“La Medium” chiude la stagione di Jesi
14 Dic 2003 - News classica
Il soprannaturale irrompe nella XXXVI stagione lirica di tradizione del Teatro Pergolesi di Jesi con un nuovo allestimento de La Medium', opera in due atti del compositore e patron' del Festival dei Due Mondi, Gian Carlo Menotti. Dramma a forti tinte, ma di sottile magistero musicale e di calibratissima suspense, ricca di “effetti speciali , La Medium – che chiude il cartellone lirico jesino quale gradito fuori programma – sarà eccezionalmente rappresentata nella traduzione italiana di Fedele d'Amico sabato 20 (alle ore 21) e domenica 21 dicembre (alle ore 16) al Teatro Studio San Floriano, nuovo complesso ricavato all'interno di una chiesa ellittica di architettura barocca. Lo spettacolo si articolerà in una postazione centrale, attorno alla quale sarà seduto il pubblico, protagonista attivo – quest'ultimo – in di un magico gioco di apparizioni e scomparse allestito dal regista Aldo Tarabella (scene, costumi e luci di Stefania Battaglia). Su un piccolo palcoscenico suonerà l'Orchestra Filarmonica Marchigiana diretta da Lorenzo Castriota Skanderbeg. Ida Maria Turri interpreta Madame Flora, detta Baba; completano il cast il soprano Natalia Valli (Monica), Mirela Cisman (Mrs. Gobineau), Gerardo Spinelli (Mr. Gobineau), Monica Carletti (Mrs. Nolan), ed il mimo Emanuele Belfiore.
Dopo aver assistito nel 1936 a una seduta spiritica, negli anni seguenti Gian Carlo Menotti pensò di far rivivere questa esperienza in un'opera da camera: il progetto si realizzò nel 1946, grazie a una commissione della Alice M. Ditson Fund' della Columbia University di New York quando ormai il compositore si era già cimentato nel genere buffo con Amelia al ballo e The old Maid and the Thief. La Medium rappresenta nel teatro musicale del dopoguerra l'affermazione del talento drammaturgico di Menotti, che troverà consacrazione ne Il Console. Contrapposta al brillante atto unico de Il telefono, andò in scena a New York nel 1946. Al successo americano si affiancò la diffusione europea: nel 1949 ebbe luogo a Genova la prima' italiana, con la regia del compositore. Seguì, nel 1951, una versione cinematografica presentata anche al festival del cinema di Venezia. Le riprese successive non si contano, sparse nei teatri di mezzo mondo.
Ne La medium' Gian Carlo Menotti si interroga sulla forza del misticismo e del soprannaturale. L'azione si svolge nel salotto di un'indovina, Madama Flora detta Baba. La donna finge di essere in contatto con l'aldilà , ma durante l'ennesima seduta spiritica improvvisamente viene presa nella morsa di due mondi: un mondo reale di cui le sfugge il senso e un mondo soprannaturale in cui non riesce a credere. La ciarlatana dell'occulto si sentirà così precipitare in un abisso di angoscia, al quale potrà sottrarsi solo con un estremo, assurdo gesto omicida.
L'abile scrittura dell'orchestra (che ha valore determinante, non di commento , come ebbe a dire Menotti), unita a una drammaturgia semplice e concentrata (nel solco del verismo, così come l'elemento grottesco introdotto con il personaggio muto di Toby), nonchè la facilità melodica, al servizio di una sceneggiatura che sottolinea gli aspetti emozionali, hanno portato al diffuso gradimento dell'opera presso il grande pubblico.
NOTE di scena
L'ideazione scenica della Medium, che va in scena a Jesi il 20 e 21 dicembre 2003, per la regia di Aldo Tarabella, le scene, i costumi e le luci di Stefania Battaglia, propone una spazialità rarefatta fortemente alleggerita nei valori descrittivi. Il progetto sfrutta l'intero involucro della Chiesa di San Floriano e altera il tradizionale rapporto di visione univoca e frontale dello spettatore, che, in questa occasione, viene a trovarsi fisicamente all interno dello spazio teatrale. Una installazione di piani, passerelle e congegni luminosi costituisce una sorta di luogo latente e metamorfico, che scandisce per flessibilità d uso e di atmosfere, le diverse situazioni della vicenda. Per Menotti il personaggio della Medium, la protagonista dell'opera, è probabilmente il pretesto per parlare del dubbio come concetto esistenziale ( cioè l impossibilità di stabilire la veridicità della realtà ). Su questo concetto punta l'allestimento di Stefania Battaglia, che approfondisce il “dubbio”, cerca di farlo proprio, amplificando attraverso lo strumento della trasfigurazione spaziale, prevalentemente basata sulle possibilità oggettuali e performative della luce, gli slittamenti della scrittura drammatica e musicale. Tra realtà e incubi della protagonista. I costumi d'epoca, sono un omaggio al periodo storico, gli anni 30, in cui fu concepita l'opera da camera – Menotti cominciò infatti a pensare a questo soggetto dopo aver assistito ad una seduta spiritica nel 1936 – e allo stile americano di calcare la scena, a quel tipo di eleganza che ancora oggi è uno stereotipo di grande seduzione e attualità .