Grasse risate con “Sarto per Signora”
di Elena Bartolucci
5 Mar 2015 - Commenti teatro
Venerdì 27 Febbraio 2015 il Teatro Feronia di San Severino (MC), a trent’anni esatti dalla sua riapertura, ha accolto sul suo palcoscenico il capolavoro Sarto per signora di George Feydeau. Come precisato, infatti, dal direttore del teatro Francesco Rapaccioni, era prevista in cartellone la messa in scena di questa commedia proprio all’apertura del Feronia che per vari disguidi non ebbe poi più luogo ma finalmente il pubblico di San Severino ha potuto godere del buon adattamento proposto dal regista Valerio Binasco con Emilio Solfrizzi, Anita Bartolucci, Fabrizio Contri, Cristiano Dessì, Lisa Galantini, Simone Luglio, Fabrizia Sacchi e Giulia Weber.
Questo divertente e celeberrimo vaudeville narra di scambi d’identità, sotterfugi, equivoci e amori segreti, che vedono al centro di ogni disavventura il bugiardo e libertino dottor Moulineaux, interpretato in modo magnifico da Solfrizzi, che torna su questo palco dopo la magnifica interpretazione di Due di noi con Lunetta Savino.
Dopo aver tentato inutilmente di inventarsi delle fantasiose scuse con la moglie Yvonne (Giulia Weber) per aver passato la notte fuori casa, continua imperterrito a tradirla con la bella e voluttuosa Suzanne (Lisa Galantini), sua paziente e moglie del generale Aubin (Simone Luglio). La attira tra le sue grinfie, invitandola in un dismesso atelier sartoriale, che ha affittato per le sue scappatelle dal suo anziano amico Bassinet (un ottimo e convincente Fabrizio Contri).
A causa della serratura difettosa della porta d’ingresso, i due vengono scoperti dapprima dal marito di lei e poi dalla suocera di lui (Anita Bartolucci). Anche se Moulineaux tenta di coprire le apparenze, fingendosi il sarto, avrà inizio una serie rocambolesca di gag esilaranti giocate soprattutto sulla spassosa mimica facciale e lo straordinario linguaggio del corpo di Solfrizzi. Davvero meritevole di nota l’interpretazione di Cristiano Dessì del maggiordomo di Moulineaux.
Nelle note di regia Binasco afferma che «lo sguardo di Feydeau sui temi più importanti della vita (l’amore, il matrimonio, il successo sociale) è talmente immorale e superficiale, che sembra riscattare beffardamente la pesantezza della vita».
Il virtuosismo tecnico di Feydeau è capace di mettere insieme numerosi colpi di scena: uscite, entrate, incontri impossibili, false scoperte, rimandi e coincidenze disegnano figure impeccabili e congegni comici che si rivelano formidabili per mostrare il vuoto di valori di una società borghese fondata solo sull’apparenza.
Eppure in questa versione di Binasco c’è qualcosa che non convince totalmente, soprattutto nei momenti di concentrazione di tutti i personaggi in un solo luogo: ciò non è dovuto certamente alla evidente bravura degli attori, ma probabilmente alla traduzione del testo, dove il ritmo serrato dei vari dialoghi spesso non sembra catturare totalmente l’attenzione dello spettatore.
Nonostante la commedia sia ambientata a Parigi, risulta ancora inspiegabile la scelta di far adottare solo a una parte della compagnia l’uso di un linguaggio dialettale, dal barese al romagnolo o al napoletano.
Lo spettacolo è prodotto da Roberto Toni per ErreTiTeatro30. La traduzione, l’adattamento teatrale e la regia dello spettacolo sono di Valerio Binasco, le scene dal gusto classico sono di Carlo De Marino, il disegno luci è di Pasquale Mari, le musiche sono di Arturo Arnecchino e i costumi davvero ottimi nei dettagli sono di Sandra Cardini.