Le Donne in Parlamento , il femminismo 23 secoli prima del 68


di Alan Mauro Vai

11 Ago 2013 - Senza categoria

Teatro: Recensioni

CITTA' DI CASTELLO (PG) – Aristofane è per noi il padre della comicità scritta che da più di 2400 anni ha dato inizio al filone della commedia, della satira ed è stato la voce dal bisogno universale dell'uomo di ridere e revisionare in senso critico e umoristico il reale. Le donne in parlamento è poi un testo di una contemporaneità straordinaria, che mette in scena il femminismo 23 secoli prima del '68. Un testo sagace, frizzante, pungente, spesso volgare e cinico, si basa sulla comicità bassa e più squisitamente umana che fa ancora ridere ai giorni nostri perchè parla all'uomo con gli elementi dell'uomo, la sua fragilità . In Atene le donne sono stufe del governo degli uomini, egoisti ed avidi, fanafaroni, bugiardi. Per il bene della comunità le donne decidono di travestirsi da uomini per poter partecipare all'Assemblea di Atene (in cui potevano partecipare solo gli uomini) e convincere la città a cedere il potere alle donne. Il piano incredibilmente funziona e le donne instaurano un sistema di governo di ipercomunismo utopico che però non porterà i risultati sperati. Fin dall'ingresso in teatro gli attori-personaggio rivoluzionano la scena teatro dialogando e interagendo col pubblico per portarlo a radunarlo in platea e tenerlo vivo testimone e fruitore dell'opera, parte integrante della vita teatrale. Questo è nel pieno spirito della commedia greca fulcro e origine di quella che per noi è la satira e la revisione critica del contemporaneo. Ed è uno spasso vedere le reazioni del pubblico ed il mondo fatato del teatro invadere pacificamente la realtà asettica della piccola borghesia a teatro. Lo spettacolo è poi frizzante, divertente, animato, splendidamente scenografato e vestito come l'assaggio iniziale aveva fatto presagire. Uno spettacolo di teatro classico che diventa un classico del teatro, con l'accorta mano della regia di Serena Senigaglia invisibile struttura deliziosa e perfetta degli sforzi dei bravissimi intepreti. Scena nuda fatta di praticabili movibili su cui gli attori compiono ogni azione e che trasformano in qualsiasi luogo e situazione. E la luce in cima alla scena, nel rotondo sole di rame illuminato a candela, accompagna tutto lo spettacolo nel canto del gallo e in mutazione tra luna e sole. Raramente capita di sentire un testo di teatro greco tradotto in maniera così azzeccata ed equlibrata (merito della bravissima Laura Curino), soprattutto in un'opera così licenziosa e volgare come quella di Aristofane, pieno di zeppo di riferimenti al contemporaneo che forse avrebbero potuto essere più presenti in questa messa in scena. Certo non li si poteva però trasformare in un testo di satira, anche se, sotto compagna elettorale, il programma di governo ipercomunista delle donne greche al potere aveva sicuramente il fascino di un sistema di un ritorno ai movimenti femministi degli anni '70 e all'idealismo utopico comunista. Il tocco contemporaneo arriva nella struttura scenica che talvolta diviene un vero e proprio musical con canti e coreografie comicissime eseguite splendidamente dagli attori, nella gara di karaoke tra la giovane fanciulla e la vecchia decaduta battuta a colpi di microfono per accaparrarsi il giovane voglioso e nelle immagini di alcuni personaggi che rievocano atmosfere anni '70, il James Dean chansonnier stile On the Road o l'estetica di alcuni cartoni animati moderni sul mondo greco. La protagonista femminile, Beatrice Schiros, è una vera potenza scenica e trascinatrice dentro il suolo di donna determinata al potere e nella seconda parte del testo la sua trasformazione in boss mafioso con tanto di lady lasciva al fianco è uno spasso per noi spettatori tanto da meritarle un'ovazione sentitissima agli applausi. Non sono da meno le altre donne, in particolar modo la mangiatrice di uomini e la vecchia e goffa serva dell'inizio che si trasforma nella seconda parte nella sensuale e soda fanciulla rivale della vecchia vogliosa. Tra gli uomini divertentissimo il bel galletto che all'inizio risveglia il giorno e che poi diviene un duca bianco altamente effeminato che ci ricorda con le sue movenze da ballerino il mito della danza e della bellezza gay degli anni'80. Insomma vario, geniale, divertente, a volte trivialmente comico e con tocchi alla Commedia dell'Arte, vira nel finale all'orgia di sesso e vino che è un inno alla vita ma è anche un ammonimento al cupo perdersi nei meandri dell'animalità se tutto è permesso ad uomini e donne senza freni e morale. Comunque sia, l'ultimissima immagine del bagno di vino e grida che chiude lo spettacolo è un capolavoro registico di luci e proporzione scenica che lascia il pubblico con un brivido interiore, senza voler insegnare o moralizzare alcunchè. Che poi una parte del pubblico di Città di Castello sia rimasto scandalizzato dalle scene di nudo o dalle volgarità dell'ironica bassezza umana del testo è dovuto alla mancanza di abitudine alla comicità vera e cruda dell'antichità e della Commedia dell'Arte, l'unica vera origine del ridere, e da un certo punto di vista stabilisce quell'equilibrio necessario tra realtà e finzione che è presupposto vitale del teatro.

Scheda:
Teatro degli Illuminati
Città di Castello (PG)
31 marzo 2008
Donne in parlamento
da Aristofane
traduzione: Laura Curino
rielaborazione drammaturgica: Renata Ciaravino e Serena Sinigaglia
regia: Serena Sinigaglia
scene: Maria Spazzi
costumi: Federica Ponissi
musiche: Carlo Boccadoro e Sandra Zoccolan
assistente alla regia: Chiara Stoppa
luci: Claudio De Pace
con: Beatrice Schiros, Arianna Scommegna, Sandra Zoccolan, Maria Pilar Perez Aspa, Irene Serini, Stefano Orlandi, Fabio Chiesa, Mattia Fabris, Chiara Stoppa
coro Caterina Carpio, Cristina Castigliola, Serena Cazzola, Mariamaddalena Gessi, Diana Manea, Dafne Niglio
produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d'Europa
(Alan Mauro Vai)


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