L’incanto di “Maramao”, il disco di Matteo Ferrari
a cura della Redazione
10 Feb 2022 - Dischi
Recensione del disco di Matteo Ferrari “Maramao” già da noi presentato all’uscita con una nostra intervista (https://www.musiculturaonline.it/intervista-a-matteo-ferrari-per-la-release-del-disco-maramao/.
In una società e in un mondo sempre più veloci, digitali e virtuali, in cui ormai la musica pop equivale al rap, o nel migliore dei casi all’urban, a volte capita qualche cosa di strano, qualche cosa che come un cortocircuito ferma per un attimo il tempo e la nostra coscienza. Come se questo processo fosse una sacrosanta necessità. Ed è in questi momenti che nascano dischi come “Maramao” (Bluebelldisc Music / PS Classic Records) di Matteo Ferrari. Una raccolta di brani che furono grandi successi dal 1930 al 1940, molti dei quali (se non tutti) sconosciuti a chi ha meno di 50 anni.
Come definire una mossa di questo genere? Come decodificarla, incasellarla? A prima vista ed al primo ascolto come una produzione nata sulla scia del trend vintage che negli ultimi anni ha travolto un po’ tutto lo spettacolo (basti pensare al Burlesque a Sanremo, visto che siamo in periodo), per poi ritirarsi come la bassa marea e non lasciare nulla degno di essere ricordato. E sarebbe un errore soffermarsi a questo semplicistico risultato.
E quindi ascoltando attentamente “Maramao”, lasciandosi immergere nelle note cantante (in modo superlativo c’è da aggiungere) da Matteo Ferrari, si scorgo il vero spirito di questa (ri)proposta artistica, che sta tutta nell’artista stesso. Lo stesso Matteo è il cuore, il perno di questo progetto che ha anche del concettuale, a dirla tutta. Sì, perché nella sua lineare semplicità, nella quale ogni tassello è perfettamente al suo posto, dalla scelta dei brani, allo styling di Matteo, fino allo spettacolo teatrale dal quale è tratto “Maramao”, del concetto c’è. E anche del rivoluzionario. Perché cosa c’è di più di rottura, nel 2022, di un disco come “Maramao”, nel quale rivivono, senza stridere nel presente, capolavori italiani di Giovanni D’Anzi, Nino Rastelli e altri? Musiche d’altri tempi, ma la cui forza è ricordarci quanta bellezza dimenticata è ancora lì, pronta per essere spolverata e riscoperta. Così come la luce che illumina i volti di chi, anziano, semplicemente facendosi contemplare è uno spettacolo che insegna la vita.