I vincitori del “Pordenone Docs Fest – Le Voci del Documentario”


a cura di Vincenzo Pasquali

15 Apr 2022 - Commenti cinema

Oltre tremila biglietti nelle cinque giornate del festival, con continui “tutto esaurito”, spettacoli duplicati per accontentare il pubblico in eccesso, più di cento ospiti dall’Italia e dal mondo, grande partecipazione di giovani. I film premiati dalla Giuria raccontano le contraddizioni della società attuale turca e la resistenza dell’“ultimo” pittore ucraino. The Black Mambas vince il Crédit Agricole FriulAdria – Green Documentary Award.

Pordenone, 11 aprile 2022. Si è conclusa il 10 aprile, a Cinemazero, una straordinaria edizione del Pordenone Docs Fest – Le Voci del Documentario. Il festival, dopo due anni di rimodulazioni dovute alla pandemia, ha saputo riportare in sala il pubblico, con oltre una decina di eventi sold-out, repliche speciali, più di cento ospiti dall’Italia e dal mondo e, soprattutto, oltre tremila ingressi alle proiezioni nelle cinque giornate, in un momento in cui le sale cinematografiche registrano ovunque un calo purtroppo consistente, pari a -65% di pubblico nazionalmente nel primo trimestre. Tutto esaurito al festival anche per gli eventi collaterali.

«Abbiamo fortemente creduto e scommesso sul rilancio del festival come momento di incontro e riflessione sui temi che guidano l’attualità, con le sue contraddizioni, i suoi drammi e paradossi. La risposta del pubblico, il suo entusiasmo e affetto, ci rassicura sull’efficacia del cinema del reale nel coinvolgere ed emozionare gli spettatori: sono stati loro a decretare il successo di questa edizione del festival» commenta il curatore Riccardo Costantini.

La giuria – composta dallo scrittore e sceneggiatore anglopakistano Hanif Kureishi e dalle registe e produttrici Penelope Bortoluzzi e Claudia Tosi – ha assegnato il Premio per il miglior film ex aequo a Les enfants terribles di Ahmet Necdet Cupur e a Ivan’s Land di Andrij Lysetskyj. Il primo narra una storia di conflitti generazionali nella Turchia di Erdoğan, in cui emergono le contraddizioni della società tradizionale, che chiede di essere superata dall’energia e dai sogni dei giovani. Ivan’s Land è invece il ritratto di un artista ucraino d’altri tempi, già affermato direttore della fotografia. I film premiati corrispondono a due esordi alla regia, segnale importante che racconta quanto il documentario sia un genere fresco e innovativo. Il racconto del pittore ucraino Ivan Prykhodko poi, alla luce della drammatica attualità della guerra, è il simbolo dell’arte e della bellezza che resistono alla violenza.

È il presidente di Giuria, Hanif Kureishi, a presentare i vincitori: «I film che abbiamo scelto di onorare hanno tutti una cosa in comune: questa è la lotta dell’individuo, e dei suoi collaboratori, per continuare a essere creativi di fronte a circostanze difficili e oppressive. “Ivan’s Land”, diretto da un autore ucraino residente a Kiev per la prima volta alla regia, Andrii Lysetskyi, è una meditazione commovente e intrigante su un singolare artista folk, che presenta con successo il suo lavoro a un pubblico più ampio. Possano a lungo prosperare l’artista che il suo biografo».

La motivazione per la scelta del film di Ahmet Necdet Cupur invece recita: «“Les enfants terribles” descrive dall’interno, nell’intimità della famiglia del regista, un mondo rurale in Turchia dove in apparenza il tempo si è fermato e il futuro sembra già tracciato. I “ragazzi terribili” del titolo, il fratello e soprattutto la sorella minore del regista, trovano però il modo di imporre le loro aspirazioni attraverso una testarda determinazione a discutere, argomentare, perorare la loro causa con padre, madre, parenti vari e perfino con l’imam. Guidato da una salda fiducia nel potere delle immagini, dando spazio allo spettatore e senza giudicare nessuno, il regista ci mostra come perfino in questo contesto tradizionalista ci possa essere spazio per il dialogo, per una conversazione fra generazioni che non si deve mai credere impossibile».

