COSÌ È (SE VI PARE): da che parte è la verità?
di Daniela Marcozzi e Elena Bartolucci
27 Mar 2012 - Commenti teatro
Fermo – La sapiente commedia di Luigi Pirandello, Così è (se vi pare), per la regia di Michele Placido, ha concluso la stagione di prosa del Teatro dell’Aquila.
Il tema centrale dell’opera è “l’inconoscibilità del reale” e l’affannosa ricerca di una verità unica e inoppugnabile: una verità che non verrà mai trovata ma continuamente rivista e contraddetta. Questa commedia, infatti, genera un relativismo delle convenzioni e dell’esteriorità e l’impossibilità a conoscere una verità assoluta.
Tre grandi attori del calibro di Giuliana Lojodice, Pino Micol e Luciano Virgilio hanno arricchito con le loro interpretazioni questa magnifica opera, anche grazie al sostegno di straordinari attori non protagonisti.
La storia narra del signor Ponza (Pino Micol), che, insieme alla moglie e la suocera, la signora Frola (Giuliana Lojodice), si è da poco trasferito in una piccola cittadina, a seguito del devastante terremoto nella Marsica che spezzò le vite dei loro familiari e ridusse il paese natio in macerie. La narrazione prende vita nel salotto della casa del Consigliere, superiore del signor Ponza, dove la moglie, la figlia e diversi amici sospettano che alla figlia della signora Frola sia proibito di incontrare la madre e sia tenuta sotto chiave dal marito. Esasperati dalla curiosità e dall’invadenza dei concittadini, la signora Frola e il signor Ponza decidono, uno dopo l’altro, di andare a casa del Consigliere ed esternare la propria verità, per invocare pietà per il proprio dolore e chiedere garbatamente di essere lasciati in pace. La signora confiderà che il genero, in preda a uno stato di folle gelosia, si sarebbe convinto che la sua figliola sia morta in quel terribile terremoto e si sia sposato una seconda volta. La verità dell’uomo, invece, è un’altra: è la suocera a essere pazza, convinta che la sua attuale moglie sia la figliola ancora viva; egli è persino costretto a tenere due appartamenti in modo da impedire che le due donne si incontrino. Visto che entrambi hanno ben argomentato le loro convinzioni, lo spettatore, come gli altri personaggi, si ritrova di fronte all’inquietante scambio delle parti tra follia e normalità e frastornato non riesce più a capire a chi bisogna credere. La verità, però, rimarrà nascosta nelle parole finali della figlia della signora Frola (e allo stesso tempo seconda moglie del Signor Ponza): “Io sono colei che mi si crede”.
Così al termine dello spettacolo lo spettatore viene messo di fronte a un groviglio di ipotesi senza sbocco e deve perciò arrendersi al fatto che la verità è relativa e inaccessibile, perché muta in continuazione al mutare dei vari punti di vista. Lo stesso gioco di specchi rotti utilizzati nella scenografia esprime, infatti, il concetto che ciò che appare è ciò che è in realtà, ma al tempo stesso, anche il suo esatto contrario. Un concetto acuto e strettamente legato alle parole di Schopenhauer: “Il mondo è la mia rappresentazione”. Nessuna verità è dunque più certa e meno bisognosa di una prova di questa: tutto ciò che esiste è solamente oggetto in rapporto al soggetto, ovvero un’intuizione di chi intuisce, una rappresentazione personale della realtà.
Al “Così è”, fautore di una misera verità burocratica e di un ordine che non tollera difformità, attaccato alla propria convinzione secondo cui si può credere solo a ciò che si vede e che tutto ha un unico punto di vista, si contrappone quello del “se vi pare”, ovvero il mondo di tre povere anime che invocano il silenzio della pietà contro il quale si accanisce la morbosa, pettegola ed effimera curiosità di coloro che sono abituati a “far salotto”, disattendendo ciò che lo stesso buon senso avrebbe senza indugio taciuto.
Portavoce dell’autore, coscienza critica del dramma satirico e unica voce fuori dal coro, è il fratello della moglie del Consigliere, Lamberto Laudisi, interpretato brillantemente da Luciano Virgilio. È il solo personaggio che riesce a vedere il mondo per quel che è, riuscendo a riderne e a piangerne in egual modo, facendo divertire il pubblico stuzzicando i parenti e gli ospiti indiscreti, innervosendoli nella loro ridicola pretesa di dover conoscere i fatti altrui. Egli, infatti, riesce a svelare le illusioni degli altri protagonisti, ma non possiede gli strumenti giusti per impedire loro di perseguire nell’immorale attitudine alla malalingua, tanto che finirà anche lui per essere inghiottito in quel gioco crudele e inutile.
Attraverso questa commedia Pirandello ritrae la poca affidabilità dell’umana percezione, traviata da una scarsa lungimiranza di sentimenti e di valori, offrendo una rappresentazione della borghesia di provincia come un covo d’ipocriti e di bigotti, che usano le formalità e le regole di buon vicinato per prendere spunto per le loro conversazioni noiose e incentrate sul pettegolezzo, senza accorgersi della propria pochezza.