Cesare Bocci racconta Dalla
di Elena Bartolucci
14 Gen 2025 - Commenti live!, Commenti teatro
Musica e parole per emozionare grazie a Lucio Dalla. Insieme al Duo Saverio Mercadante, Cesare Bocci racconta l’artista bolognese in un breve viaggio fatto solo di appunti e note musicali.
Sant’Elpidio a Mare (FM) – Domenica 12 gennaio 2024, nel piccolo Teatro Cicconi del comune di Sant’Elpidio a Mare, è andato in scena lo spettacolo intitolato “4/3/1943… Lucio Dalla!” in compagnia di Cesare Bocci e il Duo Saverio Mercadante (composto dal clarinettista Rocco Debernardis e Leo Binetti al pianoforte).
Il titolo dello spettacolo corrisponde alla data di nascita dell’artista di origini bolognesi e al contempo è una citazione dell’omonima canzone che lo stesso Dalla compose con Paola Pallottino, figura fondamentale nella fase di scrittura delle sue canzoni, che è sempre riuscita a trovare le parole giuste per le sue musiche. Quel brano fu poi la vera rivelazione del festival di Sanremo del 1971: Dalla si classificò terzo, ma da lì in poi il suo cammino di artista sarebbe stato segnato per sempre.
Bocci, noto volto televisivo e cinematografico di origini marchigiane, ha prestato la sua voce per far addentrare il pubblico in questo spettacolo, che ha l’intento di far conoscere uno spaccato ben preciso della vita del grande ed eclettico cantautore.
Un’artista che, grazie alla sua curiosità, al suo cuore e alla sua voglia di sperimentare, non si è mai lasciato ingabbiare negli stereotipi musicali della sua epoca e ha saputo rincorrere sempre gli stimoli giusti. La sua versatilità musicale e interpretativa è emersa sin dai suoi primi album che, fra gli anni ’70 e ’80, hanno segnato la sua carriera di artista grazie a una poesia e una raffinatezza dei testi impareggiabili. “Autore inizialmente solo delle musiche, Dalla è stato anche un raffinato paroliere e uno dei capisaldi musicali del Novecento italiano, con oltre 50 milioni di dischi venduti.”
I testi di Federica Debernardis si soffermano su un periodo ben prestabilito: partendo dagli ultimi anni Sessanta, si ripercorre più o meno un decennio ossia alcuni dei momenti più salienti della sua carriera agli albori.
Nel corso della serata sono state eseguite al piano e al clarinetto alcune delle canzoni più conosciute di quel periodo e, in diversi momenti, il pubblico è stato in grossa difficoltà nel riuscire a trattenersi e non cantare a squarciagola brani come Caro amico ti scrivo, Il gigante e la bambina (il testo fu ispirato a un fatto di cronaca nera ossia lo stupro di una minorenne ad opera di un pedofilo), 4/3/1943 (Gesù bambino), Caruso (di cui è stato effettuato il bis a fine serata), Piazza Grande, Come è profondo il mare, Anna e Marco (la storia di due ragazzi impacciati al bancone del bar che frequentava e di cui aveva immaginato la loro storia e i loro nomi), Futura, Cara o La sera dei miracoli.
La struttura dello spettacolo, che prevede una sorta di flusso di coscienza fatto di appunti, pensieri e strofe recitate, ricalca quello già portato in scena per ricordare un altro grande cantautore italiano ossia Lucio Battisti, con l’unica differenza però che il ritmo qui sembra leggermente più claudicante. La magia della musica è riuscita in ogni caso a calibrare l’attenzione del pubblico, affascinato dalla storia di un uomo che ha saputo conquistare le masse nonostante in molti nell’ambiente musicale lo avessero giudicato troppo basso, dalla voce simile a quella di un vecchietto del Far West e dall’aspetto poco piacente. Oltre al fatto che i giornalisti sembravano non ascoltare le sue canzoni prima di intervistarlo, puntando a conoscere solo il suo orientamento politico, sessuale e religioso. Tutti nutrivano un forte bisogno di catalogarlo in qualche sottocultura, ma tutto ciò che pensava era già scritto chiaramente nella sua musica, senza pregiudizi.
Come ha spiegato a fine serata il clarinettista Debernardis, far mancare le parole dei testi dei brani musicati durante la serata è stata una scelta voluta di questo spettacolo per far rivivere a pieno agli spettatori in sala le emozioni e i ricordi legati alle canzoni che li hanno fatti piangere, innamorare o semplicemente vivere.
Lo spettacolo è prodotto da Reggio Iniziative Culturali e realizzato insieme al Comune e all’AMAT.