La giuria ha anche voluto assegnare una menzione speciale a Sirens, di Rita Baghdadi, racconto musicale della prima band metal tutta al femminile del Medio Oriente, un quartetto in lotta per la libertà di espressione (e d’amore) mentre la loro città, Beirut, esplode.

«Avere vent’anni e sognare una carriera da chitarrista thrash metal non è certo facile, ma è ancora più difficile per delle giovani donne in Libano. Come fare per realizzare un sogno in un paese lacerato da una crisi economica profonda, da corruzione, fanatismo e conflitti interni? La regista di “Sirens” segue con empatia e tatto l’energia trascinante delle due protagoniste – la loro amicizia, il loro talento, i loro dubbi e insicurezze – e riesce a trasformare le loro avventure quotidiane in un “coming of age” universale».

Il Crédit Agricole FriulAdria – Green Documentary Award è andato invece a The Black Mambas di Lena Karbe, un viaggio avventuroso nella quotidianità delle donne ranger del Parco Kruger in Sudafrica, tra difesa degli animali, emancipazione femminile e sfruttamento. Il film ha il pregio di riuscire a connettere e aggiornare la riflessione sul valore che la società attribuisce alle persone e agli animali. Tratta il tema della protezione della natura mettendo in luce l’impatto che questa ha sugli uomini: paradossalmente, le donne ranger del Parco Kruger e i bracconieri provengono dallo stesso contesto sociale ed economico. Attraverso queste contraddizioni, il film mostra la necessità di operare coniugando la difesa dell’ambiente con l’equità sociale e mostra come, innescare l’una possa essere occasione per migliorare anche l’altra.

Sul fronte dei premi più popolari, il verdetto dei giovani dello Young Audience Award ha incoronato Once Upon a Time in Uganda di Cathryne Czubek: un inno alla fantasia e al cinema che da Wakaliga conquista il mondo; mentre il Premio del Pubblico è andato a Revolution of Our Times: uno sconcertante documento sulle manifestazioni di piazza a Hong Kong, firmato dal collettivo Hongkongers e da Kiwi Chow.

A rispondere in maniera entusiasta alla proposta festivaliera sono stati anche i giovani: più di sessanta studenti di cinema da tutta Italia hanno vissuto a Pordenone tutte le giornate del festival, e molto altro pubblico di ragazzi ha popolato con entusiasmo proiezioni e attività. Le matinée dedicate alle scuole hanno avuto una risposta eccezionale, con migliaia studenti coinvolti, sia nelle sale del festival che nelle scuole: da questo dato è nata l’idea di promuovere, da Cinemazero alle scuole d’Italia, con la speciale Menzione Pordenone Docs Fest Presente/Futuro, due documentari particolarmente adatti ai ragazzi: One day one day, del giovanissimo Olmo Parenti, che ha incantato gli spettatori con una proiezione “vietata ai maggiori”; e Gloria – Kavod di Angelo Cretella, che ha dimostrato la capacità dei giovani di utilizzare lo strumento del documentario per narrare, da protagonisti, storie che li riguardano direttamente.

Il Pordenone Docs Fest dà quindi appuntamento al suo pubblico per la XVI edizione il prossimo anno, dal 29 marzo al 2 aprile 2023.

I FILM VINCITORI

LES ENFANTS TERRIBLES

GRAN PREMIO DELLA GIURIA / Miglior film (ex aequo): LES ENFANTS TERRIBLES

  • REGIA: Ahmet Necdet Cupur
  • ORIGINE: Francia, Turchia, Germania
  • ANNO: 2021
  • DURATA: 92′

