Intervista ad Arianna Lepre, autrice di “Diario dal deserto”


a cura della Redazione

14 Ott 2024 - Interviste, Libri

Abbiamo intervistato la milanese Arianna Lepre, autrice del libro “Diario dal deserto”. Appassionata di lingue e culture straniere, assistente di volo a Dubai. Con Emirates, a bordo dell’aereo passeggeri più grande al mondo, inizierà a viaggiare in tutti i continenti. Oggi vive in Italia, dove continua a volare e scrive dei suoi viaggi nel tempo libero.

“È quando si esce dalla nostra zona
di comfort che accadono le cose più belle”

Musiculturaonline ha incontrato Arianna Lepre, autrice del libro “Diario dal deserto”, già presentato con successo al Mondadori Bookstore di Crema e disponibile per l’acquisto su Amazon.

Dal superamento delle selezioni per la compagnia Emirates (scoperte in modo del tutto casuale durante il periodo del Master di specializzazione in Interpretariato a Pisa) al trasferimento a Dubai, nella residenza Sarab (nomen omen, un autentico miraggio nel bel mezzo del deserto), passando per la settimana di induction – un “momento esplorativo e conoscitivo” insieme ai new joiners, i nuovi arrivati, nella sede della compagnia – e per il serrato ed estremamente tecnico corso di addestramento, fino ai voli come cabin crew a bordo dell’aereo passeggeri più grande del mondo, l’Airbus A380, “The Giant of the Sky”(Il gigante del cielo).

INTERVISTA

D. La letteratura di viaggio, annovera, tra gli italiani, il suo concittadino Beppe Severgnini (Italiani con valigiaUn italiano in AmericaManuale dell’imperfetto viaggiatore). La sua opera l’ha in qualche modo ispirata per il suo Diario?

R. Di Beppe Severgnini ricordo i primi articoli che leggevo da bambina e come mi incuriosiva il fatto che fosse della mia stessa città! Mi piace la sua scrittura, e condivido senz’altro alcuni aneddoti di Italiani con la valigia; anche io, infatti, mi sono sentita un’italiana all’estero come lui. Ci portiamo davvero dietro tutto: io, nella valigia per Dubai, ci avevo messo anche il colapasta!

D. Il diario è una forma narrativa particolare che di solito svela la parte più intima dell’autore…ha avuto qualche remora, nella scrittura, a riportare emozioni private?

R. All’inizio ero molto titubante sul pubblicare, proprio perché il libro nasce come un diario di un’esperienza personale, nel quale mi racconto senza segreti. Dopo la pubblicazione, no, non ho avuto alcuna remora perché parlando coi lettori ho capito che è proprio questo mio lato intimo della scrittura che li ha colpiti, tanta gente si è ritrovata nelle mie parole o vissuti, quindi ne sono felice. 

D. Quali sono, a suo avviso, i punti cardine della “filosofia” di Emirates?

R. Sicuramente il guardare lontano, guardare oltre (Hello Tomorrow era infatti lo slogan della compagnia quando ne entrai a far parte dieci anni fa); poi l’internazionalità, oltre a me i dipendenti arrivavano da più di cento nazionalità diverse, eravamo un vero melting pot ed Emirates ci teneva moltissimo al rispetto di ogni cultura, dovevamo saper convivere insieme; infine direi la grandiosità: la flotta emiratina conta ad oggi più di duecento aerei, tra cui l’Airbus 380, il famoso “gigante dei cieli”, a due piani; vola in ogni angolo del pianeta e vanta cabine passeggeri tra le più lussuose al mondo.

D. Qual è il layover che ricorda con maggiore emozione?

R. Sicuramente Cape Town, quando siamo arrivati al Capo di Buona Speranza: non ero mai stata così a Sud del mondo!

D. Viaggiare rende modesti. Vedi che piccolo posto occupi nel mondo (Gustave Flaubert). È d’accordo con questo aforisma?

R. D’accordissimo. E devo tutto a questa esperienza per avermene fatto rendere conto. Spesso ci lamentiamo di piccolezze o pensiamo di avere problemi enormi che, se invece paragoniamo a quelli di una persona della nostra stessa età ma che sta dall’altra parte del mondo, riusciamo a ridimensionare. Il continuo confronto con i miei colleghi in Emirates o con le persone che incontravo in viaggio mi ha aperto la mente, proprio in questo senso.

