“Fotografica” 2023 a Bergamo
di Alberto Pellegrino
3 Nov 2023 - Arti Visive
Vi raccontiamo il Festival di Fotografia di Bergamo 2023 “Fotografica”. Il tema di questa IVª edizione è “Noi, qui”. La mostra, aperta il 14 ottobre, terminerà il 19 novembre.
Fotografica è un Festival biennale di fotografia che è stato organizzato a Bergamo per la prima volta nel 2016 e che, dopo avere superato la drammatica esperienza della pandemia, ha acquistato quest’anno una particolare valenza, perché Bergamo e Brescia sono la Capitale italiana della cultura 2023. La manifestazione, che è stata aperta il 14 ottobre e terminerà il 19 novembre, si propone di promuovere la consapevolezza della importanza di raccontare la contemporaneità attraverso le immagini e, in particolare, la fotografia che, quando è libera di esprimersi, può essere considerata il mezzo di comunicazione dotato di un’efficacia immediata, per cui essa può facilitare la presa di coscienza su avvenimenti vicini e lontani, spingendoci a riflettere sulla necessità di assumere nuove responsabilità.
Il tema generale della mostra
Noi, qui è il tema di questa IV edizione di Fotografica ed è stato scelto secondo il principio “Nessuno si salva da solo”, perché si è voluto rendere omaggio alle nostre comunità che, in momenti particolarmente gravi, hanno saputo creare una rete di solidarietà. Il focus centrate della mostra è l’Essere Umano, invitando il visitatore a ripensare la scala dei nostri valori per cercare di migliorare la società e il pianeta nella convinzione che la fotografia, con il suo linguaggio potente e universale, possa facilitare la consapevolezza delle coscienze e aiutare tutti noi a trovare nuove strade che facilitino la comunicazione, lo scambio e la crescita.
Sono state allestiste dodici mostre fotografiche di livello internazionale per raccontare non solo la vulnerabilità del nostro pianeta, ma anche la forza della cultura, il coraggio della solidarietà, il senso di comunità, la ricerca di un futuro migliore, il bisogno d’integrazione, che passa anche attraverso lo sport visto come un valore sociale e un importante mezzo di riscatto e di inclusione. In tutte le mostre, che sono state ospitate a Bergamo Alta nelle due prestigiose sedi del Monastero del Carmine e degli Ex Magazzini del sale, i dodici fotografi si sono impegnati ad affrontare la tematica generale, rifacendosi al loro “registro emotivo”, al loro stile originale, sempre nel rispetto del linguaggio universale della fotografia, con il risultato di proporre un’alternanza d’immagini sia drammatiche, sia positive, ma sempre accumunate dall’urgenza di mostrare la realtà, con l’obiettivo di parlare agli occhi e alla mente del visitatore con scatti capaci di provocare sentimenti, reazioni e prese di coscienza.
Arianna Rinaldo, curatrice di tre mostre del Festival, ha dichiarato: “È importante, nel selezionare autori e opere, trovare un equilibrio che documenti la sfaccettata umanità che abita questo pianeta e offra una visione d’insieme in cui possiamo riconoscerci, emozionarci o sorprenderci. Alla documentazione su tematiche sociali scottanti e urgenti, si accompagna l’altrettanto necessaria narrazione dei desideri, delle paure e della resilienza. La fotografia riesce a trasmettere sensazioni che ci raggiungono sotto pelle, che colpiscono al cuore, che fanno pensare e fanno scaturire emozioni contrastanti, che fanno piangere e sorridere secondo l’obiettivo del Festival che vuole essere portatore di messaggi positivi, di emozioni che ci accomunano, di pensieri da condividere, in una sempre più necessaria evoluzione verso un mondo migliore, più giusto, più empatico, più solidale, più inclusivo, più attento”.
