A Parigi “Così fan tutte” tra lirica e danza
di Alma Torretta
13 Giu 2024 - Commenti classica
Torna al Palais Garnier l’allestimento di Anne Teresa de Keersmaeker. All’Opéra de Paris dal 10 giugno 9 luglio, recensita la prima. Lirica e danza si sposano perfettamente, ed è un successo.
(Foto © @benoitefanton / OnP)
Non sorprende che sia, in questo caso, un matrimonio davvero ben riuscito quello tra lirica e danza perché ad officiare l’unione c’è una coreografa dal fine orecchio musicale come la belga Anne Teresa de Keersmaeker che nel 2017 ha creato, proprio per l’Opéra de Paris, questa versione innovativa e al tempo stesso molto classica, essenziale e fuori dal tempo, del Così fan tutte di Mozart adesso riproposta con grande successo a Palais Garnier. E, come tutti i classici, è una versione ancora attualissima che non ha preso una ruga. E, come tutti i matrimoni ben riusciti, non c’è soltanto qui un’ottima sintonia tra le due arti, non è una semplice somma di canto lirico e danza contemporanea, ma si crea qualcosa di nuovo, di più, ed arie che si pensava di conoscere bene appaiono in una nuova luce, sorprendono per sfumature che la coreografia mette in risalto, rendendo l’opera ancora più poetica, evanescente, e il tema trattato, la vera natura del carattere delle donne, ma anche degli uomini, appare ancora di più in tutta la sua, al tempo stesso, fragilità e complessità.
Su un palcoscenico messo a nudo e tutto bianco, solo delimitato da alcune quinte in plastica trasparente, si posizionano in semicerchio dodici personaggi, sei uomini e sei donne, e sapendo che i protagonisti dell’opera sono sei si pensa subito che ogni cantante ha il suo doppio ballerino, ed infatti è così. Cantanti e ballerini all’inizio si distinguono appena, perché i movimenti sono gli stessi e solo un dettaglio di colore o di forma dei costumi fa immaginare le coppie, soltanto i due Don Alfonso sono chiaramente individuabili.
Sul podio c’è il maestro spagnolo Pablo Heras-Casado, atteso con curiosità anche perché tornerà la prossima stagione alla guida dell’Orchestra Nazionale dell’Opera di Parigi per dirigerà il Ring di Wagner dopo averlo diretto al Teatro Real di Madrid. La sua è una lettura leggera e frizzante che non punta tanto alla perfezione cristallina dei suoni di Mozart quanto piuttosto a creare un’atmosfera su cui la de Keersmaeker appoggia il suo ricamo di gesti e piccoli guizzi coreografici nel suo stile inconfondibile.
Interessante il cast formato da giovani solisti che dimostrano non solo di essere bravi a cantare ma anche a danzare: il soprano Vannina Santoni affronta con sicurezza il difficile ruolo di Fiordiligi, mentre Dorabella è interpretata dalla solare mezzo Angela Brower; una bella sorpresa poi il minuto soprano coreano Hera Hyesang Park, davvero una vispa Despina, precisa, di buona dizione italiana, spassosissima quando canta in falsetto travestita da medico. Piace il baritono Paulo Szot come un Don Alfonso giovane ma già cinico in modo verosimile, elegante e simpatico. Si fa notare anche il bel timbro scuro e sonoro del baritono basso Gordon Bintner come Guglielmo; assai tenero il tenore Josh Lovell che debutta a Parigi nel ruolo di Ferrando. Buona anche la prova del coro diretto da Alessandro Di Stefano.
I ballerini sono quelli della compagnia Rosas della de Keersmaeker e meritano di essere tutti citati: Cynthia Loemij, Samantha Van Wissen, Marie Goudot, Julien Monty, Michaël Pomero, Boštjan Antončič in alternanza con Carlos Garbin.
I costumi sono di An D’Huys, tutti diversi mescolano gli stili, da minimaliste sottanine a abiti da sera oppure più sontuosi costumi di ispirazione settecentesca, i piedi sono nudi oppure calzati con scarpe da ginnastiche oppure col tacco alto. Efficaci anche le luci di Jan Versweyveld che firma pure le scene minimaliste. Notare che la drammaturgia è di Jan Vandenhouwe, oggi direttore artistico dell’Opera Ballet Vlaanderen di Anversa/Gand.
Un connubio di musica e danza che non toglie nulla alla comprensione della storia ma la rende più astratta, più poetica, quasi onirica, ma non per questo meno toccante. Come nei sogni, non tutti i movimenti si comprendono appieno ma contribuiscono a creare sentimenti reali, ogni ballerino si muove vicino al suo cantante, o va all’incontrario come nel caso di Don Alfonso, lo aiuta a cambiarsi d’abito se necessario, ma sempre con una sua propria personalità. I danzatori si lanciano in fughe di corsa, saltano verso l’alto o si rotolano sul pavimento, contribuiscono ad una sensazione generale di leggerezza e di fluidità delle situazioni, ma accompagnata da piccoli gesti incisivi, lenti e ripetuti, insieme ai cantanti, riuscendo così a dare con successo una nuova forma all’opera.