“Horizon” il film di Kevin Costner
di Alberto Pellegrino
12 Lug 2024 - Commenti cinema
Ha avuto purtroppo vita breve “Horizon”, la grande saga western progettata e realizzata da Kevin Costner.
Il film Horizon: An American Saga. Capitolo 1 diretto da Kevin Costner è arrivato nelle sale cinematografiche italiane il 4 luglio 2024, mentre l’uscita del Capitolo 2 è stata rimandata a data da destinare.
Per questa ambiziosa saga americana è stata stanziata la ragguardevole cifra di 100 milioni di dollari e le riprese sono state effettuate nel sud dello Utah tra il 29 agosto e il 30 novembre 2022, mentre il secondo capitolo è stato realizzato nell’estate 2023 ed è stato programmato un terzo episodio per il 2024.
Il soggetto e la sceneggiatura sono di Kevin Costner e Jon Baird, la fotografia di Michael Muro, la scenografia di Derek R. Hill, i costumi di Lisa Loveeas, il montaggio di Miklos Wright, le musiche di John Debney.
Negli Stati Uniti una parte maggioritaria della critica ha giudicato il film in modo positivo, mentre alcuni critici ne hanno sottolineato difetti e incongruenze come del resto è accaduto in Italia, dove qualcuno ha definito la pellicola un insieme di “trame stereotipate e confuse”.
La grande stagione del western sembrava definitivamente conclusa da The Hateful Eight di Tarantino che ha l’andamento di una tragedia greca; da Killers of the Flower Moon il capolavoro di Martin Scorsese, che fotografa il crepuscolo irreversibile della frontiera nel momento della definitiva privatizzazione delle risorse naturali da parte dei bianchi con una nuova e spietata forma di colonizzazione celata dietro una urbanizzazione e un progresso di facciata.
Kevin Costner, nel ricordo dello strepitoso successo del suo Balla coi lupi (1990) e della discreta accoglienza all’altro suo western Terra di confine (2003), sembra voler dimostrare con questa nuova produzione che è possibile la rinascita del genere western equamente con un impegno personale e finanziario fuori dal comune, probabilmente confortato dal successo avuto come protagonista della seria televisiva Yellowstone, dove ha interpretato un anziano e tirannico patriarca che, con un misto d’idealismo e crudeltà, difende i confini nella sua proprietà.
Ci si può chiedere se Horizon: An American Saga possa essere definito un western classico e la risposta è sì, perché il film ripropone quel respiro romanzesco e romantico ormai codificato negli anni con l’intenzione di strappare dai ristretti confini della nostalgia la saga dell’espansione verso l’Ovest, le vicende di personaggi che vivono l’epopea dei viaggi in carovana, delle sanguinose lotte contro gli indiani, dei violenti scontri tra cowboy “buoni” e le bande di spietati criminali.
Il West, il mito americano della frontiera
Il western è genere abbastanza complesso, perché in esso confluiscono da un lato una realtà storica compresa tra la seconda metà dell’Ottocento e i primi anni del Novecento; dall’altro il mito della “frontiera” che ha rappresentato per una “giovane” nazione una epopea paragonabile a quella che è stata per l’Europa l’età classica con l’Iliade e l’Odissea. Nonostante il mondo sia cambiato, le culture si siano evolute, i valori nazionali (orgoglio nazionale, onore, coraggio, voglia d’avventura) siano mutati o annacquati, l’idea della “frontiera” continua a esercitare il suo fascino come condizione esistenziale, come un passato da esplorare per cercare una nuova identità, perché la frontiera (a differenza del confine) non è un limite reale ma uno spazio indefinito che va oltre la comune immaginazione. Per questo il West è diventato uno scenario narrativo onnicomprensivo, un mito che ha richiamato l’interesse della letteratura, delle riviste specializzate dell’Ottocento e di tutti i mass media a cominciare dal cinema, seguito da pittura, fotografia, fumetti, cartoni animati, radio, televisione, musica e teatro.
Kevin Costner, tenendo sullo sfondo la guerra civile, racconta la corsa verso l’Ovest, i primi insediamenti stanziali, gli scontri sanguinosi con i nativi che difendono il loro territorio e tiene presenti tutti gli elementi fondanti del mitico West: la conquista di territori selvaggi per sottomettere la natura alla civiltà, le fattorie come piccole isole sperdute nella prateria, gli accampamenti difesi dai militari, gli squallidi villaggi con il saloon, i giocatori e le prostitute, i cow boy con il revolver e la carabina Winchester, gli scontri tra piccoli allevatori e i grandi proprietari terrieri fiancheggiati da bande di feroci criminali.
Un ruolo non secondario ha il paesaggio con i suoi spettacolari panorami, i fiumi e le foreste, le sterminate pianure, le Montagne Rocciose, il fascino dei tramonti e il buio minaccioso delle notti. Si tratta di una società regolata più dal codici d’onore che dalla legge, dove la generosità e solidarietà tra individui sono spesso sostituite da scontri sanguinosi e da vendette, dove il progresso, rappresentato dalla ferrovia e dal telegrafo, è guardato con sospetto o visto addirittura come un pericolo.
È presente anche il tema del colonialismo esercitato nei confronti delle popolazioni indigene spesso vittime di un genocidio programmato e di un razzismo che nel passato ha macchiato il genere western, presentando i nativi come selvaggi assetati di sangue e privi di una loro cultura. Il film si richiama in parte, come in Balla coi lupi, a quel “western revisionista” che ha messo in discussione determinati stereotipi razziali e ha riconosciuto che gli indiani sono “l’unico, vero popolo americano”.