LE DODICI MOSTRE
Con In a window of prestes maia 911 building, Julio Bittencourt racconta la povertà, l’emarginazione, le droghe, la solitudine e la violenza del Brasile e il fotografo si concentra sulle differenze umane, sottolineando la condizione delle persone che vivono emarginate all’interno di una società dove esistono anche notevoli ricchezze.
The day may break di Nick Brandt è un progetto globale sul tema della distruzione ambientale. In Zimbabwe e in Kenya, le persone ritratte sono state gravemente colpite dal cambiamento climatico e gli animali sono vittime del bracconaggio o dell’avvelenamento del loro habitat. L’essere umano sfrutta e abusa della natura, causando danni irreparabili che provocano spesso l’estinzione di molte specie.
Il duo artistico Cooper & Gorfer, di base in Svezia, affascina con i colori e l’estetica dell’alta moda in Between These Folded Walls: sono ritratti di donne con dinamici effetti di sovrapposizioni e vividi collage. Ma dietro queste immagini ci sono storie di abbandono, di migrazione, di lotta. Sono tutte donne giunte in Svezia come migranti da vari paesi del mondo che, con forza e coraggio, si sono ricostruite una vita, aggrappandosi ai propri sogni e desideri.
Edoardo Delille con Elementi ha voluto rappresentare le valli, i laghi di origine glaciale fino alle vette e ai passi di montagna intorno a Brescia per cercare quelle tracce del passato che hanno costruito il presente. Oltre ai paesaggi naturali, vi sono sia le fabbriche, sia le pitture rupestri incise nella roccia migliaia di anni fa, le quali raccontano le stesse passioni e necessità dell’uomo di oggi. Da un lato gli elementi naturali diventano lo specchio della vita; dall’altro i gesti quotidiani tramandano la passione per il lavoro, il sentimento per l’arte e l’amore ancora forte per la natura.
Le fotografie di Leaving and wawing, scattate da Deanna Dikeman, parlano della sua famiglia e del dolore insito nel dirsi addio. Sono state fatte per ventisette anni ogni volta che la fotografa partiva e salutava i suoi genitori dopo essere andata a trovarli: un racconto fotografico emotivo di una figlia che saluta la madre e il padre, che segna il passare del tempo, la malattia e infine la scomparsa dei genitori, diventando la testimonianza delle inevitabili e toccanti fasi della vita.
Roma revolution di Alessandro Gandolfi presenta il “rom girl group” formato da sei ragazze giovani, carine, impegnate a mandare messaggi attraverso la musica alle loro coetanee (in lingua romaní) per lottare contro gli abusi, per non abbandonare la scuola, per emanciparsi. Su YouTube la band sfiora le 200mila visualizzazioni e ha cantato per le Nazioni Unite, al Women of the world Festival di Londra. Il reportage vuole anche ricordare le condizioni di vita dei rom serbi (che sono l’1,5 per cento della popolazione), dei cittadini di serie “B” che subiscono quotidianamente forme di razzismo e di segregazione nelle mahalla (comunità) di Zemun, gli stessi quartieri dove vivono le pretty loud e le loro famiglie.
Io non scendo, Storie di donne che salgono sugli alberi e guardano lontano di Laura Leonelli vuole rappresentare il mondo di donne che per secoli sono rimaste a terra, ai piedi degli alberi. Destinate a nutrire le esistenze di padri, mariti e figli, a un certo punto si sono ribellate, hanno abbracciato gli alberi e sono salite di ramo in ramo per raggiungere un punto di vista più aperto, più alto, più profondo. La Leonelli ha scritto: “Quando una donna sale su un albero, guarda lontano e cambia la sua storia. Attraverso la straordinaria ricchezza della fotografia anonima, Io non scendo è un invito a staccarsi da terra e a cercare un altro orizzonte di libertà personale”.