Una storia di conflitti generazionali nella Turchia di Erdoğan: la lotta di un fratello e una sorella per emanciparsi dalla famiglia, dai valori della tradizione e della religione e per affermare la propria libertà. In un piccolo paese del sudest della Turchia, Mahmut vuole divorziare dalla moglie giovanissima, con cui si è appena sposato con matrimonio religioso. Per la ragazza, questo significherebbe un triste destino. Allo stesso tempo, Zeynep, sorella adolescente di Mahmut, lascia il fidanzato, si iscrive a scuola e trova un lavoro in fabbrica. Contro il volere del padre, la ragazza vuole lasciare il paese e andare all’università. I progetti di vita dei due fratelli diventano il cuore del conflitto in una famiglia e una comunità conservatrici, non abituate a scelte di vita come quelle di Mahmut e Zeynep. La loro storia, catturata intimamente dal fratello maggiore Ahmet Necdet Çupur, che ha lasciato il paese vent’anni prima per motivi di studio, narra i conflitti tra le generazioni e tra passato e presente.

IVAN’S LAND

GRAN PREMIO DELLA GIURIA / Miglior film (ex aequo): IVAN’S LAND

  • REGIA: Andrii Lysetskyi
  • ORIGINE: Ucraina
  • ANNO: 2021
  • DURATA: 85′

Il ritratto di un artista d’altri tempi: i suoi dipinti rispecchiano un universo antico e semplice, legato alla tradizione contadina, alla natura e ai riti magici, che si ripetono al mutare delle stagioni. Ivan Prykhodko è uno degli ultimi artisti tradizionali in Ucraina. Autodidatta, vive in campagna, in un mondo a parte, dedicandosi al lavoro nei campi, agli animali e alla pittura: tutto ciò che nasce dalle sue pennellate è una forma d’arte semplice e onesta. La sua percezione del mondo esterno riflette un mondo interiore pieno di gioia e bellezza. Un giorno un collezionista d’arte si presenta alla sua porta, incuriosito dalle voci che girano su di lui, e da quel momento saranno in molti a cercarlo, sorpresi e meravigliati dalla forza dei suoi lavori. Viene invitato a esporre all’Art Arsenal di Kiev, lo spazio espositivo più importante del paese. A quel punto avrà la possibilità di scegliere se lasciare la casa in campagna per il fascino e le comodità della vita cittadina. Una storia toccante e – ahinoi – molto attuale: che ne è di questo artista e di questi luoghi?

(da sx) Lilas Mayassi and Shery Bechara, founders of the all-female Lebanese thrash metal band Slave to Sirens, as seen in the documentary Sirens, directed by Rita Baghdadi. Image courtesy of Rita Baghdadi

Menzione speciale della Giuria: SIRENS

  • REGIA: Rita Baghdadi
  • ORIGINE: Usa, Libano
  • ANNO: 2022

Il racconto musicale della prima band metal tutta al femminile del Medio Oriente, un quartetto in lotta per la libertà di espressione (e d’amore) mentre la loro città, Beirut, esplode. Slave to Sirens è una band di thrash metal composta da cinque ragazzeLilas, Shery, Maya, Alma e Tatyana. La chitarrista, Lilas Mayassi, è una 23enne che vive con la madre e il fratello minore alla periferia di Beirut. Di giorno insegna musica ai bambini e di notte si esibisce con la sua band. Segretamente, si innamora di una donna che vive oltre il confine, in Siria. Crescendo all’ombra della guerra civile vissuta dai loro genitori, Lilas e le altre hanno grandi sogni e poche opportunità. Neanche la partecipazione a uno dei maggiori festival musicali mondiali, a Glastonbury, in Gran Bretagna riesce a cambiare le loro vite. Lilas rientra a Beirut distrutta e sfoga la sua frustrazione sulla band, specialmente su Shery, l’enigmatica co-fondatrice, con cui condivide un passato misterioso. Sullo sfondo, il futuro del Libano è sempre più incerto, in una regione complessa tanto quanto ciascuna delle Sirens.

