Aedo malinconico ed ardente, …
11 Ago 2013 - Dischi
Recensione di Alberto Pellegrino
Giunge sempre il momento in cui un musicista sensibile e un ricercatore attento e sofisticato avverte il bisogno, dopo tanti anni di impegno e di attività , di fare il punto per verificare il suo percorso artistico e culturale. E' il caso di Gastone Pietrucci, patron e direttore dell'ormai mitico gruppo La Macina, che alla fine del 2002 ha pubblicato presso la casa discografica Suoni di note (www.storiedinote.com) il primo volume di questa nuova raccolta intitolata Aedo malinconico ed ardente, fuoco ed acque di canto. Canti della cultura popolare marchigiana, avvalendosi dell'apporto di altri importanti musicisti come Giovanna Marini, Rossana Casale, Riccardo Tesi, Marino e Sandro Severini della Gang. Lo stesso Pietrucci, che vanta al suo attivo la pubblicazione di nove raccolte, che espone le motivazioni di questo decimo lavoro: Poco a poco, in questi ultimi anni, ho incominciato a riguardare e a rileggere, con occhi, approccio e spirito diversi, il lavoro di tutti questi miei anni di ricerca sul campo e soprattutto di riproposta del materiale folclorico marchigiano con il mio gruppo La Macina. Improvvisamente, come un padre amoroso che vuole riprendere i suoi figli lasciati per troppo tempo in altre mani, ho sentito il bisogno di riappropriarmi artisticamente di tutto quel grande repertorio, che avevo affidati a vari e momentanei esecutori, che nel corso degli anni, si sono succeduti nel collettivo di questo tenace, determinato ed inossidabile gruppo marchigiano presente ininterrottamente, sulla scena del folk-revival italiano sin dal lontano 1968 .
Questo nuovo volume comprende canti già pubblicati in precedenza, ma presentati sotto una rinnovata veste musicale grazie a nuovi arrangiamenti come nel caso de La guerriera eseguita con la partecipazione del flautista Antonio Felicioli, oppure i due canti Io me ne vojo anda' pel mondo sperso e Benediciamo a Cristoforo Colombo in una nuova versione arrangiata da Riccardo Tesi, un musicista toscano virtuoso dell'organetto diatonico che ha alle spalle un percorso artistico durante il quale ha saputo fondere la musica etnica della sua terra e di altre aree geografiche con generi diversi e nuovi linguaggi musicali con un lungo lavoro di ricerca e di esecuzione che è sfociato nella realizzazione di otto album.
Nell'album di Pietrucci/La Macina troviamo inoltre un nuovo collage di canti dal repertorio della filanda jesina, a cui partecipa l'importante cantante folk Giovanna Marini che presta la sua voce anche per il canto religioso umbro Sotto la croce Maria, nel quale si parla del dolore umano di una donna e di una madre a cui il potere a ucciso il proprio figlio. L'antica ballata di Cecilia viene riproposta in una nuova versione raccolta nel Maceratese, mentre una novità assoluta è La ballata del brigante Pietro Masi detto Bellente, composta dal cantastorie Giuseppe Gasparrini, che narra la storia di un giovane divenuto brigante per aver disertato la chiamata nell'esercito napoleonico ed ucciso a soli 23 anni in un'imboscata tesagli dai francesi nella notte di Natale del 1812. Insieme a Rossana Casale, Pietrucci esegue due belle e malinconiche ninne nanne intitolate Dormi dormi core mia e Bovi bovi. Il disco si chiude infine con una nuova versione della serenata Stanotte mi sognai na bbella fata che si avvale ancora del flauto di Antonio Felicioli. In questa raccolta Pietrucci interpreta i vari brani con la sua voce scura e tormentata, conferendo ad essi una costante nota di nobile malinconia: E' come una crinatura d'autore che, per la prima volta, permette alla voce solista di uscire dal coro senza doversene emancipare, perciò restando una voce nella Macina e, nello stesso tempo, la voce della Macina Colore della meditazione e del lutto, il nero malinconico vela i temi di sempre, che il sentire popolare, percependoli dal basso, ha reso eterni (Massimo Raffaeli). Non a caso il poeta Francesco Scarabicchi parla di questi canti come di tante rappresentazioni legate al grande teatro della vita, legato a sentimenti fondamentali come l'amore, il dolore, la gelosia, la rabbia, l'ira, la vendetta, il godimento, l'onore, la dignità , il tradimento a cui si aggiungono la paura e la sofferenza per la guerra, la fame, il freddo, lo sfruttamento, l'emarginazione della donna. Tutto questo mondo dice Scarabicchi – continua ad essere interpretato dalla Macina che si fa stazione e viaggio di se stessa e continua l'andare del mondo nella virtù del canto, nella sua rigorosa e intransigente verità che tramanda l'ironia e il gioco, la malizia e la semplicità , l'amore, la morte, il tormento, la fatica, il divino, il plebeo, l'osceno, il corpo, le stagioni, i mesi, la cosmogonia e la fiaba dell'unica commedia che ci contiene tutti . Infine la scrittrice Allì Caracciolo analizza il lavoro di Pietrucci e della Macina, mettendo in evidenza che, sotto il profilo semantico, la lingua usata dal gruppo ha una dimensione tale per cui il canto diventa scrittura: Una scrittura insolita che coniuga l'anima popolare alle pulsioni ancestrali sulla soglia dell'esistenza, recuperando, in un raro impasto di creatività e filologia, proprio all'interno di quell'anima. Questa ne emerge deprivata del divertissement di sapore folkloristico per esaltarsi nella sua forza primitiva e primordiale, quasi barbarica, o flessa nelle esuberanti regioni di amore e passioni, di riso e morte, attuata nei ritmi palpitanti quasi orfici, nelle ossesse accumulazioni dionisiache delle strofe iterative attraverso la sua scrittura, la vocalità crea una sorta di sistemazione delle cose, del loro spazio e reciproca suggestione dialogica costruendo una vera e propria drammaturgia della voce .