Conosciamo Erik Satie


13 Lug 2004 - News classica

di Alberto Pellegrino

La quattordicesima edizione degli Incontri musicali estivi Conosciamo l'autore</b<, rende omaggio quest'anno al compositore francese Erik Satie. La manifestazione, curata con grande sensibilità artistica dal maestro Cinzia Pennesi per conto del Comune di Matelica nel quadro della rassegna Terra di Teatri della Provincia di Macerata, si svolge dal 14 al 18 luglio presso il Palazzo Ottoni.
Erik Satie (Honfleur 1866-Parigi 1925) è uno dei compositori più rappresentativi del primo Novecento europeo. Uomo di profondi studi musicali, si guadagna da vivere facendo il pianista nei cabaret o accompagnando gli chansonniers pur di restare fedele al suo spirito ribelle (“Sono venuto al mondo molto giovane in un tempo molto vecchio”). Stimato come compositore dallo stesso Debussy, viene considerato un caposcuola da tutta l'avanguardia parigina e prende parte ai grandi avvenimenti artistici del primo dopoguerra, collaborando con personaggi come Cocteau, Massine, Picabia, Picasso e Renè Claire. Nella prima parte della sua attività compositiva, che dura circa dieci anni, nel 1887 aderisce in modo molto personale al movimento della Rose-Croix, guidato dal filosofo e teosofo Sar Pèladan che propugna un ritorno al mediovalismo e al misticismo. Compone, tra le altre cose, brani per pianoforte intitolati Gymnopèdies (1888) e Gnossiennes (1890) e conclude questo periodo artistico con la Messe des pauvres per coro e orchestra (1895). Segni di un cambiamento di tendenza si avvertono nella pantomina Jack in the box per quartetto d'archi (1899) e nell'operina in tre atti per marionette Geneviève de Brabant (1899), che rappresenta una parodia del melodramma. In questa fase Satie è attratto dalla musica da cafè-concert e dalla musica popolare francese e a questo periodo risalgono soprattutto le sue Chansosns et Melodie. Intorno al 1910 Satie entra in polemica con l'accademismo musicale e con l'impressionismo debussiano soprattutto dopo l'incontro con Picasso e Cocteau. Nel 1920 diviene l'animatore e l'ispiratore di alcuni musicisti francesi che intendono contrapporsi a Wagner e a Debussy e che si raccolgono nel Gruppo dei Sei per il quale Cocteau scrive il manifesto programmatico intitolato Le Coq et l'Arlequin. Tuttavia fin dagli inizi del Novecento Satie si era imposto nell'ambito dell'avanguardia musicale con alcune composizioni per pianoforte (Trois morceaux in forme de poire, 1903; Vèritable prèludes flasque, 1912; Trois valses distinguèes du prècieux dègoutè, 1914; Sonatine bureaucratique, 1917); aveva ottenuto un notevole successo con le musiche per il balletto Parade (1917), messo in scena dal Balletto Russo di Diaghilev con il testo di Cocteau, le scene e i costumi di Picasso, le coreografie di Massine; aveva inoltre composto nel 1918 il “drame sumphonique” Socrate, una cantata per quattro soprani e orchestra da camera, che eserciterà una forte influenza su Stravinskji e sui musicisti che si muoveranno nella sua orbita.
A partire dal 1920 Satie si dedica in particolare allo spettacolo musicale, conquistando successo e notorietà con il “ballet instantanèiste” Relache (1924), composto su testo di Picabia che realizza anche la scenografia, nonchè col balletto Mercuri (1924) con le scene di Picasso e le coreografie di Massine. Sempre nel 1924 Erik Satie entra a pieno diritto nella storia del cinema componendo le musiche dell'intermezzo cinematografico Entr'acte di Renè Claire. Si tratta della seconda opere di questo futuro maestro del cinema che aveva debuttato nel 1923, dopo aver visto fallire nel 1922 il suo progetto di portare sullo schermo Geneviève de Brabant, con il cortometraggio Paris qui dort che aveva assicurato all'autore una fama immediata e un notevole prestigio per aver inventato una “citt-giocattolo” completamente consegnata al mondo della fantasia. Il Renè Claire “fantastique” si ripete con questo Entr'acte di soli 22 minuti, ormai consegnato alla leggenda del cinema non solo per le musiche di Satie, ma per la fotografia di Jimmy Berliet, il soggetto e la sceneggiatura di Francis Picabia. Soprattutto è Renè Claire a dare prova di grandi capacità creative, avendo elaborati e fatti propri i maggiori influssi delle avanguardie (il dadaismo, il movimento e la velocità di cui parla il Manifesto della cinematografia futurista, il flusso delle associazioni oniriche e le esasperazioni comiche proprie dei surrealisti.

Renè Claire sperimenta tutti i possibili modi di fare cinema: lo studio delle inquadrature (un continuo alternarsi di dettagli, campi medi, lunghi e lunghissimi), i movimenti di macchina, il montaggio. Nello stesso tempo l'impegno fare un “cinema di poesia” in cui confluiscono e si ricompongono in una “armonia superiore” di tipo plastico e musicale tutte le componenti delle avanguardie artistico-letterarie. Il film è costituito da otto nuclei narrativi che si possono desumere dagli appunti Picabia: un assalto di box con guanti bianchi su schermo nero, un partita a scacchi, un giocoliere, un cacciatore che spara ad un uovo di spruzzo e un secondo cacciatore che spara ad una colomba ed uccide invece il primo cacciatore, 21 persone supine che mostrano la pianta dei piedi, una ballerina su un vetro trasparente ripresa dal basso, la gonfiatura di palloni in caucciù, un funerale con il feretro trainato da un cammello. Lo spettatore, tuttavia, non può identificarsi in nessuno evento, nè in nessun personaggio presente in scena, anche perchè il percorso narrativo è continuamente frantumato e capovolto, non fornendo alcun punto di vista unificante, ma deve soltanto “godere” di fronte a questo capolavoro che un critico ha definito un “fantastico giocattolo” mosso da un “raffinatissimo meccanismo”. Siamo di fronte ad evento basilare per la storia del cinema proprio perchè questo film si presenta come un repertorio-catalogo del linguaggio cinematografico (dissolvenze, sovraimpressioni, movimenti di macchina, montaggio, ecc.) e proprio l'assenza di una struttura narrativa “logica” fa accrescere la capacità di attrazione per un procedimento cinematografico messo totalmente a nudo rispetto a qualsiasi sovrastruttura letteraria. Entr'acte è in fondo la storia di alcuni amici che all'interno del film si sentono finalmente “messi in libertà ” e vivono allegramente alcune avventure fantastiche in una Parigi che diventa lo spazio ideale per i loro “giochi”: questi amici-interpreti sono alcuni degli autori come il direttore della fotografia Jean Borlin, lo sceneggiatore Francis Picabia e lo stesso Erik Satie, a cui si aggiungono lo scrittore Marcel Achard e due maestri dell' avanguardia artistica come il fotografo Man Ray e il pittore Marcel Duchamp.

<i<(di Alberto Pellegrino)


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