarelli). La registrazione è recente e comprende anche i Werke fà r Klavier und Ein Instrument WoO 43a/b e 44a/b del 1796 di L. v. Beethoven composti dopo il soggiorno a Praga per la contessa Clam-Gallas che suonava il mandolino; in tutti gli autografi lo strumento a tastiera viene qualificato come Cembalo, ma va comunque tenuto conto che il musicista ha continuato a mantenere questo termine anche nelle composizioni più tarde indubbiamente pianistiche. à inoltre noto come il clavicembalo fosse ancora molto presente nella vita musicale del tempo come strumento fortemente connotato per la musica salottiera e in genere da camera. Le indicazioni dinamiche di WoO43b sono la prova che è proprio al pianoforte che il compositore pensava anche se poi la scrittura di altri punti porta a supporre l'utilizzo del clavicembalo. La registrazione del M A. Castri offre comunque la possibilità di gustare entrambi gli abbinamenti della chitarra con il clavicembalo, suonato da Giovanna Losco e con il pianoforte suonato da Maximilian Fischer. Che Beethoven si fosse dedicato anche alla chitarra lo testimonia una lettera indirizzata a Teresa Malfatti, ma i Werke fà r Klavier und Ein Instrument non sono stati scritti per uno strumento particolare come si evince dalla stessa indicazione del titolo, anche se poi l'accordatura in Sol-Re1-La1-Mi1 riportata in partitura può essere utilizzata da strumenti quali violino, mandolino, bandurria e dalla chitarra appunto. Le quatto composizioni beethoveniane si configurano come una sorta di piccolo campionario delle possibilità formali all'interno dello stile comunemente definito classico per la composizione di Fogli d'Album o di Bagattelle. Si tratta ovviamente di variazioni su tema il quale si presenta con la forma di Lied semplice binario in do minore, seguito senza soluzione di continuità da un Trio a sua volta binario in Do maggiore e quindi ripreso con un ampliamento della sua seconda sezione che si dilata in una Coda riecheggiante il tema del trio centrale. Gli adagi iniziali ripropongono l'alternanza maggiore minore tipica degli alternativi delle danze strumentali e in particolare dello stile dei Minuetti e trio di Haydn. In sostanza si tratta quindi della successione di tre forme binarie in cui le due esterne, uguali a parte l'aggiunta della Coda, in tonalità minore, ne inquadrano una centrale in tonalità maggiore. A margine è interessante notare come Beethoven impiegherà di nuovo, seppure con qualche variante metrica, lo spunto tematico del Trio nella Sonata per pianoforte op.14 n. 1 in Mi maggiore del 1799, ancora una volta nel Trio, sempre in Do maggiore, del II movimento.Il secondo brano (Adagio, ma non troppo WoO 43b) in Mi bemolle maggiore è costruito in forma di Lied Sonata ed è sicuramente il più articolato dei quattro pezzi: anche questo è costituito da tre parti, ma questa volta, poichè si tratta di componenti di un'unica struttura formale, esse sono più intimamente legate fra loro e non sono dotate di autonomia formale; si nota la transizione modulante al consueto tono di dominante Si bemolle maggiore, un succinto sviluppo del materiale tematico e la ripresa della parte iniziale in tono d'impianto. Il terzo brano (Sonatine WoO 44a) in Do maggiore è una tipica forma di Rondeau quinario: il Refrain., che compare tre volte alternato ai due Couplets, e strutturato al suo interno, come nella maggior parte dei Rondeau, in modo binario. L'ultimo brano (Andante con Variazioni WoO 44b) in Re maggiore è un tema di sedici misure (binario) seguito da sei semplici variazioni e concluso da una Coda.
Le precedenti osservazioni sulla struttura musicale dei brani sono tratte dal testo di presentazione del CD, redatto da Annamaria Vannoni e si rivelano illuminanti per evadere da ogni possibil idea che tale musica rientri nella serie delle composizioni di nicchia; anzi esse ottengono il risultato di definire ulteriormente l'alto profilo di questa esecuzione che, grazie al maestro Aldo Antonio Castri, si distingue per l'eleganza e lo smalto sonoro della sua chitarra come strumento flessibile e capace di restituire al meglio la grande musica.