Verdi&Wagner, Alain Platel, ad Anversa, attualizza il suo famoso “C(h)oeurs”


di Alma Torretta

15 Mar 2022 - Commenti classica, Commenti danza

Ad Anversa grande successo della versione 2022 dello spettacolo C(h)oeurs. Il fiammingo Opera Ballet e brani di Verdi e Wagner diretti da Alejo Pérez creano una grande magia. Tutti bravissimi, danzatori, bambini, coro, orchestra.

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Ancora più vibrante, intenso, emozionante per i venti di guerra che ci stanno sconvolgendo tutti e che rendono i messaggi di pace e rispetto reciproco di cui è imbevuto C(h)oeurs ancora più potenti e interpellanti. Dopo due anni di attesa – la rivisitazione era, infatti, inizialmente prevista proprio per quando è scoppiata la pandemia – il regista e coreografo belga Alain Platel ha proposto quindi una nuova versione del suo famoso C(h)oeurs nell’anno che coincide con il decennale della sua prima versione montata nel 2012 per il Teatro Reale di Madrid; quando di quel teatro era direttore generale un altro belga, Gérard Mortier, oramai entrato nella storia dell’Opera.

Alcune delle pagine più belle per coro scritte da Verdi e Wagner si sono caricati dunque di nuovi riferimenti, a cominciare dai colori dell’Ucraina che hanno fatto capolino con discrezione ma immediatamente suscitando l’applauso del pubblico.

Messo in scena adesso dal fiammingo Opera Ballet, C(h)oeurs ha dimostrato di essere ancora un’idea di forte impatto e sempreverde freschezza, con quei cori originariamente esaltanti i concetti di nazione e di identità di un popolo utilizzati per denunciare i pericoli che quegli stessi ideali comportano, soprattutto di sopraffazione della massa, dei gruppi, sui singoli individui. Discorsi frammentati che si impersonificano nei corpi dei ballerini ma anche dei coristi, i due gruppi infine confondendosi, con i ballerini che articolano suoni mentre i coristi prendono parte attiva ai movimenti su scena.

Ma C(h)oeurs parla anche d’amore, del suo significato oggi, sia a livello personale che collettivo, e del suo rapporto con la morte. Si comincia quindi con le note del Dies Irae e del Tuba Mirum della Messa da Requiem di Verdi e quel che colpisce innanzitutto è la loro potenza, che sotto la bacchetta dell’argentino Alejo Pérez, l’orchestra rende volutamente con molta forza e durezza contrapposta a movimenti minimalisti, a volte solo delle dita delle mani o dei piedi, dei ballerini.

Poi c’è anche tanto Wagner, in lui esaltata invece la melodia, a cominciare dal preludio del Lohengrin per poi passare a brani del Tannhäuser e dei Maestri cantori di Norimberga, e ci si rende conto di quanto la musica di Wagner si addice alla danza contemporanea e di come sia perfetta accoppiata a tremori e altre manifestazioni di angosce corporali, nonché più ovviamente a talloni che sbattono sul pavimento e braccia e mani in atteggiamenti simbolici.

I grandi cori verdiani, a cominciare dal Va pensiero del Nabucco, a Patria oppressa del Macbeth a Soccorri a noi dall’Aida, inaspettatamente diventano la colonna sonora di immagini coreografiche che comunicano non speranza ma pericolo, bocche aperte ad esprimere stupore e paura insieme, ma infine arriva pure la leggerezza, ma solo apparente, dell’inizio della Traviata.

Tutto mixato con respiri affannosi, il battito del cuore che è uguale per tutti, il bravo soprano Reisha Adams che si stacca dal gruppo per rafforzare i cori ma è una ballerina che prende la parola con tanto di microfono a filo per denunciare le semplificazioni.

E ancora: musiche d’ambiente e una straordinaria scena di danza maori Haka che coinvolge tutti, qualcuno bussa alle porte della sala, sul palcoscenico si preparano cartelli di denuncia ed ognuno si presenta con il suo vero nome, ci si traveste, ci si denuda, si formano e riformano gruppi in base alle più diverse condizioni, tutto è così anarchico, sembra folle, ma si respira invece alla fine tanta aria e sentimento di libertà, creatività e rispetto per l’altro. Tutti bravissimi, danzatori, bambini, coro, orchestra.

Lo spettacolo sarà dal 2 aprile a Gand, sempre in Belgio, ma dall’11 giugno all’Opera di Lille.

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