MacerataOpera diventa Festival


15 Lug 2006 - News classica

di Albero Pellegrino

Il flauto magico
Il festival si apre il 28 luglio con Il flauto magico di Mozart preceduto in teatro dall'esecuzione in concerto di Thamos, Re d'Egitto,costituito da alcune musiche di scena che un giovane Mozart compone perl'omonimo dramma di Tobias Philipp von Gebler e che formano un”corpus” musicale costituito da tre cori, quattro intermezzi, unmelologo per l'inizio del quarto atto e un finale. Nell'anno mozartianosono previste molte esecuzioni del Flauto che presenterannoparticolari forme di “lettura” come nel caso della riduzionecinematografica affidata al regista Kenneth Branagh, il quale sembraorientato a esaltare l'aspetto fiabesco della storia; oppure sulversante opposto si è avuta una messa in scena dell'Opera diZurigo estremamente “politicizzata”, poiché il regista JonathanMiller ha trasformato il regno di Sarastro in una biblioteca dove sipratica il culto della Ragione in lotta contro l'Oscurantismo conun'aperta esaltazione degli ideali della Rivoluzione francese. Dalleprime dichiarazioni del direttore artistico anche la messa in scenameceratese dovrebbe essere caratterizzata dalla rilevanza data agliaspetti massonico-illuministici dell'opera mozartiana, nel quadro diuna Stagione lirica progettata nel segno del “viaggio iniziatico” ditipo esoterico, dell'esotico e del fiabesco..
Il flauto magico, andato in scena per la prima voltanel settembre 1791 a circa tre mesi dalla morte dell'autore, sipresenta come un'opera enigmatica per eccellenza, carica di simboli, didoppi e tripli livelli di lettura interpretativa, perchécosì hanno voluto sia il compositore, sia il librettista EmanuelSchikaneder, un commediografo, attore e impresario che era legato alpari di Mozart agli ambienti della massoneria. Apparentemente l'operarientra nei canoni del “teatro fantastico”, sia perché sonopresenti tutti gli ingredienti della fiaba (un Principe e unaPrincipessa, una Regina della Notte in lotta con un sacerdote del cultodel Sole, un bizzarro uccellatore in cerca della compagna della suavita), sia perché la sua trama avventurosa si ricollega da unlato alla tradizione della Commedia dell'Arte e dall'altro al teatro diCarlo Gozzi che, con le sue “fiabe drammatiche” (si pensi al Re Cervodove è presente il personaggio dell'uccellatore Truffaldino),rappresenta nel Settecento un'alternativa di successo alla commediarazionale e borghese di Goldoni che risulta maggiormente legato allatradizione francese. Non bisogna tuttavia dimenticare che, sotto latrama delle avventure eroicomiche, scorre un filone ideologico caroagli Illuministi che coltivano le virtù della Ragione, dellasaggezza e della tolleranza, le sole armi capaci di liberare l'uomo dailegami con il Male.
Appartenere alla massoneria è alla fine del Settecento un fattoalla moda soprattutto fra gli intellettuali europei (sono stati massoniLessing, Goethe, Haydin e lo stesso Leopold Mozart), per cui ildivenire un “libero muratore” rappresenta per Mozart un modo peressere un uomo culturalmente aggiornato e un cittadino impegnato chevuole contribuire al riscatto dell'umanità, che s'impegna perportare la luce della ragione nella società  del suo tempo.Questa suo impegno ci fa capire che il compositore austriaco vuole”vivere sentendosi partecipe di un percorso condiviso e (che) Mozartnon era svampito, svagato, disimpegnato, ingenuo. Aveva una moralesalda ma odiava i moralismi, era sinceramente religioso benchéanticlericale, preso dalla sua arte eppure tutt'altro che assente dalmondo” (Lidia Bramani, Mozart massone e rivoluzionario, Bruno Mondadori, Milano, 2005).
