Filippo Marchetti l'uomo, il musicista
11 Ago 2013 - Libri
(recensione di Alberto Pellegrino)Nel quadro delle celebrazioni per il centenario di Filippo Marchetti è stato pubblicato dalle Edizioni Bongiovanni di Bologna il volume Filippo Marchetti l'uomo, il musicista a cura di Francesco Bissoli. L'iniziativa editoriale rientra nel progetto Marchetti ricostruito elaborato e già in parte realizzato dall'Associazione Corale Culturale Filippo Marchetti, che ha voluto con questo lavoro monografico, scrupolosamente condotto sull'epistolario del musicista e sulle fonti esistenti presso istituzioni pubbliche e private, fornire un contributo scientificamente corretto e il più possibile completo sulla vita e l'opera del compositore che nasce dall'impegno di tre autori, Francesco Bissoli Lamberto Lugli – Anna Rita Severini, che hanno scritto da soli o quattro mani i vari saggi che compongono l'opera che si conclude con il catalogo completo di tutta la produzione musicale di Marchetti, con la discografia e la bibliografia su questo autore.Nel primo saggio Bissoli inquadra la figura di Marchetti nel panorama musicale del secondo Ottocento nel periodo compreso fra la morte di Donizetti (1848) e l'affermarsi dell'opera verista dopo il 1890. In questo ambito va collocata la produzione operistica di Marchetti che compare nel pamorama lirico italiano mentre sui palcoscenici della penisola riscuoteva un ampio successo il grand-opèra parigino (Meyerbeer, Auber, Havely, Gonoud, Thomas, Bizet, Massenet), mentre all'ondata francese si contrappone il solito Verdi, ritornato prepotentemente sulla scena con La forza del destino e Aida, Ponchielli con La Gioconda, Gomez con Il Guarany, Boito con Mefistofele ed infine Marchetti con il Ruy Blas. Seguono quindi una serie di scritti di Bissoli-Severini che analizzato tutta la produzione operistica di Marchetti dall'esordio con le opere Gentile da Varano, La Demente e Il Paria, ai primi successi con Romeo e Giulietta e il trionfo del Ruy Blas. Particolarmente attento e rilevante diventa il lavoro di analisi sulle due ultime opere, Gustavo Wasa e Don Giovanni d'Austria, poco note e poco studiate, per cui questo lavoro costituisce un ottimo punto di partenza per ulteriori studi e approfondimenti grazie alla notevole mole di documenti che riportano alla luce il complesso laboratorio che sottintende alla nascita di un'opera lirica anche nel costante e non sempre facile rapporto compositore librettista. Lugli-Severini prendono in esame le composizioni degli ultimi anni, quando Marchetti, a partire dal 1880, comincia ad allontanarsi dal mondo del melodramma per la difficoltà a trovare libretti che si addicessero alla sua musica, per i rapporti sempre più difficili con il suo librettista d'elezione Carlo D'Ormeville e per avvertire i sintomi di una certa stanchezza compositiva ( Quando una mente non sente più il bisogno di produrre, significa che ne ha perduto le potenzialità ). Senza tralasciare di cercare un soggetto melodrammatico o una rinnovata linfa creativa,Marchetti non tralascia di comporre buona musica da camera anche di ispirazione religiosa (Salve Regina, La Preghiera), di coltivare il suo interesse per la musica di tradizione popolare, di assolvere ai suoi impegni di musicista di corte presso la regina Margherita e la duchessa di Genova, di dirigere l'Accademia di S. Cecilia, di assolvere a diversi incarichi ufficiali, ricevendo anche riconoscimenti per il suo valore di compositore e la stima per la sua personalità di uomo leale e scrupolosamente onesto. Proprio riguardo alla produzione cameristica del maestro sono di notevole rilievo i due saggi di Bissoli e di Lugli. Il primo prende in esame la produzione riguardante la musica corale e strumentale, liriche per canto e pianoforte, mentre il secondo prende in esame il linguaggio musicale di Marchetti, preoccupandosi di smontare l'accusa di reazionario che ha spesso pesato sul compositore marchigiano. L'arte del maestro marchigiano dice Lugli trae la propria ragione d'essere dalla noncuranza dell'invenzione per l'invenzione. Egli impiega il linguaggio musicale con rigore e serietà , ma ciò non significa che si tratti di un musicista privo di capacità innovative e perfettamente aderenti al linguaggio del periodo . Idealmente legato a Bellini e Donizetti, egli va collocato nel filone melodrammatico popolare e borghese che sa mantenersi in equilibrio tra impulso spontaneo prettamente romantico, abilità e maniera senza essere mai un imitatore e senza manifestare una vera e propria forza innovatrice, ma mettendo in mostra una maestria artistica quasi sempre sorretta da una sicura e spontanea ispirazione. Tutto il volume nel suo complesso, per i saggi e gli apparati che contiene, si rivela un prezioso strumento per gli addetti ai lavori e un valido contributo per far conoscere ad un pubblico più vasto la vita e l'intera produzione di Filippo Marchetti.