Al MacerataOperaFestival va in scena “Il gioco dei potenti”
24 Giu 2007 - News classica
di Alberto Pellegrino
Per la 43^ edizione di Sferisterio Opera Festival 2007 il direttore artistico Pier Luigi Pizzirilancia la sfida impegnativa ma affascinante di una seconda stagionetematica che si apre il 26 luglio con una conferenza del filosofoMassimo Cacciari sulla natura e la drammaticità del potere nellarealtà e nell’arte. Tutte le opere in cartellone sonolegate dal medesimo fil rouge: Macbeth di Verdi (regia, scene e costumi di Pier Luigi Pizzi), Norma di Bellini (regia, scene e costumi di massimo Gasparron, Maria Stuarda di Donizetti, Saul di Flavio Testi (una novità assoluta che sarà rappresentata al Teatro Lauro Rossi).
Il quadro è completato dal recital di Anna Proclemer La donna e il potere, dal concerto del soprano Gabriele Fontana su arie della Maria Stuarda, da Shakesperiana,una serata dedicata al genio inglese con l’intervento di CarlaFracci e Gheorghe Jancu. Ancora il balletto va in scena il 27 lugliocon un Gala performance che vede la partecipazione di due“stelle” di prima grandezza come Alessandra Ferri e RobertoBolla, mentre il cartellone è completato dalla Messa da requiemdi Giuseppe Verdi (9 agosto), dedicata a Beniamino Gigli nelcinquantenario della morte. La stagione è infine caratterizzatadalla presenza di grandi interpreti come Olha Zhuravel (Lady Macbeth) eVittorio Vitelli (Macbeth), Dimitra Theodossiou (Norma), DanielaBarcellona (Adalgisa) ee Nicoal Rossio Giordano (Pollione). (Altri nomida definire dopo la rinuncia della Devia per Maria Stuarda. n.d.r.)
Macbeth
Giuseppe Verdi, in cerca di una forma di scrittura musicale, capace diaprire una nuova stagione artistica, comincia a lavorare nel 1847 conaccanimento e determinazione al suo Macbeth, portandolo atermine nel giro di sei mesi, misurandosi per la prima volta con ilgenio inglese attraverso il filtro de librettista Francesco MariaPiave, avvalendosi della saltuaria collaborazione di Andrea Maffei, acui sarà affidata la revisione del libretto per l’edizioneparigina del 1865.
L’opera, accolta all’inizio con una certa freddezza,conquista ben presto un posto di rilievo in tutti i cartelloni delmondo. Verdi rimane soggiogato dal fascino del Macbethshakespeariano, un capolavoro assoluto del teatro di tutti i tempi parisolo all’Amleto: ambedue questi eroi sono soggiogati e travoltisia dal soprannaturale (le streghe per Macbeth e il fantasma del padreper Amleto), sia dalla forza del pensiero. Mentre Amleto èperò tormentato fino alla morte dai dubbi dell’uomorinascimentale e dalle visioni paralizzanti dell’uomo colto, alcontrario Macbeth è un barbaro violento e passionale chesopporta il pensiero come un peso (l’uomo è solo unpagliaccio, un povero demente, un orso braccato dai cani). La suaambizione e la sua sete di potere sono vissute di riflesso attraversola ferrea volontà della moglie, perché in realtàla vera passione che lo spinge è una paura selvaggia che sfocianella follia criminale e trasforma un uomo coraggioso e leale in unbrutale e perverso assassino. Verdi sa cogliere in pieno questosentimento della paura e dà vita a un melodramma gotico enotturno che trova il centro nel personaggio di Lady Macbeth, il“demone dominatore” che trascina con sé il maritonella follia dell’autodistruzione sotto la spinta ossessiva ealienante delle streghe, vere e proprie divinità del Male, chedevono essere considerate il terzo protagonista dell’opera.Ancora una volta Verdi si rivela “uomo di teatro” che samettere la vocalità al centro della scrittura musicale,realizzando una partitura unitaria e coerente, in cui sono esaltate continte forti la malvagità dei due protagonisti e il mondo magicopersonificato dalle streghe.
L’opera è carica di brani di grande fascino a cominciaredal coro delle streghe che apre il primo atto per proseguire con lacavatina di sortita di Lady Macbeth, la Gran Scena e il Duetto (Fatal mia donna) fra Macbeth e Lady Macbeth. Nel secondo atto ha particolare rilevanza l’aria di Lady Macbeth La luce langue, il brindisi belcantistico Si colmi il calice e il finale Va! Spirito d’abisso. Nel terzo atto vanno segnalati i due cori delle streghe e la Gran Scena delle Apparizioni, l’intenso duetto Ora di morte. Il quarto atto si apre con il bellissimo coro dei profughi Patria oppressa, segue la romanza di Macduff Ah la paterna mano, la Gran Scena di Sonnambulismo di Lady Macbeth, la languente aria di Macbeth Pietà, tristezza e amore, il brano per orchestra che descrive la battaglia e la melodia che precede la morte di Macbeth Mal per me che m’affidai.
