Grande successo di pubblico per la “Vedova allegra” di Jesi


di Alberto Pellegrino

15 Gen 2016 - Commenti classica, Musica classica

vedova allegra_Esposito-Ariostini MusiculturaonlineJESI (AN). Per la prima volta nel cartellone della 48ª Stagione Lirica del Teatro Pergolesi è stata inserita l’operetta e si fatto ricorso alla “regina” delle operette quella Vedova allegra che da più di un secolo gode di un’enorme popolarità con oltre un milione di repliche in tutto il mondo. Il successo si è ripetuto anche a Jesi l’11/12/13 dicembre 2015 con un pubblico plaudente che ha gremito tutti gli spazi teatrali. Finalmente si è potuto gustare a pieno la bella partitura musicale dell’operetta grazie alla spigliata direzione del M° Antonio Pirolli, all’impegno dell’Orchestra Filarmonica Marchigiana, del Coro Lirico Marchigiano V. Bellini diretto dal M° Carlo Morganti, delle sei Grisettes e del corpo di ballo guidato dalla coreografa Cinzia Scuppa. Un notevole apporto è stato dato dall’impegno di tutti gli interpreti a cominciare dal soprano Valeria Esposito (Hanna Glawari), che ha superato le difficoltà canore del ruolo con la sua esperienza tecnica e con una disinvolta recitazione, bene affiancata dal tenore Alessandro Safina perfettamente in parte nel ruolo di Danilo interpretato con successo molte altre volte. Su tutti gli altri va segnalata la presenza di Gennaro Cannavacciuolo, un brillante e divertente Njegus, impegnato in un ruolo che ha messo in evidenza le qualità di un attore-cantante-danzatore fra i migliori della nostra scena teatrale.
L’operetta nasce a Parigi intorno alla metà dell’Ottocento e la sua formula musicale, fatta divedova allegra_Esposito-Safina1 Musiculturaonline dialoghi parlati e numeri chiusi cantati, di parti corali e danze, riscuote un immediato successo di pubblico grazie a una serie di composizioni che toccano il loro vertice con le operette-capolavoro di Jacques Offenbach. Il genere si afferma in tutta l’Europa grazie alle caratteristiche dell’operetta francese che risulta spregiudicata, trasgressiva e satirica nei confronti della società dell’epoca e dell’Impero. Sulle rive del Danubio l’operetta austro-ungherese si nutre, al contrario, di fiabe festose e inverosimili, di slanci comici e sentimentali, di musiche tratte dalla tradizione colta e popolare. L’operetta austriaca rappresenta la felice illusione che il grande impero asburgico possa durare nel tempo, mentre comincia a mostrare i segni di una lenta ma inesorabile agonia e raggiunge il suo culmine con il piccolo capolavoro del Pipistrello di Johann Strauss figlio.
Ferenc Lehár è ungherese e figlio di un direttore di banda militare, il quale si trasferisce dalla provincia a Budapest, dove fa compiere i primi studi a questo figlio dal precoce ingegno musicale, che poi viene mandato a studiare violino nel Conservatorio di Praga. Nella raffinata capitale boema il giovane Lehár affina la sua cultura prima di ritornare in Ungheria e successivamente a Pola come direttore di bande musicali. Trasferitosi a Vienna, il compositore entra in contatto con gli ambienti artistici e musicali della capitale, conosce Victor Léon e Leon Stein, che saranno i suoi librettisti preferiti. Lehár comincia a raccogliere i primi successi, fino al Vedova allegra_Gennaro Cannavacciuolo Musiculturaonlinetrionfale esordio della Vedova allegra che, partire dal 1905, diventerà l’operetta più famosa del mondo.
Lehár in questo suo lavoro mette tutta l’ebrezza di voler vivere un momento di felicità, dimenticando le ombre che si stanno addensando sull’Europa; in esso non ci sono grandi sentimenti, non ci sono grandi problemi esistenziali, perché tutta la vicenda procede con la leggerezza di un valzer, come se fosse possibile pensare che la salvezza del mondo fosse racchiusa in questo passo di danza. Eppure, quasi sicuramente a livello inconscio, lo Stato immaginario del regno di Pontevedro presenta strane assonanze con quel regno del Montenegro governato da un re pastore, covo di movimenti irredentisti e al centro bel ribollente calderone dei Balcani, dove si sarebbe svolta la futura tragedia di Serajevo.
La co-regista di questa messa in scena Cinzia Gargarella (pianista, compositrice e registavedova allegra_II_Valeria Esposito2 Musiculturaonline esperta del mondo musicale) mette in evidenza che i maggiori pregi della Vedova allegra sono la leggerezza e l’equilibrio dell’insieme: “È sensuale, illogica, elegante, non nostalgica ma ostinata e vera nella rappresentazione di un mondo perduto, un mondo che stava finendo all’epoca della sua composizione…ed è chiaro che nei suoi autori non ci fosse il minimo intento di modernità”. È questo uno dei motivi per cui nel libretto non si scava mai nella psicologia dei personaggi, non esistono riferimenti storici e nemmeno politici ed è proprio Hanna Glawari a sottolineare questo aspetto quando dice “Politica è questa signori!/Ed io vi son molto ostil/Vi perde il carattere l’uomo/la donna la grazia gentil”.
Vittorio Sgarbi ha cofirmato la regia, avendo fatto alcune esperienze registiche con la messa in scena di un Rigoletto, della Salomè di Strauss e del Don Giovanni di Mozart. Da esperto critico e storico dell’arte, egli ha subito messo a fuoco, i legami che uniscono questa operetta al mondo dell’Art Nouveau e al costume della Belle Epoque, per cui ha ritenuto necessario ricreare quel VedovaAllegra_Jesi-2015 Musiculturaonlinemondo di bellezza e fatua felicità, rievocando tutte le sue suggestioni attraverso gli eleganti costumi, le danze dell’epoca, il soffice gioco delle luci e soprattutto il fare ricorso a una scenografia capace di stabilire un nesso tra libretto, spartito e costumi. Sgarbi a questo punto ha avuto la felice intuizione di ambientare il tutto attraverso la proiezione fotografica degli ambienti interni delle Terme Berzieri di Salsomaggiore, che costituiscono un vero trionfo di pitture, mosaici, marmi e architetture liberty, uno spazio immateriale di straordinaria eleganza e raffinatezza che è diventare il luogo ideale per sintetizzare tutta l’essenza di questa operetta.
Così la Vedova allegra è ritornata a vivere sul palcoscenico jesino, richiamando il pubblico delle grandi occasioni con una rilevante presenza giovanile, segno che, quando un capolavoro è riportato in vita nella giusta maniera, esso non mostra le rughe del tempo e mostra di essere gradito da tutte le generazioni. Del resto lo spartito di questo capolavoro è infarcito di musiche trascinanti a cominciare dai balli mondani come le polke, le mazurche e gli inevitabili valzer, di balli e canti folcloristici, di travolgenti brani come il Ballo delle sirene del primo atto, il Can CanVittorio Sgarbi Jesi_12 dicembre_vedova allegra Musiculturaonline stile chez Maxim, l’ironico inno di guerra tra i sessi “È scabroso le donne studiar!”, il divertente a solo di Njegus “Io sono un parigin!”. Né mancano momenti d’intensità e di malinconia come l’Entrée-Lied di Hanna Glawari nel primo atto e il più che celebre duetto tra Hanna e Danilo del terzo atto “Tacciono le labbra, suonano i violini”, un tempo di valzer moderato di grande purezza e semplicità, ma anche carico d’incantevole e struggente bellezza, paragonabile solo alla famosa Barcarola dei Racconti di Hofmann.

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