Apnea di Fausto Podavini per “Medici Senza Frontiere” è il racconto delle condizioni di vita di oltre 200.000 persone stipate nei campi per sfollati in Ciad, dopo che il Paese è stato colpito da una delle peggiori alluvioni della sua storia. L’acqua ha inondato case, scuole, ospedali e campi coltivati, per cui gli sfollati si trovano in una condizione di estrema povertà e totale incertezza del futuro. È una delle conseguenze del “cambiamento climatico” che sta causando desertificazione, alluvioni, inverni più caldi e brevi, estati torride, stagioni delle piogge violente con effetti devastanti sulla salute delle persone, una malnutrizione sempre più grave, la diffusione della malaria e di altre malattie legate all’acqua.
Con La liberazione della follia Patrizia Riviera si è occupata di salute mentale in collaborazione con tre Comunità, due Centri diurni e diversi appartamenti protetti che operano nel territorio bergamasco. Per vent’anni la fotografa ha seguito gli ospiti delle Comunità in tutte le loro iniziative per restituire a queste persone dignità attraverso per mostrare senza la retorica e falsi pietismi la sofferenza e l’isolamento della follia.
Con il Progetto sport, tra Dada e movimento ritmo/dinamico in ready Maurizio Galimberti, artista di fama internazionale, dal 1983 ha deciso di lavorare con la Polaroid e ha reinventato la tecnica del “Mosaico fotografico” inizialmente adattata ai ritratti. Successivamente il mosaico è diventato la tecnica usata per ritrarre paesaggi, architetture e città. Nella mostra è stato presentato per la prima volta il progetto sullo sport, nel quale sono raffigurati i grandi gesti sportivi che hanno fatto la storia, che sono diventati oggetto di culto, che simboleggiano i valori universali dello sport.
Nel reportage Na ponta dos pés Sebastian Gil Miranda racconta la storia di una organizzazione no-profit con sede in una delle favelas che compongono il “Complexo do Alemão” a Rio de Janeiro, un luogo conosciuto per i numerosi conflitti armati. Questa organizzazione ha la finalità di favorire il recupero delle bambine, offrendo loro una opportunità di crescita, una occasione di apprendimento e di trasformazione sociale per mezzo della danza e di altre attività educative artistiche, culturali e sportive in modo da garantire loro un futuro dignitoso, al di fuori dei pericoli della vita di strada.
Cover me with gold di Gianmarco Maraviglia (a cura di Chiara Oggioni Tiepolo) è il racconto della formazione in questi anni di molte squadre popolari e indipendenti che hanno accolto rifugiati e richiedenti asilo nella convinzione che attraverso lo sport sia possibile attivare un’accoglienza dignitosa e una vera integrazione. A Milano è nata la Sant’Ambroeus Football Club, la prima squadra di richiedenti asilo e rifugiati provenienti dall’Africa e da altre parti del mondo che la dimostrazione di come il calcio può essere una lingua universale e diventare uno degli strumenti d’integrazione più efficaci anche in contesti socialmente difficili come le periferie urbane.
INFO
IV Edizione di FOTOGRAFICA. Festival di Fotografia Bergamo “Noi, qui”
- Progetto di: Associazione Fotografica APS
- Direttrice Festival: Daniela Sonzogni
- Progettazione allestimenti: Architetti Alberto Roscini, Ivan Rapanà, Marcella Datei, Federica Masoni
- Graphic Designer e comunicazione: Silvia Polinoro
- Le mostre di Cooper & Gorfer, Deanna Dikeman e Nick Brandt sono curate da Arianna Rinaldo
- Date: dal 14 ottobre al 19 novembre 2023
- Dove: Bergamo, Città Alta (Monastero del Carmine; Ex Magazzini del Sale)
- Orari: venerdì, sabato e domenica (dalle ore 10 alle ore 20, orario continuato) – aperto il 1° novembre
- Ingresso: biglietto intero 10 euro – ridotto 7 euro
- Per info e biglietti: www.fotograficafestival.it
- https://www.instagram.com/fotograficabg/
- https://www.facebook.com/fotograficafestival/