“Quasi Amici” al Manzoni di Milano
di Chiara Gamurrini
29 Gen 2024 - Commenti teatro
Al Teatro Manzoni di Milano abbiamo assistito allo spettacolo “Quasi Amici” adattato e diretto da Alberto Ferrari, con Massimo Ghini, Paolo Ruffini, Claudia Campolongo e Francesca Giovannetti. Successo per questa pièce tratta da una storia vera.
(Foto di Serena Pea)
Milano, 21/01/2024 – Un perfetto equilibrio tra ironia e spunti di riflessione sta alla base di “Quasi Amici”, lo spettacolo teatrale adattato e diretto da Alberto Ferrari, in scena al Teatro Manzoni di Milano.
La trama, ispirata ad una storia vera, come Massimo Ghini sottolinea a fine spettacolo, era già nota ai più grazie alla diffusione cinematografica dell’omonimo film francese che ha riscosso grande successo nel 2011. Il ricco e colto Filippo, affetto da tetraplegia, è costretto a vivere nell’immobilità, assistito costantemente dal personale della sua villa. Tutti provano una tangibile compassione nei suoi confronti, aspetto che lo indispone, soprattutto, durante la ricerca di un nuovo “badante”. Ma proprio il candidato che sembra meno adatto e più disinteressato a fare una bella impressione, Driss, colpisce Filippo per la sua libertà di pensiero ed espressione. Driss, infatti, non vanta una elevata formazione, per via della sua bassa estrazione sociale, ma il passato difficile lo ha abituato a non nascondersi dietro ad un finto perbenismo e ad esternare senza filtri le proprie osservazioni, a volte al limite del politicamente scorretto.
Così, il rapporto lavorativo nato come sfida si trasforma nel corso della vicenda in una salda amicizia che regala ad ognuno dei protagonisti lezioni di vita di cui pensavano di non avere bisogno.
Massimo Ghini, nei panni di Filippo, si conferma un attore ineccepibile. La difficoltà del ruolo, che consiste nel riuscire a trasmettere emozioni attraverso la sola espressività del viso, risulta amplificata passando dal set al palco, ma Ghini supera brillantemente la prova grazie anche all’attenta modulazione dell’intensità emotiva e del tono di voce.
Paolo Ruffini, Driss, è naturale e divertito nel suo ruolo tanto da generare momenti di ilarità collettiva tra il pubblico, suscitando a volte anche le risate dei suoi comprimari. L’attore è comunque consapevole degli aspetti più profondi legati al suo personaggio, che riporta con simpatia e misurata serietà.
Il cast è preparato e gestisce tempi e spazi con professionalità. Una menzione particolare va fatta nei confronti di Claudia Campolongo e Francesca Giovannetti che dimostrano grandepresenza scenica e padronanza della parte.
La scenografia, ideata da Roberto Crea, è ridotta all’essenziale: uno scivolo bianco, utilizzato dai personaggi per creare diversi piani scenici di azione e uno schermo sul fondale sul quale vengono proiettate immagini che aiutano lo spettatore a collocarsi nei luoghi della vicenda. A completare l’apparato scenico alcuni oggetti come tavoli e poltrone vengono portati sul palco a seconda delle esigenze narrative.
Anche i costumi di Stefano Giovani sono semplici ma molto efficaci nel delineare i personaggi e, insieme ai riferimenti scenografici e verbali alla cultura pop italiana, contribuiscono a rimarcare la scelta del regista di ambientare la storia in Italia.
Una vera chicca la gestione del tappeto musicale a cura di Roberto Binetti, che sceglie di accompagnare le parole e le azioni dei personaggi principali tramite due generi musicali ben distinti: musica classica per Filippo e più contemporanea per Driss.
Sicuramente l’ambiente teatrale offre un contatto più intimo e ravvicinato con gli attori rispetto al cinema e questo permette allo spettatore di vivere con maggiore partecipazione e coinvolgimento le vicende portate in scena.
Allo stesso modo le emozioni dei personaggi vengono sviscerate e trasmesse in maniera più diretta a chi osserva, lasciando aperta la riflessione sulla toccante storia. Meritatissimi applausi da parte di tutto il pubblico hanno concluso lo spettacolo.