Roberto Vecchioni a Roma


22 Mar 2004 - News classica

La band che accompagnerà Roberto Vecchioni sul palco è composta da:
Maurizio Porto – basso
Iarin Munari – batteria
Massimo Germini – chitarra
Fabio Moretti – chitarra, arrangiamenti live
Ilaria Biagini – tastiere e cori
Vincenzo Murè – pianoforte
Zita Petho – violino ungherese

E' coccolato ed amato da pubblico e critica fin dai suoi esordi negli anni '60, quando si presentava come autore per cantanti affermati tra cui Vanoni, Mina, Zanicchi, Cinquetti. Dal 1971 si propone come interprete delle sue canzoni, sfoggiando una carriera più che trentennale testimoniata da ventitrè album ed oltre 6 milioni di copie vendute.
Roberto Vecchioni presenterà il prossimo 28 marzo a Roma le canzoni del suo ultimo album “Rotary Club of Malindi”, un lavoro ispirato da un viaggio in Kenya, che l'artista ha vissuto come un vero e proprio percorso interiore approdato al ritrovamento di se stesso. “Capitano a tutti battute d'arresto o inversioni di marcia – spiega Vecchioni – capita di sostare ad una fermata intermedia. Poi l'importante è riprendere la strada con rinnovato entusiasmo, più grandi o più piccoli, che poi vuol dire ancora più vicino alle persone e ai loro sentimenti”.
Rotary Club of Malindi racconta di un senso finalmente ritrovato attraverso le parole sagge di un vecchio pescatore per cui “niente conta, nè gli scogli, nè le barche, nè i delfini, nè le luci dalla riva, nè le stelle e nemmeno per assurdo i pensieri. Conta solo il mare”. Una “semplice rivelazione” rispetto alla quale risultano tragicamente comici tutti i sogni di potere, di sopraffazione, di superiorità civile del mondo occidentale.
Lo spettacolo si apre con “Le lettere d'amore” una canzone preziosa per verità e semplicità che è quasi un annuncio, una dichiarazione di intenti: “Perchè – dice Vecchioni – non si può certo dire che di lettere d'amore nella mia carriera non ne abbia scritte; ogni canzone è una lettera d'amore, per me, per una persona cara, per chi ascolta”.
E sono tante, vecchie e nuove “Le lettere d'amore” che Vecchioni canta in questo nuovo tour, prendendo il via dall'ultimo album che, come lui stesso spiega, è vedersi da lontano, leggersi da un'altra parte, sentirsi ad un importante “giro di boa” (nella sua vita e nella sua poetica), perchè la vita e le canzoni in quest'artista intramontabile non possono mai venire separate. C'è naturalmente anche il Vecchioni di sempre, con il suo amore per la parola scritta e cantata in tutte le sue sfumature ma soprattutto più che mai calata nella realtà della vita, nelle cose che contano, per farla capace di esprimere le ansie, le sconfitte o le vittorie, i dubbi e le certezze che sono di tutti noi. Ci sono le consuete tracce autobiografiche, i sentimenti persi o ritrovati, le occasioni non colte, gli affetti vicini o dimenticati ma anche l'impegno, le motivazioni e la voglia d'agire. Coerenti alla scelta di una narrazione viva e naturale sono gli arrangiamenti, quasi tutti “acustici”, scarni ed essenziali, con la volontaria rinuncia a qualsiasi tipo di effetto roboante o esaltante.