Mozart frequenta la setta degli “Illuminati”, che rappresentano l'alapiù radicale della massoneria, quella più vicina agliambienti rivoluzionari francesi. La sua avventura iniziatica cominciaalla fine del 1784 con l'ingresso nella Loggia “Alla benevolenza”,dove egli abbraccia gli ideali di sapienza-verità-felicità -bontà -fratellanza, per poi passare agli inizidel 1785 alla Loggia “Alla vera concordia”, per completare il suopercorso iniziatico, sempre nel 1785, con l'iscrizione alla Loggia”Alla speranza incoronata”, per la quale compone la Messa funebre massonica. Altre composizioni di ispirazione massonica sono il canto Die ihr einem Graude e la cantata Die Maurerfreude, seguite nel 1791 dalle due cantata Eine Kleine Deutsche Kantate e Laut verkunde unsre Freude.Soprattutto la prima contiene una vera e propria lista di principimassonici: “Amate l'ordine, l'armonia e l'accordo/Amatevi tra voi e ivostri fratelli!/La forza fisica e la bellezza siano il vostroorgoglio,/la luce del sapere la vostra nobiltà!/Tendetevifraternamente la mano per eterna amicizia,/che soltanto un errore, maila verità  vi ha sottratto così a lungo!”. Principietici simili a questi si possono rintracciare nel libretto del Flauto magico.La fratellanza fra i popoli, la ricerca della sapienza, la vittoriadella luce sulle tenebre sono valori dichiaratamente massonici, mentrenella partitura ricorre spesso la triade, che rappresenta una costantedi tutti i riti massonici: i tre accordi ripetuti nell'ouverture, letre repliche della frase di Sarastro sull'amicizia, le tre Dame dellaregina, i tre Genietti, i tre templi che rappresentano altrettantetappe del viaggio iniziatico del neofito Tamino (il Tempio dellaSapienza, della Ragione e della Natura), infine le tre figurefondamentali del rito d'iniziazione, il Venerabile (Sarastro),l'Oratore (Der Sprecher) e i due Sorveglianti.
Per questo insieme di elementi il Flauto magico, rappresenta ilvertice assoluto di tutta la tradizione musicale massonica in Germania,la più significativa testimonianza dell'illuminismo mozartiano.Quando alla fine del 1791 Mozart muore, in un documento massonicodell'epoca si legge: “Permettetemi, fratelli degnissimi, di profittaredell'unione dei vostri animi per riportarvi a un oggetto per noi tuttitristissimo e che gravemente ci colpisce. All'eterno Architettodell'Universo è piaciuto di strappare dalla nostra fraternacatena uno degli anelli più cari e benemeriti…il nostro degnofratello Mozart. Fu uno zelante membro del nostro ordine l'amore per ifratelli, tolleranza, bontà, beneficenza, vero e intimosentimento della gioia quando poteva giovare con le sue doti ad un suofratello, erano i tratti eminenti del suo carattere. La cenere delnostro fratello, a noi per sempre caro, riposi in pace, la sua precocemorte sia per noi il più energico incitamento allavirtù”.
Nel Flauto magico confluisce anche il fascino esercitatodall'Antico Egitto di gran moda nella letteratura del tempo e nellastessa massoneria (nel 1784 Cagliostro fonda ha Parigi una LoggiaEgizia). Il percorso iniziatico di impronta massonica di Tamino ePamina si fonde con il culto di Iside e Osiride, per cui nell'operamozartiana “già  nell'ouverture si sente il picchiettaredei martellio sulla pietra a significare l'opera di ripulituradell'uomo naturale che avverrebbe nelle logge; nell'opera stessas'intrecciano con un grazia spesso acerba lapuerilità popolaresca e lo sbigottimento tragico. E' unamusica che solleva fuori delle vicende puramente politiche, parla deimisteri più terribili che circondano la vita” (ElémireZolla, I misteri di Eleusi nel Flauto Magico, Corriere della sera, 6 settembre 1991).
L'opera, oltre a rappresentare un cammino di sapienza e un giocogeometrico delle coppie (bene e male, passione e ragione, uomo e donna,copro e anima), presenta infatti una complessa gamma di registrisimbolici che conducono fino ai significati estremi dell'esistenzaumana. Nonostante sia stato oggetto di giudizi negativi molto duri comequello di Marguerite Yourcenar (“Nient'altro che un'accozzaglia dibanalità  massoniche adattate al gusto barocco e per dipiù oscuro”), Il flauto magico presenta una suaattualità  non tanto per i suoi ideali massonici collegatialla rivoluzione americana e francese, ma in particolare per un aspettopiù pedagogico e costruttivo che riguarda la scoperta e lacostruzione strutturata della propria personalità. Secondo ilmusicologo Sergio Sablich, le prove del fuoco e dell'acqua, affrontateda Tamino, sono l'affermazione di una legge universale e trascendenteche riguarda tutta l'umanità: il compimento dell'amore nel mondoattraverso lo spirito di fratellanza e solidarietà rappresentato da Sarastro e dalla casta dei sacerdoti, ma anche da unagiovane coppia unità  nell'amore.
“Al di là  delle sue apparenze di opera comica – scrive il musicologo americano Charles Rosen- il Flauto Magicoè l'opera più morale e politica di Mozart, che era uomointelligente e ambizioso, portatore di una visione del mondocondizionata dal pensiero massonico e violentemente anti-cattolica.Quando parlo di politica in Mozart, penso soprattutto alla sua visioneecumenico dell'amore e della fratellanza, a partire dalla costruzionedella coppia: uomo e donna, maschile e femminile; congiunti in unlegame che è donazione, scambio e generazione. Mozart appartieneall'illuminismo austriaco, dove a una prospettiva dogmatica dellareligione si contrapponeva una concezione religiosa appunto di tipoecumenico, orientata verso la fusione con l'armonia della natura el'accettazione di pulsioni naturali”.
Il flauto magico rimane pertanto un capolavoroassoluto che rinnova completamente il genere “buffo” con straordinarieinvenzioni musicali, che rendono credibili persino alcune incongruenzenarrative del testo, che fanno assurgere a suprema grandezza la figurainaccessibile e sovrumana della Regina della Notte, un vero monumentoall'ambiguità che nasce da un impasto dibontà e cattiveria, alla quale si contrappone la nobilesaggezza di Sarastro. Infine assume grande valenza scenica il giocoscenico parallelo delle due coppie di innamorati: la tenerezza e lasensibilità di Tamino/Pamina contro lacomicità di Papageno/Papagena.
Nel primo atto la vicenda si apre con il principe Tamino che vaga peruna foresta inseguito da un enorme serpente, dal quale viene salvatograzie a tre damigelle della Regina della Notte. Sparite le trefanciulle, compare l'uccellatore Papageno che si spaccia per ilsalvatore del giovane, ma viene smascherato dal ritorno delle tredamigelle che gli serrano la bocca con un lucchetto. Nel cielo stellatocompare Astrifiammante, la Regina della Notte, la quale dice a Taminoche sua figlia Pamina è stata rapita dal mago Samastro e glichiede di liberarla, promettendogli di farla diventare sua sposa.Samastro è un crudele sacerdote di Iside e per difendersi da luiviene consegnato a Tamino un flauto magico che glisarà utile nella sua impresa, dove avrà comecompagno Papageno, a cui viene dato un magico carillon. Nel palazzo diSarastro il nero Monostato sta insidiando Pamina, ma viene messo infuga da Papageno che annuncia alla ragazza l'arrivo di Tamino, il suoliberatore. Guidato da tre Geni, il giovane giunge nel tempio di Iside:due porte restano chiuse (Ragione e Natura), mentre una terza(Sapienza) si apre facendo entrare Tamino che incontra un sacerdote dalquale apprende che Sarastro non è un mago crudele, ma unbenefattore del genere umano. L'incredulo Tamino si mette alla ricercadi Pamina, la quale arriva con Papageno inseguita da Monostato e daaltri servi, ma Papageno con il suono del carillon costringe i nemici aballare senza posa. Sopraggiunge Sarastro che spiega a Pamina laragione per cui la tiene lontana dalla madre, che vuole farle del male.Monostato ha nel frattempo catturato Tamino, ma Sarastro punisce ilservo violento e fa condurre Tamino e Pamina nel Tempio delle Prove,affinché i due giovani possano iniziare la loro preparazionealla felicità .
Nel secondo atto Sarastro chiede ai sacerdoti di Iside di accogliereTamino tra gli iniziati, prima del suo matrimonio con Pamina. Tamino ePapageno si sottopongono alla prima prova del silenzio e riescono asuperarla, nonostante la Regina della Notte e le sue damigelle cerchinodi farli parlare. Pamina dorme in un giardino e Monostato cerca dibaciarla, ma la Regina della Notte lo scaccia e consegna alla figlia unpugnale per uccidere Sarastro, il quale spiega alla giovane che lafelicità sta nell'amore e non nella vendetta. Nel tempioTamino e Papageno restano ancora in silenzio, ma quest'ultimo si mettea parlare con una vecchia che si trasforma in una bellissima giovanePapagena) che scompare appena Papageno tenta di abbracciarla. Pamina,vedendo che Tamino non le rivolge la parola, pensa che non l'amipiù. Sarastro invita i due giovani a pazientare, mentre Papagenoviene scacciato dai sacerdoti perché ha giurato eternafedeltà alla sua Papagena. Pamina è disperata etenta di uccidersi, ma viene salvata dai tre Geni, mentre Taminoè arrivato dinanzi al Castello del Terrore, il cui accessoè sbarrato dalle fiamme. Pamina, che l'ha seguito, glisuggerisce di suonare il flauto magico e così il giovane riescea superare la prova. A sua volta Papageno vuole morire perché haperduto Papagena, ma i tre Geni gli suggeriscono di suonare ilcarillon, allora Papagena riappare e i due si giurano amore e reciprocafelicità. La Regina della Notte, le damigelle e Monostato stannomarciando per attaccare il castello di Sarastro, quando sonoinghiottiti da un terremoto. Sarastro accoglie nel Tempio del SoleTamino e Pamina, i quali sono finalmente ammessi alla confraternita dicoloro che amano la bellezza e la sapienza.
Nell'edizione maceratese la regia, le scene e i costumi sono di Pier Luigi Pizzi, la direzione dell'Orchestra Filarmonica Marchigiana è affidata al francese Guillaume Tourniaire, mentre gli interpreti sono Panajotis Iconomou (Sarastro), Dmitry Korchack (Tamino), Vicotroria Joyce (Regina della Notte), Angelica Blancas Gulin (Pamina), Elena Rossi (Papagena) e Andrea Concetti (Papageno).

Aida
Nel 1869 l'opera viene commissionata a Verdi dal Kadivé delCairo che si propone di inaugurare il nuovo Teatro dell'Opera inconcomitanza con l'apertura del Canale di Suez. Bisogna tuttaviatrovare un soggetto che riesca a coniugare il melodramma europeo con latradizione etnica e culturale egiziana. Si opta pertanto per una storiache affonda le sue radici nell'Antico Egitto, anche se l'ideatore delsoggetto rimane misterioso. Il racconto giunge nella mani di Verdi nel1870, attraverso l'impresario Camille Du Loche, che avevagià scritto il libretto del Don Carlos. Verdi simostra interessato alla vicenda e costruisce in poco tempo un testoricco d'intensità drammatica ed emotiva; subito dopo lastesura del libretto viene affidata ad Antonio Ghislanzoni (autore deltesto della Forza del destino), che si mette al lavoro instretta collaborazione con Verdi, il quale interviene come sempre inmodo massiccio sulla struttura drammaturgica dell'opera. A causa di unaserie di ritardi (non ultima la guerra franco-prussiana), l'opera va inscena al Cairo il 24 dicembre 1871, mentre debutta alla Scala l'8febbraio 1872, riscuotendo un immediato successo di pubblico. L'autorevuole continuare sulla strada intrapresa con Don Carlos, per cui da un lato mantiene la struttura del grand-òpera, ma dall'altro introduce diverse innovazioni musicali e una approfondita strutturazione dei personaggi principali. Aidasi presenta pertanto come “un rigoglioso fiume di invenzione melodica;una pietra miliare nella storia musicale italiana” (Julian Budden),proprio perché Verdi riesce a fondere grandiose scene d'insiemecon una raffinata individuazione dei caratteri psicologici deiprotagonisti, forti passioni collettive con risvolti drammatici di tipointimistico. Al di là dei brani più celebri (CelesteAida, la Marcia trionfale), vi sono grandi arie come “Numi,pietà” o “O terra, addio!”, straordinari duetti da cui emergela solennità  dei personaggi, atmosfere intrise diun'arcaica religiosità .
Due sono i filoni conduttori dell'opera: da un lato l'invincibile amoredi Aida per Radames, la nobile passione di una donna resa schiava dalnemico; dall'altro la forza malvagia del gran sacerdote Ramfisimpegnato ad esercitare il proprio potere; al di sopra di tutti sicolloca il dominio del Fato che assume le forme della dea Iside. Allafine tutti coloro, che si oppongono alla ragioni del potere peraffermare la propria individualità, risultano sconfitti:Aida che vede svanire il suo sogno di eludere con una fuga impossibileil proprio destino di schiava; Radamès che finisce per perderela vita dopo aver tradito se stesso e il suo amore; Amneris che pensa,attraverso le sue trame, di poter dominare il Fato, ma finisce peressere travolta; Amonasro che sogna la rivincita e la riconquista delregno, ma paga il suo progetto con la morte della figlia. Ci troviamodi fronte alla dimostrazione di una pienamaturità compositiva, che permette a Verdi di passare daigrandi squarci collettivi alla tragica solitudine dei protagonisti, diottenere una perfetta introspezione psicologica di Aida, Ramfis,Amonasro e soprattutto di Amneris, donna insieme diabolica e disarmata,determinata e fragile, il tutto tenuto insieme dal tessuto connettivodi un “esotismo” che scorre quasi. L'opera, che debutta il 29 luglio,è diretta da Stefano Renzani, mentre la messa in scena è affidata a Massimo Gasparron che firma regia, scene e costumi. I principali interpreti sono Raffaella Angeletti (Aida), Walter Fraccaro (Radamès), Mariana Pentchaeva (Amneris), Orlin Anastassov (Ramfis) e Vittorio Vitelli (Amonastro).

Turandot
L'opera, composta su libretto di Giuseppe Adami e Renato Simoni,è ispirata alla omonima fiaba di Carlo Gozzi, ècostituisce l'ultima composizione di Puccini, che muore il 29 novembre1924. La partitura, rimasta incompiuta e arrestatasi alla morte diLiù con la celebre aria “Tu che di gel sei cinta”, vienecompletata, su suggerimento del Maestro Arturo Toscanini, dalcompositore Franco Alfano (1876-1954) autore di opere di successo come Risurrezione e La leggenda di Sakuntala, per cui andare in scena all Scala soltanto il 25 aprile 1926.
Puccini ha lavorato fino all'aultimo alla partitura nella pienaconsapevolezza di sta realizzando un'opera importante ed effettivamente Turandot, nonostante la mancanza di alcunerifiniture e qualche incongruenza stilistica, rappresenta il lavoropiù maturo e compiuto di tutta la sua produzione, poichél'opera costituisce un riepilogo dell'itinerario creativo pucciniano,in quanto in essa si trovano pienamente amalgamati tutti gli elementidella sua poetica: la componente lirico-sentimentale concentratasoprattutto nel personaggio di Liù, che è la figurapiù autenticamente pucciniana; l'elemento eroico incarnato dallacoppia Calaf-Turandot; la componente comico-grottesca introdottaattraverso le tre maschere Ping, Pang e Pong, attraverso le quali sirealizza la contaminazione tra dramma serio e commedia dell'arte;l'elemento esotico che, nella totale eliminazione dalla vicenda diqualsiasi riferimento storico, emerge attraverso una collocazioneatemporale decisamente fiabesca nel contesto di una Cina fantastica,raffinata e barbarica.
La trasformazione della innocente fiaba di Gozzi in un'opera dalleatmosfere grandiose, fosche e crudeli è un'operazionetipicamente decadentistica, che aderisce al modello della”tragedia-spettacolo” tipica del teatro dannunziano, dove l'eroe (inquesto caso Calaf) – come scrive Renato Simoni – “sotto l'urto dei fatiinventa la sua virtù, che diviene la sua difesa, la suanecessità, la sua bellezza e (deve) accettare lanecessità dell'immolazione, o anche a sacrificare lecreature più dilette, più dolorosamente devote,più inermi e incolpevoli”. In questa visione esotico-decadentela Cina diventa il luogo mitico delle passioni e di unacrudeltà  che tocca il suo vertice nel suicidio diLiù, prima che la vicenda sia destinata a concludersi nel lietofine, pertanto il climax dell'opera è giocato sull'antagonismofra la dolce umanità  di Liù e l'inaccessibilecrudeltà di Turandot, che si scioglie soltanto nel finalecon la sua improvvisa conversione all'amore.
La Turandot maceratese, che debutta il 30 luglio, va in scena con regia, scenografia e costumi di Pier Luigi Pizzi, con la direzione di Daniele Callegari ed ha come interpreti Andrea Gruber (Turandot), Dario Volonté (Calaf) e Serena Daolio (Liù). 
