Gianmaria Testa, un grande cantautore
di Alberto Pellegrino
7 Apr 2016 - Commenti live!, Musica live
Gianmaria Testa (1958-2016) se ne è andato in modo silenzioso e riservato com’era nel suo stile di uomo nato nelle Langhe piemontesi. È stato un grande cantautore, un ruolo che ha interpretato alla perfezione con i suoi bellissimi testi poetici e le sue musiche composte nel solco della più nobile tradizione francese sulla scia di George Brassens, Jacques Brel e Leo Ferré. Era questo forse il motivo per cui il pubblico francese lo amava più di quello italiano, anche se aveva molti estimatori anche tra di noi, soprattutto tra coloro che avevano compreso come le sue composizioni segnassero una linea di demarcazione tra la tradizione nazionale di un recente passato e un nuovo modo d’interpretare la canzone d’autore da parte di Vinicio Capossela, Alessandro Mannarino, Max Gazzè, Niccolò Fabi, Daniele Silvestri.
Testa, che faceva il capostazione a Cuneo, ci ha pensato molto prima di lasciare il posto fisso, sobbarcandosi la fatica di portare avanti la sua professione e l’attività concertistica, malgrado avesse vinto due edizioni consecutive del Festival Musicultura di Recanati (1993 e 1994). Dopo il primo successo ottenuto con il trionfale concerto del 1996 all’Olympia di Parigi, egli si è deciso a fare una definitiva scelta di vita, perché a seguito di quella consacrazione internazionale, ha potuto tenere oltre tremila concerti in Francia, Italia, Germania, Austria, Belgio, Canada, Stati Uniti, Portogallo; ha fatto numerose tournée italiane in prestigiosi teatri. Testa ha costruito la sua carriera senza scendere a compromessi con le case discografiche, con pochissime apparizioni in Tv o passaggi radiofonici, senza alcun tipo di pubblicità, perché la sua vera forza è stata il passaparola e quella sua straordinaria capacità di trasmettere emozioni attraverso un sapiente ed efficace mixer di musica e parole.
Di lui rimangono le raccolte discografiche Montgolfières (1995), Extra-Muros (1996), Lampo (1999), Il valzer di un giorno (2000), Altre Latitudini (2003), Da questa parte del mare (2006), Vitamia (2011) e l’ultimo live Men at work (2013). In queste canzoni si parla della vita di tutti i giorni, di storie d’amore e di storie degli ultimi, dei drammi del nostro tempo come ha fatto, in particolare, con il disco Da questa parte del mare, dove ha parlato d’immigrazione, diventata uno dei temi centrali della sua poetica. Questo suo lavoro, che ha venduto più di 200 mila copie e che ha vinto il Premio Tenco 2007, ha rappresentato una svolta nella sua produzione, perché si tratta di una raccolta interamente dedicata a un solo tema, diviso in tanti capitoli come un romanzo, legati però dal fil rouge della meditazione poetica sugli enormi movimenti di popoli che caratterizzano la nostra storia attuale, una riflessione lontana da ogni forma di retorica e di populismo, incentrata sulle ragioni del partire, sulla decisione di attraversare il mare in mezzo a pericoli e sofferenze, sul significato di parole come “terra” o “patria”, sul senso di sradicamento e di smarrimento di persone costrette a lasciare tutto quello che possedevano e quanto rappresentava il loro vissuto per andare verso l’ignoto.
A questo proposito Gianmario Testa ha detto: “Ho avuto sempre grande rispetto per la parola “popolo” e dell’aggettivo “popolare”, perché è il popolo che silenziosamente ma ineluttabilmente costruisce la storia. E il popolo è una somma di persone, ognuna unica e irrepetibile. Per questo mi ha sempre colpito sentire parlare di migranti in termini generici, numeri e basta, perché quella moltitudine in cammino è fatta di persone, ognuna con una sua storia, dei sogni, delle speranze, delle paure, ognuna simile a noi e al tempo stessa diversa, unica. I casi della vita, l’essere nati dalla parte sbagliata del mondo, li rendono apparentemente diversi, ma l’umanità è la stessa ovunque”.