Norma
Siamo di fronte al capolavoro assoluto di Vincenzo Bellini, che avevagià scritto opere di grande rilievo, ma che supera se stesso conquesta “tragedia lirica” composta nel 1831 su libretto diFelice Romani, tratto dal dramma Norma ou L’infanticidedi Alessandro Soumet. Il grande merito del compositore catanese stanell’essenzialità della scrittura musicale, nel supremovalore della melodia, nella assoluta interiorità dei sentimentiche si trasformano in un puro canto, nell’aver saputo rivestiredi tratti moderni un intreccio amoroso di netto stampo classico. Lalotta tra due popoli, i Galli e i Romani, per la conquista dellalibertà e il mantenimento del potere è ridotta a semplicecontenitore dei sentimenti e dei rapporti tra i personaggi chiusiall’interno di un triangolo (Norma – Pollione- Adalgisa), dove siscontrano amore, gelosia, odio e nobiltà d’animo.
Sullo sfondo di una Gallia dominata dai Druidi che guidano la rivoltacontro i Romani, si snoda la vicenda di Norma, figlia del gransacerdote Oroveso e a sua volta sacerdotessa, che ha avuto due figlidalla relazione segreta con Pollione, proconsole romano delle Galli.Ora però l’uomo è innamorato della giovanesacerdotessa Adalgisa che vuole portare con sé a Roma, facendolelasciare i voti. È la stessa giovane a rivelare a Norma i suoisentimenti amorosi e l’intenzione di rinunciare ad essi.Sconvolta dalla gelosia Norma, per far fallire il piano di Pollione,chiama i guerrieri alla lotta contro Roma, nel frattempo Pollione vienecatturato e Norma promette di lasciarlo fuggire se rinuncerà adAdalgisa. Di fronte al rifiuto del romano, la sacerdotessa minaccia diuccidere i propri figli e la rivale, allora Pollione si dichiara prontoa morire per salvare queste vite umane. Norma di fronte ai suoi rivelal’esistenza di una sacerdotessa che ha infranto i voti e dichiaradi essere lei la sacrilega, per cui si avvia al rogo con Pollione.
L’opera si apre con una sinfonia di straordinaria bellezzaseguita da un coro d’introduzione, quindi vi sono quattrocavatine d’esordio caratterizzata dalla eccezionale purezza del“mèlos”: Ite sul colle, o Druidi di Oroveso, Meco all’altar di Venere di Pollione, la celebre e stupenda Casta diva di Norma e Deh, proteggimi o Dio di Adalgisa. Di grande effetto sono anche i duetti di Adalgisa-Pollione Va crudele, al Dio spietato e di Norma-Adalgisa Sola, furtiva al tempio. All’inizio del secondo atto è di grande intensità emozionale il canto di Norma per i propri figli Dormono entrambi,magnificamente preparato da un breve preludio musicale; di rilievo sonoil secondo duetto fra le due protagoniste e l’aria di Oroveso Ah! del Tebro al giogo indegno, il duetto tra Norma e Pollione In mia man alfin tu sei e la grande aria finale Deh! Non volerli vittime.
Maria Stuarda
Gaetano Donizetti compone ben quattro opere dedicate al personaggio di Elisabetta I d’Inghilterra: la prima è Il castello di Kenilworth(1829) su libretto di Tottola tratto da un romanzo di Walter Scott,dove è presente una prima partitura con due primedonne, unoschema che sarà ripreso successivamente in Anna Bolena (libretto di Felice Romani, 1830) e in Maria Stuarda (1835) per chiudere infine il ciclo con Roberto Devreaux (1837) su libretto di Salvatore Cammarano. Anna Bolenaè la prima delle grandi opere donizettiana dove si riscontra unasignificativa realizzazione delle sue capacità drammatiche edove si avverte la presenza di personaggi dotati di una forte caricavitale. Inoltre è la prima opera dotata di un libretto con uncerto valore letterario, persino superiore ai due precedenti librettiscritti da Felice Romani.
Con la Maria Stuarda (composta a Napoli nel 1834) si evidenziain Donizetti la volontà di diventare collaboratore attivo degliautori nella stesura dei suoi libretti. Infatti il compositore siavvale di uno studente in giurisprudenza di soli 17 anni, GiuseppeBardari, che appone la firma su un libretto ispirato all’omonimatragedia di Friedrich Schiller. Poiché l’opera èconsiderata politicamente a rischio. Donizetti si cautela di fronte aeventuali problemi con la censura, riservandosi la possibilitàdi dissociarsi dal libretto, dichiarandosi responsabile solo dellamusica. Come era prevedibile, arriva verifica l’intervento del redi Napoli, che pone il veto sulla trama, perché considerapoliticamente pericoloso portare in scena un regicidio, per giunta diuna regina cattolica lontana parente della regina di Napoli MariaCarolina. La Maria Stuarda, con qualche rimaneggiamento,finisce per andare in scena nel 1835 al Teatro alla Scala conl’interpretazione della Malibran.
