Bel “Rigoletto” all’Opéra de Paris Bastille


di Alma Torretta

16 Dic 2024 - Commenti classica

Rigoletto “nel cartone” per la regia di Claus Guth all’Opéra de Paris Bastille questo dicembre e il prossimo maggio. Tra gli italiani, nel primo cast il soprano Rosa Feola come Gilda, in primavera sul podio salirà Andrea Battistoni.

(Foto © Benoite Fanton / OnP)

Un vecchio barbone dalla faccia imbiancata entra in scena trasportando un cartone che contiene tutta la sua vita, ne estrae una maschera ed un vestito candido macchiato di sangue. Ed un enorme cartone aperto verso il pubblico è la scenografia, originale e d’effetto, anche se con qualche problema non risolto di acustica. Rigoletto di Giuseppe Verdi è tornato all’Opéra Bastille per una prima serie di rappresentazioni sino alla Vigilia di Natale e, tornerà ancora, per una seconda serie di rappresentazioni dal 10 maggio al 12 giugno 2025 con lo stesso allestimento ma un diverso cast di artisti. La produzione è quella del regista tedesco Claus Guth, realizzata proprio per l’Opéra de Paris nell’aprile 2016, già ripresa nel 2021, che presenta l’azione come un lungo flashback durante il quale Rigoletto rivive i tragici eventi che hanno portato alla morte della figlia Gilda per sua stessa causa. Una prospettiva che rafforza la malinconia della storia, così come presentare Gilda come una piccola ballerina, presentata alle diverse età, mettendola pure su un piedistallo, è illuminante di come Rigoletto sia un padre che ama la figlia ma che, in fondo, non vuole che cresca, desideri che resti la sua pura e immacolata bambina per sempre, mentre Gilda naturalmente invece vuole diventare donna e amare un uomo.

Non è facile, in opere ultra note e rappresentate come Rigoletto, realizzare qualcosa di nuovo, Guth c’è riuscito ed il suo allestimento è ancora attuale, sorprendente e commovente. Mostra Rigoletto dopo la fine degli accadimenti narrati nell’opera, i suoi sentimenti di uomo e padre distrutto quasi al punto da perdere la ragione, “doppio” di Rigoletto interpretato benissimo dall’attore Henri Bernard Guizirian, e illumina alcune possibili letture dei personaggi che normalmente sono più in ombra, altro esempio è l’avere vestito esattamente allo stesso modo Rigoletto e Sparafucile quando si incontrano. Rigoletto lo dice che sono uguali, lui uccide con la lingua mentre l’altro con la spada, ed in quest’allestimento tale parallelismo è dunque lampante, diventa centrale. Apprezzabile il lavoro di approfondimento fatto insieme al drammaturgo Konrad Kuhn, collaboratore assiduo di Guth, particolarmente coinvolto nel realizzare tale produzione di Rigoletto.

Le scene, così come i bei costumi, sono di Christian Schmidt e se all’inizio, nel palazzo del Duca di Mantova, i cortigiani ed il Duca sono in abiti d’ispirazione d’epoca, già dall’ingresso del Conte di Monterone si vira verso il moderno, anzi un senza tempo minimalista, così come sono senza tempo i sentimenti messi in scena.

Le spoglie pareti di cartone sono anche ideali per arricchire la rappresentazione di ombre, belle le luci di Olaf Winter, e per un uso moderato di proiezioni video, di Andi A. Müller.

Punto dolente, come abbiamo anticipato, gli effetti  sull’acustica del cartone che non consente di sentire sempre bene i cantanti e anche l’orchestra sembra a tratti ovattata e non è possibile apprezzare in pieno la direzione accurata e brillante del giovane maestro svizzero-venezuelano Domingo Hindoyan, dal 2021 direttore principale della Royal Liverpool Philharmonic, che ha fatto con questo Rigoletto il suo debutto all’Opera di Parigi, così come il soprano italiano Rosa Feola nei panni di Gilda e il tenore armeno Liparit Avetisyan nel ruolo del Duca di Mantova.

Ottimo debutto per la Feola, che conosce bene la parte e ha conquistato il pubblico con il suo lirismo e virtuosismo, superlativa soprattutto nel secondo atto, e ha mostrato anche la sua grazia come ballerina.

Il tenore Avetisyan ha proprio un bel timbro, la voce giusta per interpretare il Duca ma non sempre ben stabile, in dotazione acuti cristallini ma ancora da perfezionare qualche passaggio.

Ma il trionfatore della serata è stato innanzitutto Rigoletto cantato dal baritono russo Roman Burdenko, intenso, dall’interpretazione davvero toccante.

Una garanzia poi, sempre impeccabile, il basso georgiano Goderdzi Janelidze che propone uno Sparafucile dall’aspetto elegante malgrado sia un assassino, e il regista ha trasformato in un cabaret la locanda di Maddalena, interpretata in aderente tutina nera del mezzosoprano Aude Extrémo dal colore di voce particolarmente scuro e profondo.

Questa scelta, con le ballerine in piume e paillettes bianche, convince meno, non è ben integrata nella storia, e non aiutano le semplici coreografie di Teresa Rotemberg che penalizzano anche il Coro, ben istruito da Alessandro Di Stefano, costretto a posizioni e mossette un po’ ridicole, più da musical che da dramma. Una sdrammatizzazione che disturba perché spezza l’immedesimazione tragica.

Merita infine una citazione anche il giovane Blake Denson che si fa ammirare come Monterone per la sua bella voce baritonale.

La seconda serie di rappresentazioni di Rigoletto vedrà il debutto in buca del direttore d’orchestra italiano Andrea Battistoni, recentemente nominato direttore artistico del Teatro Regio di Torino. In scena il ruolo di Rigoletto sarà interpretato dal baritono georgiano George Gagnidze, Gilda dal soprano slovacco Slávka Zamecníková, il Duca di Mantova dal tenore russo Dmitry Korchak, Sparafucile da Alexander Tsymbalyuk, Maddalena da Justina Gringyté, Monterone sarà il basso italiano Daniel Giulianini.

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