Francesco Capodaglio all’OnStage di Castelfidardo
di Andrea Ascani
10 Apr 2017 - Commenti teatro
Castelfidardo (AN) – 7.04.2017. “Buongiorno splendori!” è ormai diventato un marchio di fabbrica. Qualcosa da registrare alla SIAE, e richiederne i diritti. Apri Facebook, una mattina come tante altre, cercando di distrarti dal sonno e dalle mille incazzature che già alle 8:41 di lunedì mattina ti tormentano, e trovi quel post. Puntuale come un orologio. Che ti strappa un sorriso, e ti fa proseguire la giornata con uno spirito diverso.
Perché si, ti sei svegliato presto, ma c’è chi si sveglia prima di te. Moolto prima di te.. I panettieri, per esempio. Li fornà. Francesco Capodaglio questo fa di mestiere, districandosi tra il traffico durante le consegne col furgone e le improbabili vecchiette da servire al banco. Ma Francesco è anche un comedian. Ha iniziato per caso, nei laboratori di comicità di Improvvivo al Betty, ma forse un po’ comico lo è stato sempre. Con la sua allegria, la sua semplicità, i suoi modi di fare schietti e sinceri, fin da bambino.
I suoi monologhi sul palco prendono spunto proprio dal quotidiano, presente e passato, del suo lavoro, della sua famiglia, del suo modo di essere. Dal professore che lo prendeva in giro per i chili di troppo a scuola, alla prima fidanzatina che soffriva la sua troppa fisicità, a un mitico pellegrinaggio Macerata Loreto con lo zaino dei Power Ranger sulle spalle per far colpo su una ragazza.
E la serata di venerdì, all’OnStage di Castelfidardo, è trascorsa tra birre e risate in un ambiente accogliente, familiare. E non che non sia abituato a calcare palchi ben più importanti di questo, aprendo gli spettacoli di Giorgio Montanini nei più grandi teatri d’Italia o esibendosi nella sigla di Nemico Pubblico su Rai3. Ma Francesco è cosi, a prescindere da dove lo metti: stessa “faccia da cazzo”, stessa capacità di far ridere e far star bene le persone. Senza forzature, senza aver bisogno di costruire un personaggio.
E poco importa alla fine se hai avuto un faretto da 1000 Watt sparato a un metro dalla faccia per tutto il tempo, se uno del pubblico – uno solo, eh – proprio non sei riuscito a farlo ridere, se ti chiamano per dirti che il furgone si è rotto e domattina alle 4 ti dovrai svegliare bestemmiando più del solito. Che jè fa, Francè. Le storie capitano solo a chi le sa raccontare, diceva Paul Auster. E a noi piace come ce le racconti. Daje!