THE BLACK MAMBAS

Crédit Agricole FriulAdria – Green Documentary Award: THE BLACK MAMBAS

  • REGIA: Lena Karbe
  • ORIGINE: Germania, Francia
  • ANNO: 2022
  • DURATA: 81′

Un viaggio avventuroso nella quotidianità delle donne ranger del Parco Kruger in Sudafrica, tra difesa degli animali, emancipazione femminile e sfruttamento. Le Black Mambas sono la prima unità di ranger antibracconaggio tutta al femminile del Sudafrica, nel Parco nazionale Kruger. Vengono scelte dalle autorità del Parco, al cui vertice ci sono unicamente maschi bianchi. La loro lotta al bracconaggio mette in discussione il ruolo delle donne (e degli uomini) nelle comunità e in generale nella società sudafricana. Le tre protagoniste non potrebbero essere più diverse. Per Nkateko, il lavoro di ranger è solo un inizio: desidera fare carriera in campo ambientale. Qolile allena i cani antibracconaggio per mantenere i suoi figli, mentre il marito è disoccupato in cerca di lavoro. Naledi è un’idealista che considera le Black Mambas un esempio di emancipazione femminile. La sfida è far comprendere l’importanza della protezione degli animali a chi, colpito da povertà e disoccupazione, non trae benefici dall’economia legata alla conservazione della natura.

PREMIO DEL PUBBLICO: REVOLUTION OF OUR TIMES

  • REGIA: Hongkongers e Kiwi Chow
  • ORIGINE: Hong Kong
  • ANNO: 2021
  • DURATA: 152′

Un’immersione nella realtà delle proteste di Hong Kong tra la repressione cinese e il crescente senso di comunità della popolazione. Sette gruppi di manifestanti diversi ma uniti in un’unica grande storia di resistenza. 15 marzo 2019: inizia la battaglia che oppone Hong Kong alla Cina continentale. È trascorso meno di un mese dalla proposta di legge governativa sull’estradizione, una legge che di fatto spezzerebbe la linea di autonomia tra i due sistemi giuridici, e il cuore della città prende fuoco. Revolution of Our Times è il racconto di quel fuoco. Della gigantesca rivolta popolare che culminerà nel lungo assedio al Politecnico e finirà per coinvolgere due milioni di persone. Soprattutto giovani e giovanissimi. Un documentario tanto asciutto quanto doloroso, costruito dal regista Kiwi Chow alternando le testimonianze dirette dei protagonisti e le incredibili immagini riprese durante i cortei e le manifestazioni.

ONCE UPON A TIME IN UGANDA

PREMIO DEL PUBBLICO GIOVANE: ONCE UPON A TIME IN UGANDA

  • REGIA: Cathryne Czubek
  • ORIGINE: Uganda, USA
  • ANNO: 2021
  • DURATA: 94′

Gran premio della giuria – DOC NYC, New York Benvenuti a Wakaliwood, il paese di Wakaliga, appena fuori dalla capitale dell’Uganda, patria degli incredibili film d’azione dell’eccentrico Isaac Nabwana, il Tarantino africano…per cui tutto è possibile. Un inno al cinema e alla fantasia. Il film è la storia di due uomini che, da parti opposte del mondo, condividono la passione per Chuck Norris. Isaac, un ex fabbricante di mattoni ugandese, prende una videocamera e comincia a filmare i suoi film epici, ispirati agli anni Ottanta, mentre Alan Hofmanis, un nerd di New York fissato con il cinema, abbandona la sua vita negli Stati Uniti e vola in Uganda, dopo aver visto online i trailer dei suoi film. L’improbabile duo, con i loro film d’azione low budget riuscirà a catapultare Wakaliwood a livello di celebrità mondiale: la dimostrazione che per fare cinema non servono grandi budget, ma passione e creatività.

Un’iniziativa di Cinemazero; con il contributo diMinistero della Cultura, Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Promo Turismo FVG, Comune di Pordenone – Assessorato alla cultura, Fondazione Friuli e il sostegno diServizi CGN, Crédit Agricole FriulAdria, COOP Alleanza 3.0, Ordine dei Giornalisti – Consiglio Nazionale; con MyMovies.it, Europa Cinemas, ARPA LaREAFVG, AFIC e il supporto diOrdine dei Giornalisti – FVG, Associazione Il Capitello.

www.pordenonedocsfest.it

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