Grande successo di “Pink Floyd The dark side of the moon” a Fano
di Roberta Rocchetti
20 Feb 2023 - Commenti live!
Al Teatro della Fortuna di Fano gremito grande successo del concerto/spettacolo “Pink Floyd The dark side of the moon”, con l’Orchestra Sinfonica G. Rossini diretta magistralmente da Roberto Molinelli e la DNA Pink Floyd Tribute Banddi Claudio Salvi che ha scritto i testi recitati da Fabrizio Bartolucci e Giuseppe Esposto.
(Ph Luigi Angelucci)
The dark side of the moon dal marzo del 1973 ci parla del lato oscuro presente in ognuno di noi, milioni e milioni di copie vendute tanto da essere in zona podio della top list degli album più venduti di sempre, un miracolo musicale che deve la sua nascita alla band britannica che lo partorì sulla spinta di ispirazioni musicali ancora freschissime, di patemi esistenziali irrisolvibili, e dell’impatto traumatico seguito al precipitare di Syd Barrett nell’abisso da lui tante volte sondato troppo da vicino e che alla fine lo fagocitò.
Con la fondamentale complicità di Alan Parson, tecnico del suono (musicista a sua volta) geniale e innovativo l’album è un percorso dentro i demoni che affascinano e disturbano l’uomo durante il suo passaggio terreno: il rapporto con il denaro e dunque il potere, l’impossibilità di arrestare il tempo, la difficoltà a gestire la parte di noi che vorremmo negare, la pazzia e la morte. Tutto questo non porta però ad una musica disperante, persino The great gig in the sky brano che fa chiaro riferimento al fine ultimo di ogni percorso umano non comunica tristezza o lugubre e inevitabile consapevolezza ma ha il sapore di una liberatoria partenza verso le stelle, peraltro con una delle performance vocali più belle di sempre.
Mike Oldfield, altro grande musicista britannico, si dice nella sua autobiografia molto stupito che il suo album di maggior successo Tubular bells sia stato usato come colonna sonora del film cult/horror L’esorcista, in quanto ha composto quella musica non con l’intento di suscitare inquietudine ma a scopo di guarigione dai propri demoni in primis, e sperando che potesse servire in seguito anche per guarire quelli altrui.
The dark side of the moon segue forse un percorso opposto, nato per far riflettere su temi inquietanti è stata la terapia musicale di intere generazioni che si sono rifugiate dentro le sue note per partire verso catartici viaggi siderali astratti, pur senza rifiutare il passaggio per la selva oscura dove si smarrisce la dritta via.
Prova che la musica una volta composta e data al pubblico è come un figlio partorito, una freccia scagliata dal proprio arco, per citare Gibran, che una volta lanciata va dove vuole.
Venerdì 17 febbraio al Teatro della Fortuna di Fano, Roberto Molinelli direttore e come sempre geniale arrangiatore ha accompagnato alla testa dell’Orchestra Sinfonica G. Rossini il pubblico in un percorso musicale mirato a mostrare che la musica non ha bisogno di recinti e definizioni, ha bisogno solo di essere bella, di qualità e di parlare a chi ascolta anche oltre il semplice apparato uditivo. Con il prezioso apporto della DNA Pink Floyd Tribute Band, di Claudio Salvi che ha scritto i testi recitati da Fabrizio Bartolucci e Giuseppe Esposto si è partiti dal 1965 anno di nascita del gruppo e ci si è incamminati alternando narrazione e musica dai primi album, passando per quelli che hanno fatto e fanno tuttora la storia della musica come appunto The dark side of the moon, Wish you were here e The wall per finire con quel The division bell che sostanzialmente ha messo la parola fine al viaggio.
Nel grande schermo alle spalle dell’orchestra passavano le immagini di 60 anni di storia, delle mode, le guerre, gli scandali e le stragi, di quel bellissimo ragazzo dagli occhi blu, Syd Barrett, i cui occhi sono sembrati sempre neri, bui e profondi, un maquillage compiuto dalla notte che inesorabilmente stava sorgendo nella sua anima, uno sguardo che più che assente è sembrato essere sempre troppo presente, troppo per reggere la realtà, ma la sua brevissima presenza all’interno del gruppo sembra aver lasciato una sorta di indelebile impronta stilistica e una inesauribile nostalgia che ha ispirato i brani più belli. Una delle ultime foto scattate poco prima che le varie patologie di cui soffriva avessero la meglio nell’estate del 2006 lo ritraggono assorto, pensieroso ma presente a sé stesso, come un uomo che va a dormire a venti anni e si sveglia a sessanta cercando di capire dove siano finiti quei quattro decenni, ma non importa, c’è già un altro grande carro nel cielo che aspetta per nuovi viaggi.
Teatro gremito, pubblico giustamente entusiasta per questa serata di bellezza pura, senza altre regole da rispettare che quelle appunto della bellezza e della professionalità.
Si sapeva, si sa, ma in questa serata con l’arrangiamento sinfonico si è dimostrato, se mai ce ne fosse ancora bisogno, che i Pink Floyd sono la musica migliore della seconda metà del ‘900, la musica classica del futuro, che ricordiamolo, non nasce “classica”, ma lo diventa quando acquisisce l’immortalità che può essere innescata solo dalla qualità, dalla resistenza alla gravità, alla ruggine e quindi dalla capacità di non invecchiare rimanendo nell’anima di chi ascolta di generazione in generazione.
Qualcuno lo dica a Piero Maranghi e magari anche per Paolo Conte le porte del Teatro alla Scala si apriranno senza imbarazzantissimi cigolii.