“Cantar Lontano” tra tradizione e mistero
10 Giu 2003 - News classica
Torna con sei appuntamenti, il Cantar Lontano. Un Festival come pochi, che persegue negli anni il suo percorso nella ricerca, nella scoperta delle fonti della musica, come invita fare il territorio culturale marchigiano. Dove un humus unico fatto di tradizioni e mistero,concede a chi sa raccoglierlo, il privilegio di sperimentare la storia e l'evoluzione della musica. Ed è infatti un percorso fatto di musica e di suggestioni, questo Cantar Lontano 2003, ma è anche una piccola abitudine per le tante persone che negli anni si sono affezionate a Cantar Lontano. Un Festival come pochi, anzi unico nel suo genere. Un percorso fatto di gente che ama ritrovarsi insieme negli stessi posti, alle stesse ore, anno dopo anno. Sono cinque con quello entrante, i calendari di appuntamenti che si sono succeduti nell'area del Monte Conero, al chiaro di luna dei primi veri giorni dell'estate. Importante e determinate la scelta degli spazi sede dei concerti: alcuni tra i più rilevanti, dal punto di vista artistico, luoghi di culto della Provincia di Ancona, antiche Abbazie e Chiese tra la costa e l'entroterra. Questa valorizzazione culturale del territorio è tra le motivazioni vedono promotori dell'evento il Comune di Ancona-Assessorati alla Cultura e al Turismo, Provincia di Ancona-Assessorato alla Cultura, Comuni di Castelbellino, Corinaldo, Jesi e Loreto. Patrocinio della Regione Marche. Va anche ricordato che, con questa quinta edizione si consolida e si afferma il ruolo della Provincia e del Comune di Ancona, quali soggetti protagonisti nel settore degli eventi e culturali, anche con finalità turistiche e di promozione delle singole realtà locali sia dal punto di vista artistico che paesaggistico.
Per chi conosce il Festival e la sua particolare struttura non sarà una sorpresa riscoprire una prima fascia di concerti alle ore 21,00 dedicata alla musica vocale e alla tecnica del cantar lontano e la seconda fascia, alle ore 24,00 dedicata a repertori, sonorità e strumenti lontani. Lontani da noi per la non abitudine all'ascolto o semplicemente lontani perchè mai incontrati sulla strada dell'esperienza musicale. La scelta di un fine settimana di plenilunio non è casuale, la luna aiuta gli umori degli artisti, lo si sa da sempre.
Il concerto inaugurale si terrà a Loreto, nella suggestiva Cappella dei Tedeschi nel Santuario della Santa Casa. Un programma, come già negli scorsi anni venne fatto, dedicato quasi interamente a musica di origine lauretana. Si è scelto di presentare, come già si fece per Antonio Cifra lo scorso anno, l'opera di un compositore che fu a lungo attivo a Loreto, città dove tra l'altro nacque e morì: Pietro Pace. Sirene nel Chiostro, questo il titolo del concerto, dedicato alle preghiere, desideri ed illusioni nella Loreto di Paolo V Borghese, papa reggente negli anni in cui Pietro Pace fu attivo a Loreto. La produzione di questo musicista comprende i principali generi allora in voga fatta eccezione per la musica strumentale. Il suo Quinto libro de mottetti, fu composto, come si può ricavare dal frontespizio, in lode della Gloriosissima Vergine Maria e dato alle stampe nel 1615, anno in cui Pietro era al servizio presso la Santa Casa. Dedicato ad Eleonora Della Rovere non appena divenne suor Maria della Rovere, è sicuramente concepito per l'uso monastico, vista la quasi assenza, all'interno dell'opera, di brani per voci maschili; l'impegno profuso nella raccolta e la forte carica espressiva fanno pensare ad una sua particolare devozione verso la Madonna di Loreto. I testi sono ispirati principalmente al Vangelo e al Cantico dei Cantici, il poema anonimo a lungo attribuito dalla tradizione a re Salomone. Le parole ci trasmettono un'immagine umanizzata della Madonna, esaltata come figura bella, dolce, casta e gentile. La musica, se da una parte sembra innestarsi sul grande solco palestriniano, che abbiamo visto godere di grande fortuna a Loreto, si arricchisce di numerosi elementi che guardano alla tradizione profana, al passato come al futuro. La predilezione per la scrittura polifonica pura col semplice accompagnamento del basso continuo, la levigatezza delle melodie e il gusto per le sonorità eufoniche sembrano ricollegarsi alla tradizione palestriniana, arricchita però di una più marcata carica sensuale. Emanuela Galli, già più volte applaudita all'interno del festival, sarà affiancata da Lia Serafini e Roberta Giua in qualità di soprani, alla tiorba Gabriele Palomba e cembalo/organo il direttore artistico del festival Marco Mencoboni.
Ci si sposterà poi a Portonovo di Ancona, nella splendida cornice della chiesa romanica per un concerto affidato a due artisti francesi. à una produzione del festival questo spettacolo dal titolo Il turbine, il serpente e la principessa Racconti dal fondo del mare. Una principessa è costretta da un incantesimo nel fondo del mare, un turbine arriva e la libera facendole iniziare un viaggio che la porterà ad incontrare diversi personaggi, una sibilla, un serpente e raggiungere infine la libertà . Linda Bsiri, oltre a cantare e recitare suonerà la tromba marina, uno strumento rinascimentale oggi praticamente sconosciuto ma un tempo diffusissimo (non è uno strumento a fiato!) e Michel Godard, il celebre e duttile musicista già ospite del festival nell'edizione del 2000 l'affiancherà suonando il serpente.
