Aristofane ritorna nell’Anfiteatro di Urbisaglia con la “Lisistrata” interpretata dall’Arca Azzurra
di Alberto Pellegrino
4 Ago 2022 - Commenti teatro
Lisistrata, la commedia-capolavoro di Aristofane, è andata in scena domenica 31 luglio 2022 nell’Anfiteatro Romano di Urbisaglia, con la regia del commediografo Ugo Chiti, direttore artistico della storica compagnia Arca Azzurra, con le rigorose geometrie sceniche di Sergio Mariotti, le luci di Marco Messeri e i bei costumi di Giuliana Colzi. Tutto esaurito per questo popolare spettacolo.
(Fotografie di A. Botticelli)
Lisistrata è l’opera di Aristofane più rappresentata nel mondo, perché sprigiona ancora la sua carica “sovversiva” di comicità mai volgare e superficiale: “Di certo è la commedia più femminista e moderna nella rivendicazione dei diritti femminili, a cominciare dal sesso… La grande modernità della commedia sta nella rappresentazione del desiderio sessuale femminile, dipinto come non certo inferiore a quello maschile, né più timido e casto” (Andrea Marcolongo).
Durante la lunga Guerra del Peloponneso tra Atene e Sparta, è stanca di sofferenze e di lutti Lisistrata, il cui nome in greco significa “colei che scioglie l’esercito”, vuole la pace e per questo convoca nell’Acropoli le donne di Atene e di Sparta per convincerle a fare lo sciopero del sesso per costringere gli uomini, stremati dalla loro insoddisfatta libido, a piegarsi al volere delle donne e cessare di combattere. Lisistrata prima affronta un arrogante “Commissario” ateniese, sconfiggendolo sul piano dialettico; poi incontra gli ambasciatori di Atene e Sparta e li costringe ad accettare le ragioni della pace. Nel frattempo Mirrina, una delle ateniesi più deboli e sessualmente sottomesse, riesce a resistere alle avance di un “arrapatissimo” marito dopo averlo portato al limite del delirio sessuale.
Le donne, chiuse nell’Acropoli, perseguono una strategia per ottenere la pace e per riscattare le loro umiliazioni stanche di essere considerate solo un oggetto di grossolani appetiti sessuali. Dopo aver vinto le resistenze di alcune di esse, le donne stringono un patto e prestano un giuramento sui “lenzuoli” – simboli di intimità domestica, testimoni silenziosi di gioie e dolori – e li agitano come vele al vento per annunciare l’imminente tempesta che le porterà verso la vittoria. Esse non solo precludono l’accesso ai loro corpi, ma anche alle casse del tesoro statale che serve a finanziare la guerra, fino a quando, privati dei loro piaceri fisici, Ateniesi e Spartani si decideranno a preferire la pace ai tragici eventi bellici. Per la prima volta l’impulso tutto umano dell’appetito sessuale viene utilizzato come strumento per convincere gli uomini che la pace è migliore della guerra.
Ugo Chiti, ritornando a indossare le vesti del commediografo, scrive un libero adattamento della commedia nel sostanziale rispetto del testo originario; impiega un linguaggio chiaro e godibilissimo con quel suo retrogusto toscano, giocando con l’ambiguità del tempo (passato, presente e futuro) per far uscire la storia dal Mito e farla entrare nella contemporaneità come un inno alla Pace e all’Amore. Chiti mette in mostra la sua capacità d’interpretare la classicità con occhio contemporaneo e riesce a proporre una partitura scenica intessuta di metafore fantasiose e allusive, calembours, doppi sensi, senza falsi pudori, una farsa moderna intessuta di leggerezza, durante la quale si ride ma si riflette anche sui consueti vizi umani del malcostume, della corruzione, della violenza vista come unica soluzione dei conflitti che si riduce sempre a danno dei più deboli. Prosciuga il testo originario eliminando gran parte dei personaggi non essenziali o riducendo al minimo le parti affidate al coro. Dà voce a personaggi muti come la spartana Lampitò (una frizzante Luciana Di Falco) e la tebana Ismene, facendone le principali “spalle” di Lisistrata; mantiene i personaggi femminili di Calonice e Mirrina e quelli maschili di Cinèsia, del Commissario, dei due Ambasciatori, aggiungendo due rappresentanti del popolo, interpretati dai bravissimi e multiformi attori Andrea Costagli, Dimitri Frosali, Massimo Salvianti e Gabriele Giaffreda, tutti perfettamente sincronizzati in questo dinamico gioco scenico, dove si trovano a loro agio in panni diversi e intercambiabili con cilindri, parrucche, grisaglia e divise, persino en travesti. Una segnalazione a parte merita Amanda Sandrelli che, fiancheggiata dalle brave Giuliana Colza, Lucia Socci e Elisa Proietti, interpreta una Lisistrata moderna, intelligente e piena d’inventiva, che sa affrontare la vita con forte temperamento e arguta ironia, con un’ombra di malinconia e una piacevole perfidia.