I cinquant’anni dello Sferisterio
di Alberto Pellegrino
22 Ago 2014 - Commenti classica, Musica classica
Macerata Opera Festival celebra i cinquant’anni dello Sferisterio con una serie di rassegne dislocate in alcuni punti strategici della città e raccolte sotto la sigla Esercizi della memoria con lo scopo di rievocare mezzo secolo di successi, di fatiche, di polemiche, d’incomprensioni che hanno caratterizzato un ambiente cittadino, il quale ha stentato a metabolizzare l’idea di ospitare una grande manifestazione musicale di caratura internazionale.
L’esordio: l’ Aida del 1921 nelle foto Balelli
L’evento più importante è stato la Mostra allestita nella Galleria Galeotti dal 17 luglio al 15 agosto intitolata Aida 1921. La prima stagione lirica allo Sferisterio nelle foto Balelli, con materiali provenienti in parte dallo storico Studio Fotografico di Alfonso Balelli e ora collocati presso la Fototeca della Biblioteca Comunale Mozzi Borgetti di Macerata, che ha fornito anche un altro tipo di documentazione. Il bel catalogo, pubblicato a cura del Centro Studi Carlo Balelli per la Storia della Fotografia, si apre con un intervento di Giuseppe Trivellini, il quale traccia una breve storia delle stagioni d’opera all’aperto nel primo Novecento e in altra sede parla della messa in scena dell’Aida maceratese, mentre Donatella Donati rievoca i cinquant’anni di questo melodramma (1871-1921). Nicola Di Monte ricostruisce la complessa vicenda della prima rappresentazione dell’Aida andata in scena a Macerata il 15 agosto 1921; Livia Brillarelli traccia la biografia e la carriera artistica del soprano Francesca Solari, stella di prima grandezza dell’edizione maceratese e subito dopo Luca Tancredi con la sua agile penna narra la vicenda d’amore tra il soprano e il conte Alberto Conti mecenate dello Sferisterio, una love story che occupò le cronache maceratesi per diverso tempo, ma che poi si rivelò un’unione solida e fondata su sentimenti sinceri. Alessandra Sfrappini mette in evidenza uno degli aspetti più significativi dell’avvenimento, cioè la risonanza che questa stagione lirica ha avuto sugli organi di stampa e costituisce una importante testimonianza l’aver riportato nel catalogo i principali articoli apparsi sui quotidiani del tempo e l’integrale ristampa del numero unico Aida, pubblicato per l’occasione dalla Impresa Società Cittadina Macerata con gli articoli che celebrano l’evento e ne spiegano le motivazioni, con le schede biografiche di tutti gli interpreti, del direttore d’orchestra e di tutto il personale impegnato nell’impresa, con un ampio corredo fotografico e con una serie di caricature dei principali personaggi coinvolti in questa vicenda. Ivano Palmucci affronta un argomento finora trascurato sotto il profilo storiografico: quello della presenza di una massiccia pubblicità sul numero unico, sul libretto di sala, sui giornali e persino sulla grande parete ai lati del palcoscenico dello Sferisterio, a testimoniare come l’evento abbia avuto un forte impatto anche sulla realtà economica dell’intera provincia. Infine Emanuela Balelli ricorda il lavoro svolto per l’occasione da Alfonso Balelli, che in quel periodo era sicuramente il più importante fotografo dell’intera provincia. Le sue immagini, riguardanti i lavori di allestimento delle scenografie, la ripresa delle principali scene dell’opera, la presenza del pubblico alle varie serate dello spettacolo, gli eleganti ritratti dei singoli interpreti, costituiscono una documentazione di straordinario valore per la storia dello spettacolo e del costume. Bisogna inoltre sottolineare l’importanza del ritrovamento, all’interno del Fondo fotografico della Biblioteca, di dodici ritratti eseguiti da Balelli, elegantemente incorniciati e autografati con dedica dagli interpreti dell’opera, ritratti che vengono per la prima volta pubblicati e che aggiungono ulteriore valore all’intera documentazione dell’evento operistico.
Il racconto: le stagioni liriche 1967-2013
La Biblioteca Comunale Mozzi Borgetti ha ospitato le testimonianze fotografiche delle stagioni liriche che dal 1967 sono state allestite nello Sferisterio, capolavoro di architettura neoclassica progettato dall’architetto Ireneo Aleandri e inaugurato nel 1828 come stadio per il gioco del pallone al bracciale, rivelatosi con il tempo un prezioso contenitore di straordinarie melodie canore. Dalla enorme mole di materiale documentario accumulatosi in mezzo secolo di storia sono state selezionate per prima cosa quelle immagini fotografiche in grado di rappresentare in modo sintetico ma significativo tutte le opere allestite nel corso delle stagioni liriche comprese tra il 1967 e il 2013. Attraverso delle locandine sintetiche è stato possibile anche ricostruire i cast delle singole opere, in modo da richiamare alla memoria il grade numero di cantanti, direttori d’orchestra e registi che si sono avvicendati sul grande palcoscenico dell’Arena. Nella Sala Castiglioni, infine, è stata allestita una postazione-video per consentire la visione di una selezione di riprese professionali e amatoriali di tutte le opere rappresentate in modo da fornire un ulteriore contributo al patrimoni della memoria storica.
Una selezione dei costumi
Su iniziativa degli studenti dell’Accademia di Belle Arti, è stato creato all’interno del Teatro Lauro Rossi un percorso che partiva dal primo atrio, proseguiva lungo lo scalone e si concludeva nel foyer superiore, un percorso lungo il quale sono stati collocati dei manichini di varie dimensioni con indosso i costumi di vari personaggi di opere rappresentate nello Sferisterio, tirati fuori per l’occasione dai magazzini di Macerata Opera. Ordinati in ordine cronologico, partendo da oggi fino ad arrivare all’Aida del 1921, essi rappresentano un modo per rievocare in modo simbolico la dimensione reale entro la quale questi abiti di scena hanno vissuto una realtà effimera ma pur sempre significativa dell’evento spettacolo.
Un’idea scenografica
Nella Chiesa di San Paolo, auditorio dell’Università degli Sudi di Macerata, sempre gli studenti dell’Accademia di Belle Arti hanno voluto allestire un nuovo gioco della memoria, ripescando da una specie di “soffitta della nonna” alcuni frammenti di scenografie in grado di sollecitare un dialogo tra i visitatori e questi elementi scenici provenienti da spettacoli fra loro estranei. E’ stato così costruito un percorso fatto d’immagini illusorie, di fantasmi che restituiscono soltanto un’eco lontana, un riflesso dell’impegno creativo e manuale di tanti artisti-scenografi che hanno lavorato con stili e risultati fra loro profondante diversi. In questo modo gli allievi dell’Accademia maceratese hanno adottato un’idea–guida capace di suggerire un “libretto d’opera dei nostri giorni”.