A Parigi un “Don Giovanni” tra i boschi
di Alma Torretta
16 Set 2023 - Commenti classica
Grande successo anche a Parigi, all’Opéra Bastille, per la messa in scena di Claus Guth del “Don Giovanni” di Mozart. Ottimo il cast.
(Fotografie di Bernd Uhlig)
Creato nel 2008 per il Festival di Salisburgo, il Don Giovanni di Mozart firmato Claus Guth ha avuto adesso l’onore di aprile alla Bastille la stagione ‘23/’24 dell’Opéra de Paris, come prima rappresentazione in Francia di questo allestimento oramai considerato quasi di culto, registrando anche qui un grandissimo successo. Il regista tedesco ambienta la vicenda del libertino impenitente in una foresta, dove Don Giovanni gioca evidentemente il ruolo del cacciatore e le donne sono le prede di cui non si sazia mai.
La vicenda è attualizzata all’oggi, con i diversi personaggi che aspettano in una fermata di pullman e la celebre cena diventa un picnic sull’erba. Le scene di Christian Schmidt ci presentano una selva intricata che rotea su se stessa mostrandosi sempre diversa, e si scopre anche una strada da dove Donna Anna e il suo fidanzato Don Ottavio arrivano in auto. Scene oltretutto rese ancora più magiche e affascinanti dalle belle luci di Olaf Winter che gioca di sfumature per il buio sottobosco, diversamente far apparire le sagome degli alberi, e ricorre anche all’uso di torce tenute alla mano per illuminare i volti dei protagonisti.
Eliminati quindi tutti gli ambienti interni in favore di una naturalità di contesto estrema, ma eliminato anche il soprannaturale, perché all’inizio dell’opera Don Giovanni è ferito a morte dal Commendatore – e lo si vede ben due volte, sia durante l’ouverture che poi nel primo atto, con una ripetizione non necessaria – e quindi si assiste alla morte di Don Giovanni senza scomparsa all’inferno, di qualsiasi tipo, scelta che però può anche deludere un po’, e senza concertato finale moraleggiante come nella versione viennese, scelta di cui si sente meno la mancanza.
È una versione quindi intrisa anche di sangue, perché Don Giovanni continua inesorabilmente a sanguinare lungo tutta l’opera e del suo sangue macchia anche gli altri, a cominciare da Zerlina quasi come se il loro “matrimonio” sia in realtà consumato.
Al successo di Parigi ha contribuito anche la bravura del cast, noi abbiamo sentito il primo, ma di livello appare anche il secondo. Sul podio la bacchetta sicura del maestro Antonello Manacorda, in alternanza con un altro italiano, il maestro Simone Di Felice, guida l’orchestra in un’esecuzione della partitura assai brillante, ricca di colori netti e con i giusti diversi tempi, solo a volte un po’ rallentata, un po’ troppo, dalle esigenze sceniche.
Davvero affascinante con la sua bella voce sonora il baritono svedese Peter Mattei, specialista del ruolo, come un Don Giovanni moderno, alto e magro, ferito a morte eppure con la sua vitalità sessuale intatta, nel secondo cast ci sarà invece il baritono-basso americano Kyle Ketelsen. Al suo fianco troviamo un Leporello a cui il bravo basso Alex Esposito dà un rilievo di maggiore spessore, che cattura l’attenzione, non solo il solito codardo sempliciotto ma un delinquente complice di Don Giovanni, con cui condivide anche le dipendenze alle droghe. Si alternerà con Bogdan Talos. Interessante poi la Zerlina di Ying Fang, soprano cinese dalla voce fresca, delicata, dall’apparenza innocente, ruolo che ne secondo cast sarà di Marine Chagnon. Molto bene, e ben gratificato con applausi infatti dalla sala, poi il Don Ottavio del tenore americano Ben Bliss, ottimo mozartiano, non il solito fidanzato noioso ma qui dotato di carisma, poi nel ruolo b il francese Cyrille Dubois. Meno convincenti invece i due personaggi femminili principali, negli impervi ruoli di Donna Anna e Donna Elvira rispettivamente i bravi soprano Adela Zaharia ed il mezzo Gaëlle Arquez, pensata la prima noiosamente in tailleur e perle, la seconda come falsa che si offre volontariamente a Don Giovanni, nel secondo cast saranno Julia Kleiter et Tara Erraught.
Per tutte le rappresentazioni invece il Commendatore è il basso John Relyea, e Masetto è Guilhem Worms, quest’ultimo poco adatto al ruolo, penalizzato pure dai costumi che non caratterizzano bene il personaggio, costumi pure di Christian Schmidt come le scene, ma molto più banali. Buona, infine, la prova del coro diretto da Alessandro Di Stefano.