“La testa indipendente”
11 Ago 2013 - Dischi
Forse l'ex-Csi Giorgio Canali – produttore di questo album – esagera nell'affermare che i Tre Allegri Ragazzi Morti sono l'unica vera garage band italiana, ma coglie in modo preciso lo spirito adolescenziale con cui il gruppo affronta il rock. D'altra parte, serve una giusta dose di ingenuità per cimentarsi nell'impresa di pigiare i propri pensieri in una manciata di minuti, possibilmente con un ritornello che si faccia ricordare. E il garage resta il luogo migliore per dedicarsi a questa attività ,
soprattutto per gli eterni adolescenti con una chitarra elettrica fra le mani. I Tre Allegri Ragazzi Morti mantengono queste caratteristiche da tempo, senza però aderire ai canoni di ciò che si definisce garage-rock: niente capelli a caschetto nè cover dei Sonics, per intenderci. L'ispirazione fondamentale viene in gran parte dalla new wave e dall'indie rock degli anni '80 e '90. Al di là degli inevitabili modelli inglesi e statunitensi, il gruppo rivendica il legame con il primo punk italiano, come prova la cover di “I'm in love with my computer” degli Andy Warhol Banana Technicolor: un ripescaggio corretto, visto che i Ragazzi sono di Pordenone, una delle città più attive a recepire il verbo dei Sex Pistols ai tempi della loro comparsa. Altre canzoni da segnalare sono “Ogni adolescenza” (quasi un manifesto), “Quasi adatti” e “Beat(o)”, gradevole omaggio a Kerouac nonostante sia appesantita da una lunga coda, forse evitabile. Ma è chiaro che registrarla deve essere stato divertente e nessuna garage-band avrebbe resistito alla tentazione di lasciarla sul disco.