Anche se il tempo passa… Universo Lucio


di Chiara Tossici

20 Apr 2022 - Arti Visive, Commenti live!

Abbiamo visitato la Mostra-Evento di Bologna “Lucio Dalla-Anche se il tempo passa” e Chiara Tossici, nostra nuova collaboratrice, ve la racconta con emotiva partecipazione e puntuale analisi colma di suggestioni.

(Fotografie di Massimo Palmieri)

Ci sono quelle canzoni che ti rapiscono il cuore, te lo strizzano fino alle lacrime…Com’è profondo il mare di Lucio Dalla mi fa quest’effetto. Riconoscibile fin dalle prime battute, come tutti gli intro musicali dell’artista: innovativi, contemporanei e classici allo stesso tempo, perfettamente orchestrati e pieni della sapienza musicale di un uomo che ha fatto del talento la sua vita.

Dopo il corridoio d’ingresso con le gigantografie di Lucio, si sente diffondersi il pezzo nella prima sala del Museo Civico Archeologico di Bologna che ospita la mostra sull’artista, e il lago del cuore si strizza e l’emozione vibra a fiore di pelle. “Tu oggi non hai che ricordare”, scriveva il grande poeta bolognese Roberto Roversi, che con Dalla ha collaborato alla stesura di tre album, e ci ha anche litigato, come capita quando due titani si incontrano. Di Roversi c’è il testo dal titolo Mille miglia del ’47, battuto a macchina, con quei due versi resi evidenti fra parentesi quadre in rosso; le parole suonano come un invito al visitatore.

Fra le teche e i quadri dove ho cercato Com’è profondo il mare, ho indugiato sulla grafia, sugli appunti a penna, sul testo di Caruso stinto dall’acqua forse del mare del golfo di Sorrento, con l’inchiostro che apre lo scritto in una macchia blu. Il blu del mare che Lucio ha sempre amato, da adulto con la sua barca alle Tremiti e le sue foto in ogni baretto arroccato sulla scogliera, ma anche da bambino, quando andava in vacanza a Manfredonia, con papà e mamma, felici e anche un po’ disorientati dal precoce talento artistico del figlio, che inizia da piccolo la carriera artistica, calcando le scene dei teatri con la “lillipuziana” compagnia teatrale “Primavera d’arte”.

Una grande sala accoglie il visitatore e lo immerge nell’infanzia di Lucio, un piccoletto robusto che si riconosce bene dall’espressione degli occhi, quella che lo rende diverso dagli altri, che nasconde una grande forza inquieta e misteriosa, involontaria, ma ben scolpita nel DNA; la forza che scava un varco, “una fossa che c’è fra me e la gente”, come Lucio dice in un’intervista nei video lungo le pareti, definendosi, spavaldo e felice, “il cantante meno ascoltato, più odiato, meno capito”.

La sua personalità, sia nelle esperienze che negli incontri della vita, è intrisa di tutte le forme d’arte: dal teatro, al cinema, ma anche dalla pittura, grande sua passione, di cui è testimonianza il ritratto dell’amico Mimmo Paladino e l’opera di Milo Manara utilizzata come copertina per 12.000 lune e quella di Giuseppe Rossetti per Viaggi Organizzati. Lucio ha riempito la sua casa di oggetti d’arte, alcuni presenti in mostra, come uno dei suoi presepi, concretizzazione del senso del sacro che lo infuocava in modo indisciplinato e fuori dagli schemi; un trenino elettrico, che aveva istallato nella sua personale sala cinematografica della casa in via D’Azeglio; la prima macchina da scrivere, una Remington… Poi ci sono gli oggetti di Lucio Dalla musicista: i dischi d’oro e di platino, il clarinetto, a cui la mostra dedica un’intera sezione che ha come fulcro lo strumento; il sax, il suo primo microfono, la tastiera Roland suonata nel suo ultimo concerto tenuto al Jazz Festival di Montreux il 29 febbraio 2012, il cui marchio di fabbrica è coperto dalla scaletta della serata. “Quello di Dalla nel vasto mondo musicale è stato un percorso talmente poliedrico e sfaccettato da rendere quasi impossibile, se non vana, ogni definizione.”

Nonostante egli stesso affermi: “non ho mai imparato a suonare il clarinetto sul serio. Però avevo un modo tutto mio: lo suonavo ritmicamente”, in pochissimi anni, impara ad usare lo strumento, esternando la sua passione per il jazz, diventandone un virtuoso, tanto da prendere il posto di Pupi Avati nella storica Rheno Dixieland Band, contribuendo in qualche maniera alla virata nella regia di questo altro grande talento bolognese. E del jazz conserverà sempre lo scat, nonostante il parere contrario di alcuni amici come Gino Paoli, che lo introdussero nel cantautorato della musica leggera italiana; lo scat, quel particolare modo di cantare che, come l’artista stesso sosteneva, testimonia come la voce sia uno strumento e la si possa suonare attraverso sillabazioni ed onomatopee.

Ancora teche di oggetti a catturare la curiosità del visitatore: gli occhiali, i cappelli, gli eccentrici zuccotti, gli eleganti abiti di Giorgio Armani, di cui Dalla disse: “i vestiti di Giorgio si ascoltano con gli occhi. Le mie canzoni invece possono essere indossate per uscire la sera”. Inoltre, le locandine di tanti film, tra cui quelle dello stesso Pupi Avati, di Antonioni, Monicelli, Verdone, dei fratelli Taviani e di altri ancora, opere a cui l’artista ha partecipato come attore o come autore delle colonne sonore; e, fra le ultime, una sala dedicata alla televisione, a cui Dalla dedicò la sua strabordante vivacità artistica dalla metà degli anni Settanta fino alle prime serate del sabato di Raiuno, con lo spettacolo del 2002 condotto insieme alla Ferilli “La Bella e la Bestia”, in di cui sono stati ospiti tanti dei suoi amici della scena musicale e artistica italiana. Infine, le tante foto che ricoprono i muri di ogni sala e che lo raccontano nelle espressioni e quindi nel carattere, nella gioia di vivere e condividere la sua arte… anche se il tempo passa… Questo è il titolo di una mostra che è un coinvolgente percorso della vita di un artista, nonché un tributo che la sua città natale, Bologna, con il patrocinio della Regione Emilia-Romagna, gli ha voluto dedicare, a partire dal 4 marzo e fino al 17 luglio, prima tappa di un importante percorso nazionale che la vedrà realizzata a Roma in autunno, dal 22 settembre all’Ara Pacis e, successivamente, nel 2023, in occasione dell’ottantesimo della nascita, a Napoli e a Milano.

Il curatore della mostra Alessandro Nicosia

Curata ed organizzata da Alessandro Nicosia con la Fondazione Lucio Dalla, è “ il frutto di una lunga ricerca di materiali, molti dei quali esposti per la prima volta, che documentano l’intero percorso umano e artistico di uno dei più amati artisti italiani e internazionali che ha lasciato un segno indelebile nella storia della musica, dello spettacolo e della cultura” e che continuerà a segnare il futuro con la sua arte:” Il presente è come sabbia nelle mani, fugge via, scivola. Il domani te lo immagini, lo costruisci, è un’incognita. Il futuro è elettrizzante. A me ha sempre più interessato quello che deve ancora arrivare.” Lucio Dalla.

Sulla mostra e per le info leggi anche la nostra news: https://www.musiculturaonline.it/la-mostra-evento-lucio-dalla-anche-se-il-tempo-passa/

Tag: , ,

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *