Allo Sferisterio di Macerata trionfa “Fuego”, lo spettacolo della Compagnia Antonio Gades
di Alberto Pellegrino ed Elena Bartolucci
24 Ago 2022 - Commenti classica, Commenti danza
Chiusura del Macerata Opera Festival con lo spettacolo di flamenco “Fuego”. Grande successo dello spettacolo magicamente interpretato dalla Compagnia Antonio Gades. Ce lo raccontano Alberto Pellegrino ed Elena Bartolucci, presenti per il nostro magazine.
(Foto Luna Simoncini)
COMMENTO DI ALBERTO PELLEGRINO
Macerata Opera Festival ha chiuso il 20 agosto 2022 una stagione nel suo insieme positiva, innovativa e intelligente con la presenza in cartellone della Compagnia Gades che ha portato sulla scena Fuego, lo straordinario spettacolo ideato da Antonio Gades che ha scritto il soggetto, curato la coreografia e la regia unitamente a Carlos Saura, mentre le scene e i costumi sono di Gerardo Vera, il disegno luci di Antonio Gades, Carlos Saura e Dominique You, la composizione e l’arrangiamento dei canti popolari di Antonio Gades, Antonio Solera e Ricardo Freire.
Lo spettacolo, che ha debuttato nel Théatre Chatelet di Parigi nel 1989, nasce da un’idea di Antonio Gades che adatta il balletto El amor brujo (L’amore stregone) di Manuel De Falla alle caratteristiche della sua compagnia e alla sua personale visione della danza flamenca, semplificandone la storia e dando particolare rilievo al canto popolare con brani che accompagnano e sottolineano l’intera vicenda. Dopo la scomparsa del suo creatore, lo spettacolo non è stato più rappresentato fino al 2014, quando è stato ripreso per il decimo anniversario della morte, come tributo della compagnia al suo fondatore; da allora esso ha ripreso a circolare in tutto il mondo sotto la direzione artistica di Stella Arauzo, continuando a trasmettere tutta l’intensità e la passione del suo autore.
Allo Sferisterio di Macerata abbiamo assistito alla esibizione di una compagnia leggendaria composta da “bailaores e cantaores” che con i movimenti della danza, il canto e il suono delle chitarre (supportati dall’Orchestra Filarmonica Marchigiana diretta da Miquel Ortega) ha suscitato emozioni ed entusiasmi, facendo proprio uno stile flamenco che stravolge i canoni classici di questa danza, fondendo insieme con armonia sia la tradizionale improvvisazione tipica del ballo popolare, sia la rigorosa esecuzione di una precisa coreografia.
Un artista diviso tra tecnica e fantasia
Autore di questa rivoluzione artistica è stato Antonio Gades (1936-2004), ballerino, coreografo, regista, un interprete completo della più antica danza spagnola che è riuscito a immergere nella cultura del nostro tempo. Questo grande artista nasce in un contesto popolare attraverso anni di pratica della danza tradizionale regionale, del flamenco e della escuela bolera nella compagnia madrilena di Pilar López, specializzata nel portare sulla scena un repertorio potenzialmente infinito di sonorità, ritmi e movimenti scaturiti direttamente dalla terra e dalla gente che su di essa vive. Gades si appropria di questo tesoro, al quale aggiunge un forte bagaglio di tecnica classica, sviluppando una sua poetica strettamente legata alla tradizione andalusa, ma nello stesso tempo orientata all’esplorazione e alla creazione del nuovi modi di concepire la danza flamenca. Come primo ballerino e coreografo, dopo avere danzato nei principali teatri del mondo, fonda il Ballet Nacional de España e più tardi una sua Compagnia indipendente.
In Fuego Gades va alla radice della forza creativa ed emozionale del flamenco, rappresentando l’inestricabile rapporto tra amore e morte, la lotta tra passione e pulsioni surreali attraverso una danza che diventa rito esorcistico destinato a difendere e far rinascere un amore minacciato da oscure forze ultraterrene. Gades trae ispirazione dal celebre balletto gitano El amor brujo (1924) di Manuel de Falla, ma spoglia la storia di tutti i caratteri di fantasia e di leggerezza, per farla diventare un racconto drammatico segnato dal tormento di Candela che le apparizioni di uno Spettro spingono al limite della follia. La giovane potrà arrivare alla purificazione finale attraverso il rituale del fuoco (la celebre Danza ritual del Fuego) che la riporta a godere di un amore umano e che rappresenta il momento più spettacolare e coinvolgente di tutto il balletto.
La storia
La giovane gitana Candela è innamorata di Carmelo, ma è tormentata dal fantasma del precedente marito José, il quale è morto accoltellato durante un combattimento tra uomini armati di bastoni e pugnali. Folle di gelosia, lo Spettro appare per ostacolare la relazione tra i due giovani, mentre gli abitanti del villaggio danzano i tanguillos. Entrano in scena le lavandaie che scherniscono Candela ora fidanzata con Carmelo. I due innamorati con la danza ai loro scherzi, ma sono interrotti dall’apparizione dello Spettro che è visto solo da Candela, mentre Carmelo appare smarrito e confuso. Nel villaggio si celebra con danze e canti la vigilia di Natale e, mentre Candela balla la Canzone dell’amore, appare di nuovo lo Spettro che costringe la giovane a fare da sola una danza ossessiva e disperata; quindi lo Spettro costringe la ragazza a danzare con lui, senza che una terrorizzata Candela riesca a liberarsi della sua presenza. Una strega, amica della giovane, la invita ad avere speranza e all’alba i pellegrini si recano al Santuario di El Rocio, ballando le servillanas al ritmo dei tamburi e tamburelli. Carmelo e Candela eseguono una primitiva e rituale danza d’amore, alla quale si uniscono gli altri abitanti del villaggio. A sera appare di nuovo lo Spettro che separa i due amanti. La strega dà allora inizio al rito del sortilegio accompagnata da tutti gli abitanti e tutti eseguono la danza del fuoco che allontana gli spiriti malvagi. Lo Spettro ritorna e Candela fugge disperata, mentre Carmelo danza da solo agitato e confuso. La forza della passione e dell’amore allontanano definitivamente lo Spettro e, finalmente liberi, Candela e Carmelo possono unirsi in matrimonio e celebrano la vittoria del loro amore con un appassionato e raffinatissimo passo a due.
La compagnia
La compagnia Gades ha mostrato una straordinaria forza interpretativa unita a una innata eleganza, una eccezionale capacità di movimenti e di gesti eseguiti con precisione cronometrica. Va sottolineata la bravura dei quattro interpreti principali: Esmeralda Manzanas (Candela), Álvaro Madrid (Carmelo), Juan Pedro Delgato (Lo spettro) e Stella Arauzo (La strega). Ugualmente valido è stato l’intero corpo di ballo formato da María Nadal, Ana del Rey, Virginia Guiñales, Raquel Ortega, Ana Pardo, Cristina Carnero, Amor Canovas, Elena Ros, Miguel Angel Rojas, Pepe Vento, Antonio Ortega, Santiago Herranz, Álvaro Brito, José Canovas. Una particolarmente suggestione è stata provocata dalla parte del canto interpretato dal mezzosoprano flamenco Beatriz Lanzae e dai cantores Alfredo Tejada, Enrique Bermudes “Piculabe” e Aser Giménez. Ugualmente straordinari sono stati i due chitarristi Basilio García e Diego Franco.
COMMENTO DI ELENA BARTOLUCCI
La Treccani definisce il flamenco un “genere musicale di origine gitana, che presenta affinità con la musica araba; pur nella grandissima varietà di forme, predomina […] un sentimento di malinconia, ottenuto generalmente dall’insistente ripetersi delle frasi musicali e dalle inflessioni languide. Il flamenco può essere solo canto (la debla, la saeta, la tond, il martinete), o richiedere l’accompagnamento della chitarra (la seguidilla, la petenera, la rondeña) o, ancora, essere danzabile (fandango, tango, sevillanas, malagueña)”.
Questa danza è insomma un tripudio di sensazioni ed emozioni create da una commistione di movimenti e suoni che non per niente risulta iscritta nell’elenco del Patrimonio Culturale Immateriale dell’UNESCO.
Con lo spettacolo Fuego, la Compañía Antonio Gades è riuscita proprio a tirare fuori tutta l’essenza e la forza creativa di questo ballo, che è in grado di saper toccare le corde più profonde dello spettatore attraverso varie sfumature, dall’amore alla passione, dalla paura al tormento interiore.
La linearità del palco dello Sferisterio, lasciato libero da ogni orpello coreografico, ha preso vita grazie alla forza della musica, all’ottimo uso delle luci e ai colori dei vari ballerini e musicisti che si sono avvicendati.
Una coreografia asciutta che, pur puntando tutto sulle movenze classiche del flamenco, ha giocato sapientemente sulle geometrie dei passi a due e sulle scene di gruppo molto ben calibrate.
I costumi dalle policromie dal tocco folkloristico di Gerardo Vera hanno ben sottolineato il carattere popolare di questa danza, che emerge in maniera prepotente anche grazie al supporto essenziale del canto e del suono delle chitarre sul palco mischiato alla perfezione alle note eseguite dall’orchestra.
Fuego è riuscito quindi a raccontare la storia tormentata dei vari protagonisti ma a dare anche il giusto rilievo a una danza tanto sensuale quanto intensa e carica di emozioni. In effetti è una delle espressioni artistiche più conosciute della Spagna che trattiene un tesoro di secoli di storia. Un ballo che solo in apparenza può risultare semplice e ripetitivo nei movimenti ma che in realtà possiede una tecnica complessa e uno stile unico che varia infatti a seconda di ciascun interprete. È stata sicuramente un’ottima scommessa per lo Sferisterio portare in scena un tipo di balletto così fuori dagli schemi, che è stata infatti ben apprezzata dal numeroso pubblico presente.