A Fermo in mostra i pittori moderni della realtà
di Flavia Orsati
9 Gen 2023 - Arti Visive
Abbiamo visitato la Mostra I pittori moderni della realtà. Verità e illusione tra Seicento e Novecento a cura di Vittorio Sgarbi, Beatrice Avanzi e Daniela Ferrari, allestita nel Palazzo dei Priori, a Fermo, che sarà visitabile fino al 1° maggio 2023.
(Didascalie delle opere a pié pagina)
La tradizione è custodire il fuoco, non adorare le ceneri. Gustav Mahler
Il Palazzo dei Priori di Fermo ospita la mostra I pittori moderni della realtà. Verità e illusione tra Seicento e Novecento a cura di Vittorio Sgarbi, Beatrice Avanzi e Daniela Ferrari, visitabile dallo scorso 8 dicembre 2022 sino al prossimo 1° maggio 2023.
Una rivincita da parte del gruppo dei Pittori moderni della realtà, una compagine non troppo nutrita di artisti attivi nel dopoguerra, che esordisce nel 1947, immediatamente bistrattata dalla critica, che la tacciava di passatismo, e poco conosciuta dai non addetti ai lavori. Un gruppo eterogeneo, composto da artisti di età, estrazione sociale, credo politico e fare pittorico differente, uniti tuttavia da una salda convinzione: la pittura deve trovare ispirazione nell’adesione alla realtà. Va da sé una ferma condanna, derivante da tale assunto, di tutte le tendenze moderniste imperanti ai tempi.
Il gruppo nasce inizialmente con l’incontro di quattro pittori, che si porranno sotto l’egida di Gregorio Sciltian, il più anziano e sorta di mentore e capofila: assieme a Sciltian stesso (1900-1985), Pietro Annigoni (1910-1988) e i fratelli Bueno, Xavier (1915-1979) e Antonio (1918-1984). I loro punti di riferimento vanno individuati nei grandi della tradizione pittorica nostrana ed europea, da Caravaggio ai fiamminghi, da Velázquez a de Chirico. Ai quattro fondatori si aggiungeranno, poco dopo, Giovanni Acci (1910-1979), Carlo Guarnieri (1892-1988) e Alfredo Serri (1897-1972).
In mostra, in un labirintico percorso espositivo, circa 80 opere, un numero ragguardevole, specie se si considera che l’esperienza del gruppo durò pochissimo, circa due anni, spegnendosi nel 1949, data dopo la quale le strade dei suoi componenti si divisero, tra la disapprovazione dei critici e incompatibilità culturali ed ideologiche. Nella parte finale della mostra, un superbo confronto con due opere del pictor optimus Giorgio de Chirico, che sempre sostenne i Pittori moderni della realtà e ne suggestionò la poetica, con i suoi manichini e le sue sospese atmosfere metafisiche. Tra l’altro, le opere in mostra sono accompagnate da un altro confronto, stavolta rivolto ai modelli e al passato: la visita si snoda tra opere novecentesche ed altre più datate, alternando alle opere dei Pittori moderni quadri seicenteschi e settecenteschi, a loro volta influenzati dal caravaggismo prima e dal barocco poi, che dialogano con i loro successori. Tali opere appartengono ad Alessandro Magnasco, al Maestro di Hartford, a Giuseppe Recco e a Carlo Magini. Prima della sala dedicata al confronto con la Metafisica, troneggia, imponente, L’adorazione dei pastoridi Rubens (facente parte della collezione permanente), a chiudere in bellezza il dialogo con il passato.
Proprio il dechirichiano ritorno al mestiere si pone quale fondamento della poetica pittorica del gruppo: secondo la loro concezione, l’arte deve necessariamente trovare fondamento nella realtà e nei sentimenti che essa ispira; perciò, la vera missione dell’artista non può che essere la riproduzione mimetica del vero, anzi, per dirla meglio, di una Weltanschauung del reale. Una simile aderenza al mondo viene teorizzata, si badi, subito dopo il secondo conflitto mondiale, dal quale il mondo stesso aveva rischiato di essere distrutto.
Tali artisti si rivelano lucidamente coscienti di trovarsi in continuità con il passato, immersi nel flusso di una tradizione autorevole, di una storia artistica e umana da non tradire, della quale, al contrario, sentono la necessità di farsi orgogliosi alfieri. Tra le varie opere si possono intravedere dei riferimenti colti, in un gioco di specchi che fa l’occhiolino e omaggia la pittura antica. L’arte del gruppo, necessariamente mimetica e figurativa, va a scontrarsi con le tendenze imperanti nel dopoguerra, tutte tese verso l’astrattismo e l’informale. I sette divengono, in ultima analisi, alfieri di un piccolo mondo antico che, alle soglie degli anni Cinquanta, aveva ormai cessato di esistere. La loro è una estrema difesa dell’illusione, della visione dei maestri del passato, citati e omaggiati direttamente nella loro pittura, un clima che eredita la visione del Realismo Magico ma rinnega gran parte della pittura dal post-impressionismo in poi, considerandola cartina di tornasole della decadenza morale dell’epoca in cui si trovano a vivere. I valori spirituali, dunque, vengono veicolati da un tipo di arte mimetica, per certi versi reazionaria, che tende a indagare le pieghe del reale e a sondare i suoi recessi più nascosti.