ROBERTO VECCHIONI – BIOGRAFIA
Roberto Vecchioni nasce a Milano nel 1943 da genitori napoletani, è sposato ed ha quattro figli. Nel '68 si laurea in lettere antiche all'Università Cattolica di Milano dove resterà per due anni come assistente di storia delle religioni proseguendo poi la sua attività di insegnante nei licei classici dove tuttora insegna greco e latino. La sua attività nel mondo musicale inizia molto presto, negli anni '60, quando comincia a scrivere canzoni per artisti affermati (Vanoni, Mina, Zanicchi, Cinquetti). Nel 1971 si propone come interprete delle sue canzoni e nel '73 partecipa al Festival di San Remo con “L'uomo che si gioca il cielo a dadi”. Il successo di pubblico arriva nel '77 con l'album “Samarcanda” al quale seguiranno “Robinson” (1980), “Milady” (1989), “Per amore mio” (1991), “Camper” (1992), – che gli fa vincere il Festivalbar con il singolo più ascoltato dell'anno “Voglio una donna” – “Blumùn” (1993), El Bandolero Stanco (1997). Ha composto in tutto ventiquattro album, superando i 6 milioni di copie vendute. Nel '74 vince con “Il re non si diverte più” il premio della critica discografica italiana per il miglior disco dell'anno e nell'83 è il vincitore del Premio Tenco. Vecchioni è anche autore di alcuni libri: nel 1983 ha pubblicato il “Grande Sogno”, libro di poesie, racconti e testi per canzoni, edito dalla Milano Libri e nel 1996 “Viaggi del tempo immobile”, libro di racconti edito da Einaudi. Nel 1998 ha curato la voce sulla canzone d'autore dell'Enciclopedia Treccani Nel maggio del 2000 ha pubblicato sempre per Einaudi il suo primo romanzo “Le parole non le portano le cicogne”, una coinvolgente avventura nel mondo della parola e dei suoi significati. Roberto è anche impegnato sul fronte della divulgazione culturale della musica: nel 1999 è stato relatore in un ciclo di incontri culturali e musicali sulla canzone d'autore in diverse università francesi e in una sola stagione scolastica (1999-2000) ha promosso oltre 40 appuntamenti con le scuole superiori e le università italiane incontrando oltre 50.000 studenti sul tema “Musica e poesia”, illustrando l'evoluzione storica della canzone d'autore e impegnandosi a diversi livelli per il riconoscimento pieno della canzone come forma poetica. La musica di Vecchioni si ispira senz'altro all'amore raccontato in forma lirica e più spesso ironica: nelle sue canzoni si ritrovano tracce autobiografiche fatte di sentimenti persi o ritrovati, di occasioni non colte, di affetti vicini o dimenticati ma anche di impegno, motivazione e voglia di agire. Sono emozioni sempre autentiche che si fanno talvolta leggere perchè inserite in una dimensione di sogno, di ricordo, quasi di favola. Il suo ultimo album è “Rotary Club of Malindi” (Columbia Sony Music), uscito lo scorso 6 febbraio in tutti i negozi di dischi. L'album, prodotto da Mauro Pagani, si avvale della collaborazione musicale di Max Gabanizza al basso, Joe Damiani alla batteria e percussioni, Giorgio Cordini alla chitarra, Mauro di Domenico alla chitarra classica, Eros Cristiani alle tastiere, Claudio Pascoli al sax, Marco Brioschi alla tromba e Edodea Ensable agli archi. I diritti editoriali derivanti dal brano “Rotary Club of Malindi” verranno devoluti all'associazione Lila Cedius. In particolare, questo contributo andrà a sostenere il progetto AIDSUDAFRICA, l'intervento che l'associazione sta realizzando in Sudafrica per la riduzione della trasmissione dell'HIV dalle madri sieropositive ai neonati, intervenendo prima e durante la gravidanza, nel momento del parto e nella fase di allattamento. A queste azioni, Lila Cedius unisce anche diverse attività che hanno come fine la promozione dei diritti delle donne.