La serata centrale del festival, il 14 giugno ad Ancona nella Chiesa di San Francesco alle Scale, vedrà la riproposizione in forma solenne della messa Laudate Pueri Dominum di Marcantonio Ingegneri, musicista veronese attivo a Cremona maestro del celebre Claudio Monteverdi. Riproposta con la tecnica suggestiva del cantar lontano questa sontuosa messa vedrà i cantori disposti lungo le navate laterali della chiesa ricreando quello spettacolare effetto avvolgente tipico della vocalità del primo seicento.
Il concerto di Corinaldo, vedrà invece protagonista una giovane musicista che viene da lontano: Jiang Ting il suo nome, nata in Mongolia, il Pipa lo strumento tradizionale cinese che potremo ascoltare sotto le sue abili dita, L'heure bleue il titolo del concerto. Il Pipa, o liuto cinese, è uno strumento tradizionale molto diffuso in Cina e suonato generalmente da donne. Jiang Ting ha appreso l'arte di questo strumento fin da bambina, imparando dalla mamma. Il Pipa ha quattro corde che un tempo erano di seta ma oggi, nello strumento moderno sono di metallo. Possiede una grande potenza di suono ma anche capacità di produrre suoni di grande dolcezza. L'heure bleue è quel particolare momento tra notte e giorno, (celebre l'omonimo antico profumo di Guerlain) dura pochi attimi ed è difficilmente percepibile. E' quel momento in cui gli animali notturni vanno a dormire e quelli che vivono di giorno si risvegliano. L'heure bleue è quindi l'attesa del sole, l'attesa del calore. La genesi di questo titolo e di questo programma si trova in un antico brano tradizionale cinese basato sulla famosa storia di Wang Zhaojun, una donna che ha vissuto durante la dinastia Han e che venne mandata a 'Sai-wai' (la frontiera più a nord lungo la grande muraglia) per sposarsi, per motivi politici con il re della tribù nomade 'Xiongnu'. Wang Zhaojun è famosa per essere stata una delle quattro bellezze dell'antica Cina ed era anche una virtuosa nel suonare il Pipa. La storia racconta che lei suonasse di notte, tutte le notti, la sua nostalgia per la sua famiglia e la sua casa. Questo concerto darà la possibilità al pubblico di Cantar Lontano di avvicinare un genere musicale molto affascinante e di rarissima esecuzione fuori dal mondo tradizionale cinese.
Miserere è il titolo del concerto che si terrà a Jesi nella Chiesa di San Niccolò alle ore 21 e sarà interamente dedicato al ritrovato GRADUALE della Cattedrale di Ruvo di Puglia sec. XVII- XVIII. L'esecuzione è affidata al complesso Calixtinus, già ospite del festival nell'anno 2000 e guidato da Gianni de Gennaro. Il lavoro compiuto da questo complesso negli ultimi anni, si può tranquillamente definire pionieristico per quanto riguarda la riproposizione del repertorio gregoriano italiano. A loro si deve infatti l'aver saputo riproporre correttamente la prassi del falso bordone nell'interpretazione del repertorio gregoriano basandosi sempre su documenti originali.
Il Graduale della Cattedrale di Ruvo di Puglia, scritto alla fine del XVII sec., costituisce la più antica forma di polifonia sacra dell'area del nord barese fin ora a noi pervenuta. Già la scrittura ci fa presupporre un qualche intervento interpretativo da parte degli esecutori, e lascia intendere l'ampio rilievo che necessariamente assumevano convenzioni esecutive trasmesse oralmente. Non si conosce la provenienza esatta, ma il tipo di polifonia e scrittura ci inducono a considerare l'origine francescana. Utilizzato per il servizio liturgico solenne, il manoscritto ci indica chiaramente una forte tradizione musicale dove i cantori mostravano la loro conoscenza musicale scritta e attraverso il contrappunto alla mente, l'arte di cantare e organizzare voci su parti di cantus planus trasformando la monodia in una polifonia che andava da due a cinque voci dove il cantore istituiva un proprio stile esecutivo che veniva attuato e tramandato oralmente. Oltre al repertorio gregoriano post-tridentino, il corale racchiude in un'appendice una messa mortuorum a due voci, l'ordinario di una messa a canone, unico nel suo genere, alcune antifone dedicate alla Vergine a due voci e canti della Settimana Santa di cui l'introito Christus Factus Est a due voci e l'offertorio Sepulto Domino a tre voci.
Il concerto conclusivo della rassegna, a Castelbellino, ha per titolo Anchor che col partire (lacrime), è dedicato alla letteratura per due liuti e a quella tecnica compositiva ed interpretativa che prende il nome di intavolatura. Intavolare significava essenzialmente tradurre, trascrivere, adattare per un solo strumento composizioni scritte per più voci o strumenti. In questo caso si tratta di brani profani di diversi autori del periodo rinascimentale trascritti per due liuti. La difficoltà interpretativa di questo genere di composizione sta essenzialmente nel riuscire a rendere il senso delle parole, o meglio l'affetto come lo definivano gli antichi. Se è evidente che un brano cantato riesce in maniera molto evidente a trasmettere, grazie alle parole il senso del testo, questo diviene complesso nel caso dello stesso brano eseguito da strumenti e quindi senza l'ausilio della parola. La bravura dello strumentista è allora quella di suonare il suo strumento cercando di declamare le parole, cercando per quanto possibile di parlare e raccontare col suo strumento, dono sappiamo dei più grandi strumentisti del passato e del presente.
In occasione di questa nuova edizione del festival sarà pubblicato un compact disc dal titolo Cantar lontano, destinato al mercato internazionale con la finalità di far conoscere il repertorio ed il lavoro di ricerca che ha caratterizzato la riproposizione di questa prassi musicale tipicamente marchigiana.