A Beautiful Mind
di Manuel Caprari
11 Ago 2013 - Senza categoria
Cinema: Recensioni
A Beautiful Mind
Regia: Ron Howard
Con: Russel Crowe, Jennifer Connely, Ed Harris
Origine: Usa, 2001
Distribuzione: UIP
Al di là di tutte le polemiche sulla maggiore o minore fedeltà alla vita del matematico John Nash, cosa ci racconta il film di Ron Howard? La sottile
linea tra sanità e pazzia accentuata dal fatto che chi ci cammina pericolosamente in bilico è un matematico, cioè uno che dovrebbe dare ordine al mondo attraverso i calcoli? Che la matematica, almeno nelle sue forme teoriche più azzardate ed avventurose crea un mondo a sè, altro da quello da cui prende spunto, cioè il nostro? Che la matematica è poesia, che i matematici possono essere considerati geni della letteratura, e visionari e maledetti, alla stregua d'un Baudelaire o di un Rimbaud? O semplicemente ribadire che genio e pazzia vanno spesso a braccetto tra loro? Spunti interessanti,forse non nuovissimi, che s'annacquano però nei toni melodrammatici e però involontariamente sdrammatizzanti di questo confuso e irrisolto film. Così politicamente corretto da rischiare di sfociare
involontariamente nel cinismo, A Beautiful Mind racconta la schizofrenia con toni da barzelletta, creando oltretutto uno schema ad enigma che strizza l'occhio ai troppi Sesto Senso che stanno pullulando come funghi nel cinema statunitense degli ultimi tempi; struttura ed enigma che viene, poi, presto abbandonata, quasi ci si vergognase di aver avuto la tentazione di trattare come un thriller a sorpresa un tema così serio. Che poi il fatto che il colpo di scena non sia svelato alla fine ma a metà sia un bene per l'economia narrativa del film è un altro discorso. Regia buona ma convenzionale, poco senso del ritmo narrativo, ripetitività , tempi morti, coinvolgimento emotivo zoppicante, diffuso senso di noia. Qua e là
qualche battutina. E la sconvolgente rivelazione che la cosa più importante, alla fin fine, è sempre l'amore.
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(Manuel Caprari)