Tra il caravaggismo di Sciltian e le sue figure che emergono dal buio, passando per la visione classicheggiante di Annigoni e i riferimenti alla tradizione spagnola per Xavier Bueno e a quella fiamminga per Antonio, sotto l’ombra del nume tutelare Giorgio de Chirico, viene ricreato un mondo che non trova più evidenza nel reale, per certi versi idealizzato, conferendo perciò alle opere un senso illusionistico. Ad essere verosimile è il dato oggettivo, osservato e riprodotto sulla tela, ma è artificio il sentimento – soggettivamente autentico ma oggettivamente inattuale – che lo sorregge, arrivando ad un fosco paradosso incarnato sapientemente in due opere su tutte, presenti nella sala di chiusura della mostra, una di Sciltian e una di Antonio Bueno. La prima, L’eterna illusione, riproduce il paradosso di un affollato botteghino cinematografico dove gli astanti, di qualsiasi età ed estrazione sociale, si recano ad acquistare illusione, mentre il sole tramonta e il buio ammanta la città. Nell’altra, Il pittore e la modella, l’ordinario rapporto logico che intercorre tra modella (oggetto osservato) e artista (soggetto osservante) si ribalta: il pittore è messo a nudo, inerme in un asettico atelier contemporaneo, davanti ad una tela immacolata, in tutta la sua fragilità, e riproduce la bellezza di una donna-modella-mondo che non è più palese, riproducibile ed analizzabile in tutti i suoi lati, fisici e metafisici, ma è coperta da un fastoso vestito rosso, che la esalta ma ne cela le forme, che l’artista può solo intuire o – nel caso dei Pittori moderni della realtà – ricordare.
Queste due opere, insieme ai vari riferimenti metafisici, possono considerarsi l’estremo compendio di una breve ma intensissima e sofferta stagione pittorica.
DIDASCALIE DELLE FOTO
Fig. 01 Gregorio Sciltian, Natura morta, 1935, olio su tela, Mart, Collezione VAF-Stiftung Fig. 02 Gregorio Sciltian, L’eterna illusione, 1967/1968, olio su tela, Fondazione Il Vittoriale degli Italiani, Gardone Riviera (BS) Fig. 03 Gregorio Sciltian, Bacco all’osteria, 1936, olio su tela, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, Roma Fig. 04 Pietro Annigoni, Autoritratto con amici, 1936, olio su tela, Museo del Novecento, Milano Fig. 05 Pietro Annigoni, La Bella Italiana, 1951, tempera grassa su tavola, Collezione privata, Milano Fig. 06 Antonio Bueno, Nudo con fiori, 1947, olio su tavola telata, Collezione eredi Antonio Bueno, Fiesole Fig. 07 Antonio e Xavier Bueno, La carrozza (Passeggiata alle cascine), 1942, olio su tela, Collezione privata Fig. 08 Giovanni Acci, Ritratto del padre, 1947, olio su tela, Collezione Paolo Acci Fig. 09 Giovanni Acci, Profilo (Ritratto di Milena), 1953-1954, olio su tavola, Fondazione Cavallini Sgarbi Fig. 10 Giorgio de Chirico, Piazza d’Italia con torre rosa, 1934, olio su tela, Mart, Rovereto Fig. 11 Gregorio Sciltian, Natura morta (Omaggio a Roberto Longhi), 1940, olio su tavola, Fondazione di Studi di Storia dell’Arte Roberto Longhi, Firenze Fig. 12 Antonio e Xavier Bueno, Doppio autoritratto, 1944, olio su tela, Museo Civico Pier Alessandro Garda, Ivrea
COORDINATE MOSTRA
- Titolo: “I Pittori della realtà. Verità e illusione tra Seicento e Novecento”
- Sedi: Palazzo dei Priori – Fermo
- Data: 9 dicembre 2022 – 1° maggio 2023
- Orari di apertura: dal martedì alla domenica 10.30-13/15.30-18 (aperto anche 24 dicembre, 25 dicembre apertura straordinaria dalle 17 alle 20, aperto 1° gennaio 2023).
- Biglietto: intero € 8,00; ridotto € 6,00 (ragazzi dai 14 ai 25 anni, gruppi composti da più di 15 persone, soci FAI, soci Touring Club Italia, soci Italia Nostra); gratuito under 13, disabili, soci Icom, giornalisti con tesserino. Il biglietto include anche l’ingresso al circuito museale della città.
Per informazioni:
- Musei di Fermo tel. 0734.217140
- museidifermo@comune.fermo.it
- www.fermomusei.it