IO VOGLIO VIVERE – La vera storia di Anne Frank
di Elena Bartolucci
19 Apr 2015 - Libri
Non voglio far la fine di gran parte della gente, che non ha vissuto per uno scopo. Voglio essere utile o procurare gioia alle persone che vivono attorno a me ma che lo stesso non mi conoscono, voglio continuare a vivere anche dopo la morte!
Anne Frank
Proprio in questi giorni la parola genocidio è ritornata alla ribalta dopo le dure affermazioni di Papa Francesco riguardo la strage degli armeni commessa per mano dei turchi. Si può accettare che crimini così efferati o massacri così sanguinosi vengano facilmente dimenticati? Come è possibile poi trascurare l’orrore che si associa agli stermini commessi nei campi di concentramento durante la Seconda Guerra Mondiale?
Fortunatamente esistono reperti storici come memorie, romanzi e foto pronti a ricordare anche ai più riluttanti che la dura realtà di questa parte della storia dell’umanità non si potrà mai cancellare.
Uno su tutti è e resterà ancora per molto tempo il “Diario di Anna Frank”, pubblicato postumo dal padre di questa giovane ragazzina, precoce scrittrice di talento, che durante la guerra con grande lucidità e chiarezza ha messo per iscritto tutti i suoi pensieri e tutte le sue speranze di crescere e diventare qualcuno. Per anni questo diario è divenuto sinonimo delle vittime della Shoah; le parole innocenti di una ragazza si sono trasformate in un documento storico, un’opera letteraria appassionante, nonché un inno alla vita.
L’autrice Mirjam Pressler, però, nell’opera intitolata IO VOGLIO VIVERE – La vera storia di Anne Frank, svela che la versione attuale del diario differisce da quella pubblicata nel dopoguerra, rivelando le numerose omissioni e modifiche apportate dal padre per celare particolari troppo intimi o giudicati negativi che potessero adombrare il ricordo della figlia.
La fonte del libro è la seconda versione del diario originario (seppur rimasta incompleta), rielaborata e integrata dalla stessa Anne, insieme ad alcuni racconti scritti sulle pagine di un registro di cassa.
Proprio per questo motivo l’autrice ha voluto mostrare Anne più come scrittrice, un’autrice di talento, maturata molto presto: un fatto che finora non è mai stato riconosciuto o lodato a sufficienza. Si tratta di “una descrizione meticolosa dello sviluppo fisico, spirituale e psicologico di una ragazza che diventa donna in condizioni – generali e specifiche – assai particolari, sottoposta a limitazioni e privazioni estreme”.
Attraverso una sottile analisi critica, il libro si divide in ben diciassette capitoli, che affrontano la fase della liberazione e il ritrovamento del diario, Anna Frank come scrittrice, la storia della sua famiglia, i Paesi Bassi e gli ebrei, la sua infanzia, l’alloggio segreto e l’analisi dei benefattori e dei vari inquilini dell’appartamento nascosto, lo sviluppo di Anne durante la clandestinità, l’arresto e la deportazione e, infine, un commento di Matteo Corradini ovvero un viaggio nelle diverse case di Anne (quella in cui è nata, dove è rimasta nascosta, nel lager in cui è stata imprigionata, fino al cimitero in cui è stata sepolta).
Come precisato dalla stessa Pressler, “la storia di Anne Frank non ruota quindi su se stessa, ma narra di eroine ed eroi, di persone normali che combattono la paura e aiutino altre persone in pericolo di vita. Le loro voci – e il diario di Anne – cantano in coro un inno alla speranza”.
Una biografia che si legge come un documento storico appassionante ma anche come un romanzo, scritto per i coetanei di oggi di Anne, che vogliono approfondire la sua vicenda umana, riscoprendo così un punto di riferimento per affrontare le difficoltà dell’adolescenza.