Tutte le sue raccolte sono la testimonianza di un artista totale, dotato di un vasto e significativo bagaglio culturale, capace di esprimere una musica estremamente raffinata, deciso a rimanere un uomo semplice e schietto, lontano da qualsiasi forma di divismo anche dopo aver conquistato un meritato successo che in Italia era cominciato con admingmtIl valzer di un giorno, il quarto disco della sua carriera e il primo di produzione totalmente italiana, che costituisce forse il suo lavoro più ‘difficile’ con quelle canzoni presentate nella loro forma più essenziale ed eseguite solo con la sua voce e l’accompagnamento di due chitarre.
Grande conoscitore del jazz e del folk, Testa ha collaborato con altri grandi musicisti italiani (Gabriele Mirabassi, Enzo Pietropaoli, Paolo Fresu, Riccardo Tesi, Enrico Rava, Stefano Bollani, la Banda Osiris); ha preso parte con successo allo spettacolo Guarda che luna!, dedicato alla figura e alle canzoni di Fred Buscaglione; nel settembre 2003 è stato l’autore di Attraverso, un importante spettacolo realizzato per il Festival della Letteratura di Mantova insieme a Erri De Luca, Marco Paolini, Mario Brunello, Gabriele Mirabassi. Da ricordare anche altre due importanti produzioni, alle quali Gianmaria Testa ha preso parte nel 2004: RossinTesta, un surreale viaggio intrapreso con Paolo Rossi; Chisciotte e gli invincibili, realizzato su un testo inedito di Erri De Luca, uno spettacolo che ha circolato per quattro stagioni con grande successo in Italia fino al 2008, per poi passare in diversi teatri francesi. Nel 2011 è andato in scena lo spettacolo 18 mila giorni – il pitone, un testo di Andrea Bajani sul tema del lavoro, interpretato dal cantautore e dall’attore Giuseppe Battiston. Nel 2013-2014 è nato lo spettacolo Chisciottimisti, che purtroppo ha circolato pochissimo a causa della grave malattia che ha colpito il suo autore e interprete.
Gianmaria Testa è stato anche uno scrittore interessato al mondo dei bambini e degli adulti: nel 2012 ha pubblicato il libro-disco Ninna Ninna dei sogni, una canzone-favola illustrata da Altan; nel 2013 è uscito un altro libro-disco intitolato 20 Leghe (in fondo al mare), illustrato da Marco Lorenzetti; nel 2014 è ritornato a pubblicare una ballata notturna intitolata Biancaluna e illustrata ancora da Altan. Purtroppo postumo è uscito ad aprile, presso l’editore Einaudi e con la prefazione di Erri De Luca, il volume Da questa parte del mare, accompagnato dalla ristampa in vinile del disco uscito dieci anni fa con lo stesso titolo. Nel recensire il libro Michele Serra ha scritto: “Ogni canzone diventa libro, diventa il capitolo che la racconta, ne spiega la genesi, l’incontro o l’attimo di vita dai quali è scaturita…Non è affatto garantito che, raccontando le canzoni, si racconti anche l’uomo che le ha scritte e le ha cantate. Se con Gian questo accade, è perché le sue canzoni sono una specie di calco della sua anima. Niente le agghinda o le diluisce, chi lo ha visto e sentito conosce la sua asciuttezza, la voce solida che scandisce, l’inconfondibile arpeggio della sua chitarra”.
Scrittore, poeta e musicista, Gianmaria Testa era un “gentiluomo” dotato di uno straordinario talento e di un notevole senso dell’umorismo, portatore di antichi valori e capace di un grande impegno civile, nato nei lontani anni Settanta con l’adesione al movimento studentesco. Nei suoi dischi e nei suoi spettacoli egli ha sempre saputo far convergere intelligenza e passione con il risultato di aver creato un universo artistico del tutto personale e giustamente Carlo Petrini, da sempre suo amico, nel giorno della sua scomparsa ha scritto che Testa costituisce un esempio e un modello per tutti noi: “Oggi questo nostro malandato paese è più povero. Un paese che ha un disperato bisogno di poeti che, come lui, continuino a ricordarci chi siamo e qual è il senso profondo del nostro passaggio su questa terra: costruire relazioni che valgano, praticare solidarietà e fratellanza, accogliere la fragilità nostra e quella degli altri”.