Nel pomeriggio del 30 luglio viene eseguita al Teatro Lauro Rossi, sotto forma di concerto, la Turandot di Ferruccio Busoni (1866-1924) composta nel 1917 su libretto dello stesso autore, tratto dalla fiaba teatrale di Carlo Gozzi Turandotte(1762). Busoni mantiene le atmosfere di divertissement fantasticotipico del commediografo veneziano, realizzando un'opera raffinata epriva di ogni risvolto patetico, con qualche velato richiamo al mondodella commedia dell'arte. La vicenda ha inizio alle porte di Pechino,dove il principe Calaf, scampato alla battaglia in cui suo padre Timurha perso il trono, apprende che la città vive sottol'incubo della feroce Turandot, determinata per evitare il matrimonio afar uccidere tutti i pretendenti che non sanno risolvere i suoi enigmi.Calaf non crede al fascino fatale di Turandot fino a quando vede il suoritratto, tanto da rimanere stregato al pari delle altre vittime. Ilprincipe decide pertanto di tentare la prova, nonostante l'imperatoreAltoum e i suoi ministri Tartaglia e Pantalone tentino inutilmente didissuaderlo. La principessa Turandot, alla vista di questo giovanestraniero, prova delle emozioni finora sconosciute, mentre la suaschiava Adelma riconosce in lui l'uomo che un tempo ha amato. Ilprincipe supera la prova e Turandot tenta di uccidersi, ma Calaf lepropone a sua volta un enigma: indovini il suo nome e luirinuncerà  a sposarla. Turandot è turbata dallostraniero, ma è ancora decisa a non sposarsi. Quando ognitentativo di sapere il suo nome fallisce, Adelma si dice disposta arivelare il nome del giovane in cambio della libertà. Turandotsente di aver vinto e di fronte alla corte pronuncia il nome di Calaf,ma quando questi si allontana, la giovane confessa di amarlo e dichiaradi volerlo sposare, con grande delusione di Adelma che aveva sperato dipoter riconquistare il principe Calaf.
Il festival maceratese prevede per il 5 agosto un altro appuntamentonel Teatro Lauro Rossi con il baritono Alfonso Antoniozzi cheinterpreta Invitation au voyage, un concerto composto da branicollegati dal tema del viaggio iniziatico.

Un evento teatrale: il Magnificat di Alda Merini
Infine, come novità  assoluta, appare per la prima volta incartellone il teatro di prosa, il 29 luglio sempre al Teatro LauroRossi, dove Valentina Cortese interpreta il Magnificat. Incontro con Maria (2002) di Alda Merini, per l'adattamento drammaturgico e la regia di Fabio Battistini, con l'accompagnamento di un'arpa barocca (Elena Spotti) e di una viola da gamba (Roberto Gini).Si tratta di un vento teatrale di grande qualità che portasulla scena uno dei testi spiritualmente più elevati di questagrande poetessa del secondo Novecento. In questa bellissima opera,composta da testi poetici e da brani in prosa, la Merini disegna ilritratto spirituale di una donna vergine e madre, pronta ad accoglierenel proprio corpo il Figlio di Dio, per rimanere poi sempre presente esilenziosa lungo il cammino di Gesù dalla nascita fino alCalvario, simbolo di femminilità  e di maternità ,dove s'incrociano vita e morte, gioia e dolore, pronta ad accettare ilproprio umile ruolo anche quando lo stesso Gesù la rinnegachiamandola “semplicemente donna e non madre, perché dovevafarsi spazio in lei per la maternità  della sua croce”.Maria è pienamente consapevole di questo suo doloroso destino dimadre: “Gesù è una fiamma d'amore,/luipurificherà  il mondo,/brucerà  le scorie deldolore,/ma per fare questo, figlio,/abbiamo patito sopra un legnoignudo/senza vesti/trafitti da misere spade”, ma nonostante questa suatragica consacrazione, Maria rimane costantemente e profondamentedonna: “Le mie ginocchia/avide di molto cammino/sono stategenerate/dalla tua grazia./ho dovuto riposare/ai piedi dellamontagna/senza mai sormontarla/ma Ti ringrazio/per avermi destinata aservire./non ad essere/una regina potente/ma un'umile serva”.


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