D. Quali altri insegnamenti ha tratto dall’esperienza del viaggio?

R. A livello umano, che siamo tutti uguali. Possiamo avere un colore della pelle distinto, parlare un’altra lingua o credere in un altro Dio, ma alla fine siamo tutti simili, piuttosto che diversi. Sarebbe bello se ci rispettassimo, invece che farci la guerra. Penso che dalle differenze avremmo molto da imparare, più che criticare. E poi, ho imparato a non avere paura. Viaggiando si fanno sempre incontri interessanti e nascono delle bellissime amicizie. Non dobbiamo rinunciare a viaggiare solo perché siamo intimoriti o perché siamo “comodi” a casa nostra: è quando si esce dalla nostra zona di comfort che accadono le cose più belle.

D. Che tipo di pubblico le piacerebbe raggiungere con “Diario dal deserto”?

R. Mi piacerebbe raggiungere qualsiasi persona a prescindere, per dare un consiglio, una spinta, ma anche per ricredersi. Se dovessi scegliere un pubblico però, direi senz’altro i giovani, perché vorrei che con questo libro sognassero, e perché l’esempio di quello che ho fatto io a ventiquattro anni potrebbe servire a qualcuno di loro, magari annoiato o indeciso su cosa fare dopo le scuole superiori.

D. Un piatto della cucina mediorientale che l’ha letteralmente conquistata?

R. Hummus fatto in tutte le salse; insalata tabouleh e namoura, una torta di semola all’acqua di rose.

D. Il paesaggio più bello che ha visto in vita sua?

R. Tolto il Sudafrica, visto che l’ho già citato, direi le isole Seychelles.

D. L’introspezione è un’attività che sta scomparendo. Sempre più persone, quando si trovano a fronteggiare momenti di solitudine nella propria auto, per strada o alla cassa del supermercato, invece di raccogliere i pensieri controllano se ci sono messaggi sul cellulare per avere qualche brandello di evidenza che dimostri loro che qualcuno, da qualche parte, forse li vuole o ha bisogno di loro. Così il sociologo Zygmunt Bauman; lei come ha fatto fronte agli inevitabili momenti di solitudine nei tre anni di esperienza con Emirates? Il lavoro di assistente di volo l’ha fatta anche allontanare da quella iperconnessione che tutti, chi più chi meno, stiamo sperimentando in questo momento storico?

R. Decisamente sì. Emirates mi ha insegnato che un momento puoi essere circondato da trecento passeggeri o condividere un layover con venti colleghi e poco dopo sei solo nella tua camera di hotel, o a Dubai. La solitudine la conosce ogni navigante, e impara a conviverci. All’inizio per me fu molto difficile, oggi è anche grazie a questi momenti se sono in grado di stare da sola. Penso che la solitudine insegni a tutti il vero valore dell’amicizia e dell’amore. Ed è proprio grazie alla solitudine che ci si conosce meglio. Devo dire anche grazie alle tante ore in volo, perché sì, mi hanno obbligato a sconnettermi dal telefono; è così che ho riscoperto la lettura. Stessa cosa avveniva in giro per il mondo, quando mi connettevo solo dentro all’hotel. Per il resto, il telefono serviva solo per scattare fotografie e scrivere gli appunti di viaggio.

D. Un antico proverbio arabo, amato sia dai cristiani che dai musulmani, recita: “Non arrenderti, rischieresti di farlo un’ora prima del miracolo”. Lei si reputa una persona tenace?

R. Abbastanza. Per fare quel passo, da sola, e partire un po’ di tenacia l’ho avuta!

D. Come si vede tra dieci anni?

R. In volo non lo so, ma in viaggio sicuramente!

INFO

Riferimenti social:

Ig: https://www.instagram.com/diario.dal.deserto/

Acquista libro: amzn.eu/d/bjDVAy1

  • Foto in copertina: Petra Drake
  • Progetto grafico e impaginazione: Roberta Gramazio
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2 responses

  1. Nicoletta Malosio ha detto:

    Questo libro mi ha coinvolto interamente ammirando i paesaggi, assaporando nuovi gusti, delineando i volti di chi ti ha rivolto lo sguardo lungo i tuoi percorsi, provando tante nuove sensazioni.Grazie per avermi donato con la lettura questi momenti, immaginando di essere al tuo fianco.

  2. Franca ha detto:

    La lettura di questo libro mi ha fatto viaggiare insieme alla scrittrice,mi sembrava di avere davanti agli occhi i luoghi che ha visitato.Mi hanno divertito gli aneddoti raccontati riguardo ai suoi compagni di viaggio.Questa ragazza partita verso l’ignoto lasciando famiglia e comodità ha fatto molta strada. Spero ci sia un seguito perché penso che i luoghi descritti siano solo una parte del suo meraviglioso viaggio intorno al mondo iniziato solo a 24 anni

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