Una grande “Piccola Odissea” di Andrea Pennacchi ad Ascoli Piceno


di Flavia Orsati

4 Ago 2023 - Commenti teatro

Un’Odissea intima, familiare quella che abbiamo visto ad Ascoli Piceno, nell’ambito del TAU (Teatri Antichi Uniti), magistralmente portata in scena da Andrea Pennacchi con accompagnamento musicale dal vivo di Giorgio Gobbo, Gianluca Segato ed Annamaria Moro.

(Foto di f.o.)

Ulisse vuole ascoltare il canto delle sirene,
a costo di mettere in pericolo la propria vita.
Egli percorre l'occidente fino ai suoi confini;
senza di lui, esso non potrebbe nemmeno sussistere.
Non ci sarebbe stato nessuno sbarco sulla luna.
E. Junger, La forbice

Portare in scena l’Odissea, il racconto dei racconti, non è mai impresa facile. Da Omero, o chiunque egli sia stato, a Kavafis, passando per molti altri mostri sacri della letteratura occidentale, sono tanti coloro che hanno conferito voce ad Odisseo e ai suoi compagni di avventura, da attori a poeti, cantando le loro perizie, il loro navigare, la nostalgia del ritorno e, infine, Itaca.

L’Odissea è un testo che si rivela, sorprendentemente, sempre attuale, mai scalfito dallo scorrere del tempo e che, a tratti, pare parlare non soltanto a ciascuno di noi, ma proprio di ognuno di noi. Il suo lettore, immedesimandosi, infatti, non può che sentirlo intimamente “suo”. Ed è appunto per questo motivo che, di Ulisse, l’eroe dal multiforme ingegno, sono state date tantissime versioni differenti nel corso dei secoli: da quella dantesca, in cui la sua sete di virtute e canoscenza condurrà lui e suoi compagni ad un folle volo che sarà loro fatale, fino a quello romantico bello di fama e di sventura disegnato dalla penna di Ugo Foscolo, per citarne solo due tra le più famose e maggiormente conosciute.

Quella di Andrea Pennacchi, portata in scena ad Ascoli Piceno negli spazi medievali del chiostro del Polo Culturale Sant’Agostino nella serata del 2 agosto 2023, contestualmente alla rassegna TAU – Teatri Antichi Uniti, con accompagnamento musicale dal vivo di Giorgio Gobbo, Gianluca Segato ed Annamaria Moro, è un’Odissea intima, familiare, una “Piccola Odissea”, ma non per caratura, a portata di tutti, che nasce da un profondo amore dell’attore nei confronti del testo omerico, sentimento sbocciato in giovane età – ai tempi della scuola media – e che, racconta lui stesso come preambolo allo spettacolo, mai più lo ha abbandonato. Così, come ogni amore che si rispetti, Pennacchi lo onora al meglio, rendendone magistralmente tutte le sfaccettature: l’astuzia di Ulisse, il sentimento di stanchezza dei suoi compagni, l’anelito verso Itaca, la solitudine di Penelope, e poi l’amore, la paura, la sfiducia, l’euforia, la morte, l’oblio, l’umana fragilità.

Il racconto parte, paradossalmente, dalla fine: Ulisse è tornato, sotto le spoglie di un mendicante, alla petrosa Itaca, e si trova nella capanna di Eumeo. Lì, l’eroe, prima di riconquistare ciò che è suo, si abbandona, un’ultima volta, al ricordo e ripercorre tutte le gesta e le peripezie che lo hanno portati a scontrarsi con gli dei, a vincere il fato, ad espandere i confini dell’intelletto dell’umanità tutta verso una prospettiva indefinita. Un viaggio tra mostri come Polifemo e Scilla e Cariddi, tra sirene ammaliatrici e maghe fatali come Circe, che conduce i prodi fino all’inferno, alle soglie dell’umano, tra anime trasparenti, in un intramondo di dolore da cui, però, ancora una volta, Odisseo riesce a mettersi in salvo. La mente viaggia, ed ecco che si è di nuovo in mare, e che l’umana stoltezza dei suoi compagni ritarda il tornare, ma lui, l’eroe passato alla storia per la sua astuzia, deve farcela, deve riuscire ancora una volta, sotto il ritmo del tempo che lo incalza e trascorre inesorabile, a salvarsi. Per se stesso, per Telemaco, per Penelope, per Itaca. Per tutta l’umanità.

In un monologo che si rivela a più voci, seguendo un ritmo vivace e mai noioso, Andrea Pennacchi ha tenuto il pubblico ascolano nella più viva attenzione per circa un’ora e trenta, accompagnando, grazie al potere immaginifico delle parole, tutti gli astanti un po’ più in là. Alle soglie della loro umanità. Facendo scoprire o ri-scoprire un mondo che appartiene a tutti ma che troppo spesso noi moderni tendiamo a dimenticare.


Sullo spettacolo potete leggere anche il commento di Alberto Pellegrino che lo ha visto per noi nell’Anfiteatro romano di Urbisaglia (MC), sempre nell’ambito del TAU: https://www.musiculturaonline.it/magistrale-andrea-pennacchi-in-una-piccola-odissea-a-urbisaglia/

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