Ferdinando Scarfiotti un grande scenografo
Alberto Pellegrino
4 Ott 2008 - Arti Visive
Lo scenografo Ferdinando Scarfiotti (Potenza Picena 1941- Los Angeles 1994), un artista che ha onorato le Marche e l’Italia con la sua prestigiosa attività nel campo teatrale e cinematografico. Scarfiotti fa il suo esordio in teatro nel 1965 come assistente scenografo di Luchino Visconti nella celebre messa in scena del Giardino dei ciliegi di Cecov. Subito dopo comincia a firmare sue personali scenografie con il regista Giuseppe Patroni Griffi (La governante di Brancati, 1965; Vestire gli ignudi di Pirandello , 1966; Victor ovvero i bambini al potere di Vitrac, 1969; Il valzer dei cani di Andreev, 1978). Ancora con Visconti firma le scenografie dell’Egmont di Goethe (1967) e de L’inserzione di Natalia Ginzburg (1969), sempre con Visconti fa il suo esordio nel mondo della lirica con le opere Falstaff (1966), Il cavaliere della rosa di R. Strass, Simon Boccanegra di Verdi (1969). Nel teatro va riconosciuto a Scarfiotti il merito di aver inventato una cifra stilistica di tipo geometrico, basata sulla creazione di atmosfere molto intense con grandi quinte laterali che tagliano nettamente la luce, con pochi arredi isolati destinati a marcare lo spazio scenico nel segno di un’elegante essenzialità che ha sempre caratterizzato le opere di questo artista.
Parallelamente ha inizio negli anni Sessanta la sua carriera di scenografo e costumista cinematografico che porterà Scarfiotti a collaborare con prestigiosi registi e a raggiungere livelli di assoluto valore internazionale, ricevendo riconoscimenti di grande prestigio come il Premio Oscar, il “David di Donatello”, il “Nastro d’argento”. Questi i principali film a cui Scarfiotti lavora: Vaghe stelle dell’orsa (1965) di Visconti; Scusi facciamo l’amore (1968) di Caprioli; Metti una sera a cena (1969) di Patroni Griffi, il regista con cui aveva a lungo lavorato in teatro; Il conformista (1970) di Bernardo Bertolicci con il quale inizia una lunga e proficua collaborazione; Morte a Venezia (1971) di Visconti, un film che gli assicura una fama internazionale; Ultimo tango a Parigi (1972) di Bertolucci, un film che tra le polemiche sarà destinato a diventare un “mito” cinematografico; Che cosa è successo a mio padre e a tua madre? (1972) di Billy Wilder, che segna il suo esordio ad Hollywood; Daisy Miller (1974) di Peter Bogdanovich; Flash Gordon (1980) di Mike Hodges, per il quale Scarfiotti inventa scenografie e ingranaggi scenici che sono autentici capolavori di visionarietà; America gigolo (1980) di Paul Schrader, che segna un altro successo sul piano internazionale; Scarface (1983) di Brian De Palma; L’ultimo imperatore (1987) di Bertolucci, film per il quale Scarfiotti ottiene il Premio Oscar; Mamba (1988) di Mario Orfini; Il tè nel deserto (1990) di Bertolucci; Toys-Giocattoli (1992) di Barry Levinson, una stravagante fiaba antimilitarista e antiautoritaria che è l’ultima opera di valore di Scarfiotti, dove appunto spiccano le sue scenografie ispirate al futurismo, al costruttivismo russo e al surrealismo di Magritte.