COSA SCRIVE VECCHIONI SU “ROTARY CLUB OF MALINDI”:
Ci sono innamoramenti imprevedibili. Capitano proprio quando pensi che la vita non abbia più niente per stupirti. Tu sei lì che guardi il soffitto per ore, non rispondi al telefono, non parli, non hai voglia di scrivere niente, ti pesano gli amici, ti pesano i figli e sinceramente ti fai anche un po' schifo.
Poi parti per l'Africa, tanto per staccare, per provare a non pensarci. E lì tutto si ribalta, si capovolge: in un attimo ridi delle tue paturnie occidentali, sei preda di una gioia sottile, avvolgente per essere parte di quello spazio, di una serenità infinita per la tua amicizia col tempo. E così, nelle parole di Baraca, il vecchio pescatore di tonni, fai pace con la vita e quasi le chiedi scusa per non averla capita prima: niente conta, nè gli scogli, nè le barche, nè i delfini, nè le luci dalla riva, nè le stelle. E nemmeno, per assurdo, il pensiero. Conta solo il Mare. E noi siamo il mare.
“Rotary club of Malindi” parte dal nostro malessere, dal nostro “male oscuro” (“Momentaneamente lontano”), ma se lo lascia subito alle spalle come insipiente sciocchezza, malata nostalgia. La verità è un'altra e per arrivarci bisogna capovolgersi e respirare i tramonti: noi siamo la vita, le nostre cose, tutte le nostre cose miraggi (“Il vecchio e il mare”). “Rotary club of Malindi” non è un disco sull'Africa: è un disco “in” Africa. Solo lì e da lì potevo osservare le certezze, le grandezze e le miserie che ci assillano ogni giorno come silhouettes, ombre cinesi, pupazzi di cera. Da lì si guarda bene, si misura meglio.
E così tra il malessere, il black-out, il patatrac di sogni, di parole poetiche dell'ultima Milano e le parole del vecchio, riscopro la pochezza, la frangibilità dei miei traguardi passati, prendendomi bellamente per il culo (“Tango di rango”); riscopro il vero ruolo, il vero animo della mia compagna, finalmente libera (“L'uomo che vorrei”); colgo la circolarità inafferrabile dell'esistenza dalle parole di un Masai a suo figlio (“Nini kuna?” ovvero “che cosa c'è?”), e soprattutto la farsa di tutti i sogni di potere, di sopraffazione, di superiorità in nome di una cultura bianca (“Rotary club of Malindi”). Nei termini di questa rivelazione risultano poca e risibile cosa sia i nostri affarucci italioti (“Faccetta rosa”), sia la mia avventura artistica così puerilmente presa sul serio. E prendono forma uomini piccoli, invidiosi, meschini che non conoscono più il senso delle proprie parole e uccidono chi lo conosce (“Il libraio di Selinunte”). E si confessa una terrorista di origini imprecisate che oppone la sua voglia straziante di vivere all'incoraggiamento dei compagni che la spingono a farsi saltare in aria insieme ai nemici (“Marika”). “Marika” è una piccola tragedia in canzone e non ha, non vuole assolutamente avere nessunissima valenza di torto o ragione politica: è semplicemente la narrazione di un fatto, la lettura di un animo combattuto e disperato, perchè non sempre nel mondo ci si può identificare col mare, sentirsi una cosa sola con la vita e uscirne sereni. Pensare e scrivere in Africa questo ti dà derisione, minimizzazione, senso di inappartenenza per i nostri pseudomiti, così violenti, così inutili, ma rinnovata, più acuta passione per sentimenti intramontabili e universali. Da qui mi nascono due tracce d'amore incancellabile, due canzoni come certezze, come scorci di terraferma da non dimenticare mai gli ultimi istanti di una madre (“Dimentica una cosa al giorno”) e la capacità senza limite di esprimere amore per la moglie, per i figli (“E invece non finisce mai”), perchè il mare di questo è fatto, queste sono le molecole che lo compongono e attraverso questo ti dà la forza di non credere agli infiniti miraggi della superficie, al facile, illusorio trasporto dei canti di sirene.
ROBERTO VECCHIONI

Info:
Vecchioni in concerto a Roma, Auditorium “Parco della Musica”
Domenica 28 marzo 2004, ore 21.00
Biglietti: Euro 35,00 (Platea) – Euro 30 e 25 (Galleria) – diritti di prevendita esclusi
Informazioni: Tel 06/66183542

Info:
Tel 06/66183542


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