La trama del film
Il film inizia nel 1859, con i primi coloni della San Pedro Valley che, sotto lo sguardo ostile di alcuni Apache, tracciano i confini dei loro appezzamenti con la corda da agrimensore e piantano i paletti che circoscriveranno le varie proprietà, quindi si discute sul modo migliore per preparare il terreno per la semina, ma subito dopo l’intero accampamento sarà distrutto dagli indiani. Siamo ancora lontani da una civiltà urbana di tipo industriale anche quando l’azione si sposta in un accampamento protetto dall’esercito e in un villaggio di piccoli agricoltori, dove compare Hayes Ellison, un uomo dal passato misterioso destinato ad avere un ruolo importante quando elimina in duello un criminale e decide di proteggere una ragazza e un bambino dalle minacci di una branda criminale in cerca di vendetta, mentre un convoglio di carri viaggia verso una specie di terra promessa denominata “Horizon”. Poiché sarebbe impossibile entrare nei dettagli delle varie vicende, si è cercato d’individuare i principali filoni narrativi:
- Le vicende di un gruppo di coloni che si sono insediati nella San Pedro Valley spinti da vantaggiose concessioni terriere a favore di piccoli proprietari per creare una comunità agricola in un’area che gli Apache ritengono loro esclusivo territorio di caccia; il rifugio dei superstiti in un insediamento più grande e protetto da un presidio militare, dove nasce il romance tra un’avvenente vedova e un giovane tenente.
- L’apparizione di un avventuriero solitario, taciturno e generoso (Hayes Ellison) che mette in pericolo la propria vita per proteggere la giovane prostituta Marigold e il bambino che le è stato affidato dall’amica Lucy, la quale vuole sottrarlo alle grinfie del padre appartenente alla spietata famiglia Sykes che ora cerca vendetta per l’uccisione di un suo componente.
- Il cammino di una carovana partita da Santa Fe e diretta verso la comunità della San Pedro Valley, sulla quale incombe la minaccia degli indiani e la possibile violazione delle regole che reggono quella piccola comunità viaggiante.
- La divisione tra nativi pacifici e giovani guerrieri bellicosi all’interno di una tribù Apache che all’inizio appaiono come i brutali antagonisti degli abitanti di Horizon, ma che saranno destinati a diventare vittime dei bianchi, anche per la presenza di una spietata e cinica banda di cacciatori di scalpi che sono oggetto di un ignobile commercio.
È difficile formulare un giudizio definitivo sul film, che presenta dei pregi e qualche difetto soprattutto di sceneggiatura, per cui è logico attendere la visione del secondo capitolo dove si spera gli intrigati nodi narrativi vengano sciolti. Per ora appare chiaro che il progetto si propone di ridare nuova vitalità e identità culturale al genere western attraverso un racconto di ampio respiro equamente diviso tra la storia e mito. Per il momento va sottolineata la forza narrativa di alcune sequenze come l’arrivo del missionario evangelico nelle desertiche terre della San Pedro Valley, il lungo assedio notturno degli Apache all’abitazione di una famiglia dei coloni, gli straordinari paesaggi, il racconto corale della carovana con le silhouette degli indiani ritagliate in cima ai canyon, questo cavalcare separati e tutti uniti verso il sogno della “frontiera americana”.
Kevin Costner è stato definito un conservatore che ama esaltare l’eroismo dei cavalieri erranti del West, ma in questo caso fabbrica western senza bendarsi gli occhi sugli stereotipi e sulle devastazioni del colonialismo bianco. Crede nell’epica dei sentimento e riesce a essere elegiaco e brutale, per cui Horizon è l’immagine di un autore che mette in gioco tutto il suo mondo per proporre la visione di un’America che non esiste più nella realtà, ma che tuttora resiste nella cultura e nella psicologia collettiva della società americana, che suscita ancora l’interesse di milioni di spettatori in tutto il mondo, merita pertanto rispetto un autore che continua a considerare il cinema un fenomeno vitale e capace di avere sempre un forte impatto sociale.
Una decisione inaspettata
Purtroppo, la grande scommessa fatta da Kevin Costner di raccontare la storia della frontiera americana in quattro film si sta rivelando un possibile fallimento, l’attore-regista è caduto sotto la mannaia della dura legge del mercato.
Da un comunicato diramato l’11 luglio 2024 dall’ANSA si apprende che la New Line Cinema ha deciso di sospendere fino a data da destinarsi la distribuzione nelle sale del secondo capitolo di Horizon: An American Saga, programmata in Italia per il 16 agosto.
Questa decisione improvvisa e inaspettata è stata presa perché nelle prime due settimane il film ha incassato solo 23 milioni di dollari: una decisione dell’azienda distributrice alquanto incomprensibile, perché la cifra incassata in sole due settimane non è poi da disprezzare, rappresentando un quarto della somma investita nell’intero progetto; inoltre, non si sono aspettate eventuali evoluzioni positive del mercato cinematografico nel periodo autunnale e invernale. Si tratta di un durissimo colpo e finanziario e d’immagine per Costner che, oltre a essere l’autore, il regista e l’interprete, è anche il produttore di questi film, nella cui realizzazione ha investito 38 suoi milioni di dollari. L’attore non ha voluto rilasciare alcuna dichiarazione, mentre la sua casa di produzione, Territory Pictures, ha diramato il seguente comunicato volutamente ottimistico: “Kevin Costner ha realizzato questo film per le persone che amano il cinema e che volevano intraprendere un viaggio. Il supporto che abbiamo ricevuto dai fan del cinema e dai proprietari dei teatri, mentre sperimentano il primo capitolo di questa saga, serve solo a rafforzare la nostra fiducia in loro e nei film che abbiamo realizzato, e li ringraziamo per essersi uniti a noi in questo viaggio. Accogliamo con favore l’opportunità di ampliare quella finestra, poiché sappiamo che servirà solo a migliorare l’esperienza di vedere Horizon 2”.