Maria Stuarda, che appartiene al periodo della cosiddetta Donizetti renessaince,contiene pagine di grande valore musicale e di grande intensitàdrammatica, con almeno due momenti centrali: l’incontro-scontrotra la Stuarda e la regina Elisabetta alla fine del secondo atto, resoincandescente dai versi pieni di ardore romantico del giovane Bardari edalla drammaticità che Donizetti sa infondere nella musica cheesaspera la tensione fra le due rivali; il finale caratterizzato da unadimensione quasi mistica con il doloroso dialogare tra la Stuarda e ilcoro, con il suo canto per il perduto amore di Leicester, con lasublime e commovente preghiera rivolta alla pietosa Divinità nelmomenti di salire sul patibolo. L’arte di Donizetti raggiunge inquesti passaggi delle vette altissime, ma l’intera opera èdominata dalla personalità delle due protagoniste intorno allequali ruota tutta la vicenda, mentre i personaggi maschili hanno unospessore psicologico e umano inferiore.
La storia è ambientata nel 1587 nel palazzo di Westminster e nelcastello di Forteringa, dove è imprigionata la regina di ScoziaMaria Stuarda che, accusata di alto tradimento per aver partecipato auna congiura contro il trono d’Inghilterra, è statacondannata a morte. Per essere eseguita la sentenza attende soltanto lafirma di Elisabetta, l’accanita rivale della cattolica Stuarda.Allora Roberto conte di Leicester, ultimo amante di Maria Stuarda,forte della benevolenza che gli dimostra Elisabetta, ne approfitta percombinare un incontro fra le due rivali con la speranza di salvare lavita alla regina di Scozia, di cui è ancora profondamenteinnamorato. Maria, invece di cogliere l’occasionedell’incontro per umiliarsi e chiedere perdono in cambio dellavita, non riesce a sottomettersi di fronte alla rivale e, incurantedella sorte che l’attende, si mostra fiera e sprezzante, per cuiElisabetta, offesa e adirata, firma la la sentenza per Maria Stuarda,che si avvia al patibolo sorretta da Roberto di Leicester.
Saul
Flavio Testi (1923) appartiene a quel gruppo di compositori del secondoNovecento italiano che, dopo una fase di passaggio attraversol’eccletismo linguistico e stilistico, sono riusciti a elaborareun proprio stile. Testi, mettendo in evidenza una solida ispirazionereligiosa, esordisce nel 1954 con La crocifissione, unacomposizione per coro, archi, ottoni, timpani e tre pianoforti segnatada una forte drammaticità, a cui fanno seguito uno Stabat Mater e un Passio Domini nostri Jesu Christi secundum Marcum.
La produzione operistica di Flavio Testi è caratterizzata ancheda una forte passione per il teatro, infatti egli esordisce nel 1956con Il furore d’Oreste, una tragedia in un atto su libretto proprio tratto da Eschilo. Segue nel 1963 l’opera in tre atti La Celestina su libretto di Renato Prinzhofer, ispirato alla omonima commedia di Fernando de Rojas; nel 1966 compone su libretto proprio L’albergo dei poveri, un lavoro in due atti a forte caratterizzazione realistica, tratto dal dramma Bassifondi di Massimo Gor’kij; nel 1981, sempre su libretto proprio, scrive Il sosia,opera in due atti ispirata all’omonimo racconto di Dostevskij.Nel 1987 Testi attinge al grande teatro di Shakespeare, componendol’opera Riccardo III.
Il Saul, composto nel 1991, non s’inspira alla tragedia diVittorio Alfieri, ma al dramma in cinque atti di André Gide, cheTesti riduce a 12 scene rigorosamente essenziali, sopprimendo tutti ipersonaggi minori e realizzando un’opera pervasa da una potenzadrammatica interiore che si distacca dalla tradizionalerappresentazione biblica. L’autore rimane evidentementeaffascinato dal testo di Gide, che presenta la tragedia personale di unre diviso fra il bene e il male, il paradiso e l’inferno, di unuomo spogliato da ogni elemento eroico, vittima della sua stessapassione interiore fomentata da sentimenti contraddittori come lagelosia e l’ammirazione, l’odio e l’attrazioneerotica nei confronti di David.
Testi rifiuta il grande affresco biblico carico di follia e di vendettaper preferire l’implosione psicologica di Saul che, sordo airichiami del suo Dio, è irrimediabilmente attratto nel vorticedella sua passione peccaminosa tanto da precipitare in un baratro senzafine. Così il re diventa un antieroe sanguinario, carico di odioverso David vincitore dei Filistei, persino geloso del suo debolefiglio Jonatham che vede sentimentalmente legato al suo rivale, per cuiSaul, perseguitato dai suoi demoni interiori, finisce per porre terminealla sua vita terrena.