A Parigi successo per “I Puritani” di Bellini


di Alma Torretta

21 Feb 2025 - Commenti classica

Grande successo per il soprano Lisette Oropesa come Elvira ne “I Puritani” di Bellini all’Opéra Bastille di Parigi, con l’elegante allestimento di Laurent Pelly.

(Le foto sono di @Sebastian Maté/OdP)

Il soprano americano Lisette Oropesa è Elvira, un’incarnazione perfetta sia vocalmente che come personaggio della dolce, fragile, ragazza che non capisce il comportamento del fidanzato che apparentemente l’abbandona per un’altra, e per questo impazzisce.

In un allestimento de “I Puritani” di grande eleganza, quale quello creato proprio per Bastille da Laurent Pelly nel 2013, e con al suo fianco un tenore belcantista del livello di Lawrence Brownlee per la parte dell’innamorato Arturo.

Se nel Novecento il ruolo di Elvira, banco di prova per un soprano drammatico d’agilità, fu reso celebre dalla Callas dal temperamento più sanguigno e dal colore di voce più scuro, Lisette Oropesa ci regala invece una Elvira soave e luminosa, eterea, giovane e innocente, con una splendida “Son vergin vezzosa” nel primo atto dalle agilità e pianissimi da manuale.

Anche se il regista, per la verità, ha deciso di presentarci sin dall’inizio una ragazza che vaga inquieta tra le strutture elaborate come dei preziosi merletti, Elvira non è qui ad apertura di sipario una giovinetta spensierata, l’arrivo del velo in questa produzione è chiaramente un annuncio, un’anticipazione di sventura. Poi il cervello di Elvira andrà in tilt e la Oropesa mostrerà la sua follia con la necessaria drammaticità, ma la sua è follia quasi delicata, intima, anche se con disperati acuti taglienti molto ben proiettati. La voce è sempre piena, sgorga naturale, davvero come quella di un usignolo che canta, e molto naturale è pure il suo gioco interpretativo. Il paragone con un usignolo è tanto più evidente perché in scena le strutture degli edifici sono solo le linee portanti, non ci sono pareti, Elvira nella sua stanza da letto appare davvero come un uccellino in gabbia.

Le scenografie di Chantal Thomas, messe in valore dalle luci di Joël Adam, sono ancora attualissime, efficaci, epurate ed eleganti, consentono anche dei gradevoli giochi di ombre in bianco e nero. La struttura che ruota, dando differenti punti di vista, sarà infine proprio resa minima, dopo che Elvira impazzisce è solo come, appunto, una piccola gabbietta e nell’ultimo atto si preferisce dare spazio al vuoto, solo luci o cielo, riempito dalla musica.

Sul podio il maestro italiano Corrado Rovaris, attualmente direttore musicale dell’Opera di Filadelfia, al suo debutto all’Opéra de Paris che ha guidato l’orchestra in una lettura della partitura dai molti colori, romanticamente languida quanto squillante di trombe.

Il coro, tanto importante in quest’ultima opera scritta da Bellini a Parigi prima della sua morte prematura, diretto invece da Ching-Lien Wu, è un po’ deludente, sfocato, non dà spesso il giusto colore a quello che canta, un esempio per tutti: in “Ah, dolor! ah terror” non si avverte alcun dolore, alcuna paura nella voce dei coristi.

Senso alle parole del libretto di Carlo Pepoli che invece danno bene gli interpreti principali, la Oropesa ed è anche una delle caratteristiche del tenore Brownlee, dal sempre bellissimo timbro morbido con acuti netti, dizione perfetta ed accenti interpretativi sempre giusti, curatissimi.

Il basso Roberto Tagliavini è poi un elegante Sir Giorgio, lo zio di Elvira, mentre la parte di Riccardo, pure innamorato da Elvira, è affidata al baritono ucraino Andrii Kymach, e come sempre il loro famoso duetto “Suoni la tromba, e intrepido” nel secondo atto è uno dei momenti più attesi e belli dell’opera.

In quest’allestimento i due interpreti sono lasciati completamente soli con la loro voce, spogliati di tutto, senza alcun oggetto e restando in costume nero, nell’immenso palcoscenico di Bastille e lo riempiono tutto con la musica meravigliosa di Bellini.

Si fa anche notare, con il giusto atteggiamento aristocratico, il mezzosoprano Maria Warenberg come Enrichetta di Francia.

I pure eleganti costumi con, in particolare, delle gonne rigide per le coriste di bell’effetto, sono disegnati dallo stesso regista. Infine, gran finale lieto per la coppia idi Elvira e Arturo riunita, chiarito l’equivoco del velo e con amnistia per tutti i seguici degli Stuart, con calorosi applausi per tutti gli interpreti da parte del pubblico. Sino al 5 marzo.

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