“Le guerre di Ulisse” con Luca Violini a Urbisaglia
di Alberto Pellegrino
17 Lug 2023 - Commenti teatro
“Le guerre di Ulisse”, nell’ambito di TAU (Teatri Antichi Uniti), aprono la XXXIVª Stagione dell’Anfiteatro Romano di Urbisaglia (MC). Grande efficacia dell’interpretazione di Luca Violini. Le musiche di Marco Somadossi sono state eseguite dai 90 elementi della Banda Giovanile John Lennon, diretta da Mirco Besutti.
Il pubblico ha accolto con favore uno spettacolo particolare come Le guerre di Ulisse che trae origine da un progetto artistico multidisciplinare, il quale unisce letteratura, musica e recitazione, un’opera che nasce dalla collaborazione tra l’autore del testo Patrizio Bianchi e il compositore Marco Somadossi, autore delle musiche che sono perfettamente integrate ai brani recitati dall’attore-narratore Luca Violini, che ha interpretato con grande efficacia ed estrema duttilità vocale il personaggio di Odisseo.
Un’antica tradizione, che risale al grande Omero, ci ha sempre rappresentato Ulisse come un personaggio eroico e dalla forte personalità, al contrario per Patrizio Bianchi (1952), ordinario di economia e politica industriale in diverse Università italiane e attualmente professore emerito titolare della cattedra UNESCO Education, Growth and Equality nell’Università di Ferrara, al centro di questa storia “c’è un uomo che torna a casa dopo 20 anni, scoprendo che la guerra non è eroica, non lo è mai…La guerra doveva essere veloce e fatta di gesta su cui costruire leggende eterne e invece è stata lunga e ha portato morte, distruzione e odio”.
A sua volta Marco Somadossi (1965), che ha studiato composizione, direzione corale e strumentazione nel Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Milano e che ha al suo attivo numerose composizioni e premi vinti, ha dichiarato: “Scrivere questa musica è stato da un lato sublime ma anche terrificante. Ulisse nel suo viaggio non capisce il dramma che sta vivendo. Io ho cercato di tradurre questo sentimento in musica, come un viaggio dentro noi stessi, alla ricerca delle conseguenze che le nostre azioni hanno sempre sugli altri”. Le musiche sono state efficacemente eseguite dai 90 elementi dalla Banda Giovanile John Lennon, diretta dal Maestro Mirco Besutti e costituita dalla “Fondazione Scuola di Musica Carlo e Guglielmo Andreoli” di Mirandola.
Odisseo sta attraversando un momento particolarmente drammatico e difficile della sua vita: è ritornato ad Itaca dalla moglie Penelope che è invecchiata e quasi non lo riconosce; ha dovuto lottare e uccidere i Proci per riconquistare il suo piccolo regno; ma sente intorno a sé crescere l’odio dei padri e dei fratelli dei principi uccisi, l’ostilità di madri, mogli e fidanzate degli uomini che ha portato con lui in guerra e che non sono più tornati. Eppure quegli uomini lui li ha amati, gli sono stati fedeli, sono morti con il suo nome sulle labbra ed ora sta prendendo coscienza di quali stragi e dolori sia portatrice la guerra. Odisseo si rende conto di essere stato usato come strumento raziocinante e ingannatore per trovare le ragioni “nobili” di un conflitto, che vede al centro l’orgoglio di condottiero del grande re di Micene Agamennone e di suo fratello Menelao, lo stupido re di Sparta che ha al suo fianco la bellissima moglie Elena.
Il vero obiettivo è conquistare e sottomettere la ricca città di Troia, rigoglioso porto al centro di tutti i traffici e commerci tra l’Oriente e il Mediterraneo, porta d’accesso al Mar Nero. Ma bisognerà trovare un motivo “nobile” per scatenare una guerra e allora Odisseo inventa una trama: bisogna ospitare a Sparta il giovane e bellissimo principe troiano Paride e farlo incontrare con Elena e, quando i due saranno diventati due amanti in fuga, sarà possibile parlare di onore tradito, di amore di Patria, di sacralità della famiglia. A questo punto l’ottuso Menelao vuole vendetta, il politico Agamennone vuole la gloria ed è pronto a sacrificare agli dei persino la propria figlia Ifigenia (sarà ancora Odisseo a suggerire di sostituirla all’ultimo momento sull’altare con una cerva). Si manda a Troia come ambasciatore quel “bestione” di Achille che propone condizioni di pace inaccettabili, che vengono respinte e l’imponete flotta greca, con le vele gonfie di vento e di gloria, salpa verso le sponde della Troade. Ma quella che si riteneva una rapida guerra, durerà ben dieci anni, perché Troia è difesa da solide e altissime mura e i suoi abitanti non sono solo dei mercanti e delle bellissime donne, ma anche valorosi guerrieri. Spetterà ancora ad Odisseo porre un freno alle violenze e alle ambizioni dei capi greci; sanare il conflitto tra Agamennone e l’ottuso Achille in lite per il possesso della bella schiava Briseide; spedire in battaglia con le armi di Achille il giovane Patroclo, sconfitto da Ettore, il grande amore di Achille che infuriato ucciderà il nobile Ettore. La morte di questo eroe segnerà l’inizio della fine per Troia e sarà ancora Odisseo a inventare lo strattagemma del cavallo per entrare in città e distruggerla in un bagno di sangue. Odisseo ripercorre il suo viaggio di ritorno durante il quale ha incontrato popoli strani; ha amato maghe e dive bellissime; ha sentito il canto delle Sirene; ha sfidato l’ira di Nettuno, il dio del mare, e sconfitto terribili mostri; ha scoperto nuove terre. Ha vissuto affascinanti avventure, durante la quali ha però perduto tutti i suoi fedeli compagni, per fare infine ritorno nella sua pietrosa isola invecchiato e povero, senza cioè quel mitico e favoloso bottino che tutti gli attribuiscono. Deluso e disperato, a Odisseo non resta che riprendere il mare sterminato e navigare verso l’ignoto, ai confini dell’infinito, incontro all’appuntamento con la morte.
Così si conclude in modo circolare il nostos (il viaggio) di Odisseo, seguendo la profezia dell’indovino Tiresia: “Vai oltre il ritorno/Porta sulle spalle un remo/Abbandona la casa e vai errante nel sol/fino a gente che non batte il dorso del mare…/Lì poserai offrirai sacrifici/La morte ti coglierà dal mare/Consunto da splendente vecchiezza” (Vinicio Capossela, Marinai, profeti e balene).